Circolo Partito Democratico - Capistrello (Aq)

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giovedì 24 febbraio 2011

Firma contro le violenze in Libia invia una lettera all'ONU e all'UE

In questo momento sono già stati inviate quasi 200 mila messaggi all'ONU e all'UE attraverso l'associazione internazionale Avaaz.org
Anche tu puoi contribuire a fare pressione alla comunità internazionale affinché agiscano subito per mettere fine alla brutale repressione della popolazione libica che sta lottando per la libertà.
Andando su questa pagina web:
http://www.avaaz.org/it/libya_stop_the_crackdown_eu/?vl
troverai già un modulo per l'invio del messaggio inserendo pochi dati: il tuo nome e cognome,
il tuo e-mail, il paese, il codice postale
___________________________________________________________________
Cari amici,
Le forze armate della Libia stanno usando mitragliatrici e caccia da combattimento contro i manifestanti pro-democrazia: migliaia di loro sono stati ammazzati e senza un'azione internazionale immediata la repressione potrebbe tramutarsi in un bagno di sangue nazionale.
L'Unione europea e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si sono riuniti d'emergenza sulla Libia. Hanno condannato la violenza, ma se riusciremo a farli passare dalle parole ai fatti, affinché si accordino per ist ituire una zona di non sorvolo sulla Libia, il congelamento dei beni di Gheddafi e dei suoi generali, sanzioni mirate contro il regime e l'avvio di un procedimento presso i tribunali internazionali per tutti gli ufficiali militari coinvolti nella repressione, ciò potrebbe fermare i bombardamenti aerei e dividere la struttura di comando di Gheddafi.
Non abbiamo tempo da perdere: le persone in Libia sono massacrate dal loro stesso governo. Clicca per mandare un messaggio direttamente a tutti i delegati del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, ai Ministri degli esteri dell'UE e all'Alto Rappresentante dell'UE per fermare la violenza, e fai il passaparola con tutti. Sproniamo l'ONU e l'UE ad agire ora inondandoli di messaggi:
http://www.avaaz.org/it/libya_stop_the_crackdown_eu/?vl
Il colonnello Gheddafi ha comandato il paese da tiranno per 42 anni, senza parlamento né costituzione. E' il dittatore più longevo di tutta l'Africa e del Medio Oriente. Nessun giornalista straniero è potuto entrare in Libia, e il governo ha chiuso internet e la rete dei telefoni cellulari nel tentativo di nascondere la brutale violenza in corso. Ma i manifestanti, che chiedono il cambiamento del regime e i diritti fondamentali, dicono che migliaia di persone sono ancora per le strade nonostante migliaia di loro siano state massacrati. Il commissario ONU per i diritti umani Navi Pillay ha detto che gli attacchi da parte del governo "potrebbero essere considerati crimini contro l'umanità".
Sconvolti dalle atrocità, i diplomatici libici e alcuni alti comandanti dell'esercito hanno già disertato dal regime. Sia il Consiglio di Sicurezza dell'ONU che l'UE hanno chiesto la cessazione immediata della violenza, ma nessuno dei due finora ha agito. Se l'UE e l'ONU alzassero la pressione su Gheddafi e la sua corte - confiscando le loro ricchezze e minacciando di processarli - quelli che ora danno l'ordine di uccidere pot rebbero ripensarci e fermare il bagno di sangue.
Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU si tiene ora in Brasile, un governo fortemente impegnato nei diritti umani nei confronti del quale Avaaz ha costruito una reputazione solida di impegno e attivismo. Non ci rimane molto tempo per convincere l'ONU e l'UE: inondiamo le loro e-mail di messaggi da tutto il mondo! Invia un messaggio e fai il passaparola con tutti i tuoi amici e la tua famiglia:
http://www.avaaz.org/it/libya_stop_the_crackdown_eu/?vl
Le persone in Libia vengono ammazzate perché chiedono libertà, salute, educazione e un salario decente: bisogni primari che tutti noi condividiamo. Oggi alziamo le nostre voci da ogni angolo del mondo come comunità globale per condannare questi massacri vergognosi e insieme agiamo per fermare il bagno di sangue e sostenere il giusto appello al cambiamento dei libici.
Con speranza e determinazione,
Alice, Ricken, Pascal, Graziela, Rewan e tutto il team di Avaaz
FONTI
Libia, commissario Onu: necessaria inchiesta crimini contro l'umanità
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Libia-commissario-Onu-necessaria-apertura-inchiesta-crimini-umanita_311719265270.html
"In Libia diecimila morti e cinquantamila feriti". A Tripoli si scavano le fosse comuni
http://www.corriere.it/esteri/11_febbraio_23/libia-cronaca_1938f84a-3f45-11e0-ad3f-823f69a8e285.shtml
UE, ONU e USA a Gheddafi: "Basta violenze":
http://www.ilgiorna le.it/esteri/ue_e_onu_gheddafi_basta_violenze/politica-libia-gheddafi-proteste-ue-onu-violenza-genocidio/21-02-2011/articolo-id=507460-page=0-comments=1
Aggiornamenti in diretta sulla Libia su Repubblica e BBC:
http://www.repubblica.it/esteri/2011/02/23/dirette/libia_23_febbraio-12794693/?ref=HREA-1
http://www.bbc.co.uk/news/world-middle-east-12307698

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lunedì 21 febbraio 2011

Nuova stazione sismica della I.E.S.N. a Capistrello



Capistrello. E' stata attivata una nuova stazione sismica della I.E.S.N. a Capistrello (AQ), costituita da una terna di sensori a 1hz, sistema di acquisizione Sara Sad20 a 24 bit, gps, registrazione in continua e collegamento in tempo reale via tcp/ip larga banda.

Il sito fa parte del progetto di miglioramento della "maglia" di rilevamento della Marsica ed in particolare delle zone del Monte Velino e della Valle Roveto.
I sismogrammi in diretta e 24h/24 sono visibili al seguente
link:http://www.iesn.it/index.php/eventi-iesn/abruzzo/capistrello.html



venerdì 18 febbraio 2011

Torna la social card, una beffa



ROMA - Poveri ma esclusi dalla social card. I poveri più poveri senza fissa dimora, i poveri immigrati perché non cittadini italiani, i nuovi poveri giovani e precari. Poveri. La social card è stata l'unica misura contro la povertà realizzata dal governo ma ha fallito il bersaglio. Ha portato un beneficio a non più del 3-4 per cento delle famiglie, lasciando fuori la stragrande maggioranza di chi ne avrebbe avuto bisogno. L'emendamento inserito nel cosiddetto Milleproroghe, decreto omnibus che ha rilanciato la social card anche in versione privatista con l'entrata in campo degli enti "caritativi" impegnati nel volontariato, ne è l'implicita conferma. La social card non ha funzionato mentre l'Italia - come ha scritto Marco Revelli nel suo "Poveri, noi" - continua a essere "un Paese strutturalmente fragile, fortemente esposto al rischio diffuso di deprivazione, con sacche di povertà superiori alla maggior parte dei nostri partner europei". Abbiamo otto milioni di persone in condizione di povertà relativa e più di tre milioni in povertà assoluta. In tutto quasi quattro milioni di famiglie povere. In poco più di due anni sono stati 750 mila coloro che hanno utilizzato la carta acquisti. Più al sud che al nord. Ma in quel numero del ministero dell'Economia c'è anche chi ha comprato con la carta una sola volta. Dunque sono molto meno le persone che la usano costantemente, 4-500 mila. Perché basta che cambi uno dei requisiti (l'età,
per esempio) per non averne più diritto. Eppure il governo stimava in 1,3 milioni i potenziali beneficiari della carta prepagata. Perché è andata così? Perché si è scelta la social card anziché uno strumento di sostegno diretto al reddito come accade in Europa? Perché i più poveri sono rimasti esclusi? Perché, ora, si apre all'ingresso dei privati? E quali privati? GUARDA LA VIDEOINCHIESTA 1LE ESCLUSIONILa social card non è stata pensata per tutti. Intanto ha tagliato fuori gli stranieri per quanto residenti e, in molti casi, poveri. La social card è solo per gli italiani, mentre la quota di stranieri che ha perso il lavoro a causa della lunga crisi globale è costantemente in crescita. Lo dicono le tabelle dell'ultimo "Rapporto sulle politiche contro la povertà e l'esclusione sociale" consegnato al governo prima dell'estate: nel 2007 gli stranieri senza lavoro erano il 9,3 per cento del totale, sono passati al 13,5 per cento nel 2008 e al 16,6 per cento nel 2009. A Torino ogni cento nuovi iscritti nelle liste di mobilità 37 sono stranieri. Ma sono fuori dalla social card. Fuori come i giovani con lavoro instabile e senza figli con meno di tre anni. Perché a parte i requisiti di reddito (tra questi non superare i 6.300 euro annui circa o gli 8.300 se pensionato e tanti altri vincoli) per la social card si deve essere o over 65 oppure under 3. L'Italia, appunto, non è un Paese per giovani. I quali, però, sono sempre più poveri: gli under 34 erano il 4,6 per cento del totale, oggi sono saliti al 4,8 per cento; e la classe di età compresa tra i 35 e i 44 anni è passata dal 5 al 5,6 per cento. È una metamorfosi sociale, accelerata dalla recessione, che il governo sembra non aver visto. "Hanno pensato solo a una ristretta tipologia di famiglia, a una parte dei pensionati, ma non ai giovani. Per loro i giovani non sono poveri", sostiene Stefania Trombetti, responsabile del Sistema servizi della Cgil. Nemmeno la Cisl, questa volta, è d'accordo con il governo. Pietro Cerrito, segretario confederale: "La reintroduzione della social card è una misura sbagliata, perché ha la pretesa di intervenire a favore dei pensionati poveri. Ma dietro c'è invece l'idea culturale e politica secondo al quale bisogna combattere solo la povertà assoluta, mentre si diffonde e cresce l'impoverimento di chi riceve pensioni medio-basse".LE LOBBYE forse c'è anche questo dietro l'emendamento voluto dal titolare del Lavoro, Maurizio Sacconi, e presentato dal senatore del Pdl Maurizio Castro, strettissimo collaboratore del ministro, e che negli anni Novanta guidò le relazioni industriali alla Electrolux proponendo forme ardite di partecipazione sindacale introducendo per primo anche il job on call, il lavoro a chiamata. Ma qual è l'obiettivo della modifica voluta da Sacconi? Quali sono le lobby che si vogliono favorire? Di certo c'è un elemento ideologico. C'è la versione italiana della Big society che teorizza il premier conservatore inglese David Cameron. C'è l'idea di un welfare state leggero post-fordista e molto privato che, in fondo, echeggia le parole d'ordine dell'annuale meeting riminese di "Comunione e Liberazione" con il suo esercito di volontari, la sua rete, e gli intrecci con il business cooperativo delle mense e dei servizi alle persone. Gli individui anziché lo Stato, che hanno sedotto pubblicamente Giulio Tremonti come Maurizio Sacconi, un tempo socialisti ora ciellini d'adozione. "È la sussidiarietà classica: più società, meno Stato", spiega Castro. Per questo si vuole affidare anche agli enti "caritativi" un pezzo della gestione della social card. Saranno loro, una volta selezionati (entro trenta giorni dall'approvazione arriverà un decreto del ministero del Lavoro), a individuare i soggetti davvero bisognosi. Un esame empirico, sul territorio. Senza i soggetti pubblici. Ma chi controllerà? Quale sarà, se ci sarà, il ruolo dei Comuni? Ci sono 50 milioni aggiuntivi a disposizione (per la social card ce ne sono ancora 550 da spendere mentre ne sono stati spesi 500), per una prima sperimentazione in una decina di città con più di 250 mila abitanti. "Perché - dice ancora Castro - il "centro" ha per sua natura un approccio giuridico-burocratico. Il "centro" non vede i poveri, i suburbi, i quartieri degradati". Ecco: l'implicita ammissione di un semi-fallimento. Perché, appunto, i clochard la social card, con la sua carica di 40 euro mensili più 20 per chi utilizza il gas naturale, non l'hanno mai vista, né chiesta. La vedranno attraverso i privati? E i giovani precari saranno inclusi? O resteranno invisibili?IL MODELLOMa cosa pensano i potenziali "enti caritativi"? La Caritas per esempio. Attacca il vicedirettore Francesco Marsico: "La Caritas non ha mai chiesto una modifica di questo tipo". Non l'ha mai chiesto perché non la condivide. Marsico: "Il problema della social card è che esclude una larga fetta di famiglie povere e la sperimentazione decisa dal governo non risolve questa criticità di fondo. Anzi, ne aggiunge altre. Perché pone il problema del rispetto del principio costituzionale di equità sia per ciò che riguarda i soggetti destinatari, sia sul versante dei soggetti erogatori". Non è questo che vuole la Caritas.Il modello social card, comunque, si sta diffondendo lungo la Penisola. Ci sono Regioni, Province e Comuni che hanno deciso di integrare la carta. L'ha deciso il Friuli (120 euro a bimestre), la Provincia di Latina (40 euro), i Comuni di Alessandria (80 euro), di Susegana (40 euro), di Cassola (80 euro), di Grado (80 euro ma solo per i bimbi sotto i tre anni). È una strada. Cristiano Gori, docente di politiche sociali alla Cattolica di Milano, coordinatore della proposte delle Acli per una diversa social card, ha un approccio pragmatico. Ricorda, per esempio, che aver aumentato il reddito delle famiglie che hanno ottenuto la carta di circa l'8 per cento non è poca cosa. Ma non basta. Perché la social card tremontiana-sacconiana non può dare di più. Neanche nella versione privatista. "Serve uno strumento universalistico - dice Gori - Una misura base per tutta la popolazione in condizioni di povertà assoluta. Non è più una questione di risorse perché rimangono quasi 500 milioni". Propone una carta prepagata per tutte le famiglie povere, che sia estesa agli stranieri, che preveda 129 euro al mese destinati a salire nelle zone dove il costo della vita è superiore, che dia accesso anche ai servizi alla persona e non solo agli acquisti alimentari, che, infine, attribuisca un ruolo ai Comuni. Un'altra strada alla social card. E per tutti i poveri.

tratto da : La Repubblica.it 18.02.2010

giovedì 17 febbraio 2011

L’Aquila, i soldi nel cesso: l’inchiesta sui bagni chimici



Scritto il 19 Dicembre 2010

L’affare dei bagni chimici è di dimensioni colossali. Quasi 34 milioni di euro, almeno in base ad alcuni documenti prima pubblicati e poi spariti dal sito della Protezione civile. Ma non è detto che anche questa cifra, come per il Progetto Case, non sia parziale.Il costo sostenuto per i bagni è una parte consistente delle spese della prima emergenza, secondo alcuni ammonta a quasi un quarto dei fondi per il mantenimento delle tendopoli.Ma è anche un caso emblematico perché testimonia che per il rischio di infiltrazioni e malaffare, in Abruzzo, non si deve nemmeno attendere l’inizio della ricostruzione, il pericolo è reale già con gli appalti della prima emergenza.Anzi, arriva nelle prime ore insieme alla Protezione civile, con un appalto assegnato in tempo di pace, sul modello di gestione dei Grandi eventi. Anzi, in questo caso un contratto probabilmente scaduto, come si evince dall’articolo di spalla pubblicato a destra.Le prime segnalazioni che qualcosa non andava furono raccolte dal presidio di Libera già nelle primissime settimane del post sisma. Segnalazioni che parlano di liquami smaltiti illegalmente nei fiumi e nei canali, di bolle di trasporto falsificate. Ma anche di ditte che si sabotano a vicenda le pompe dei mezzi di espurgo per contendersi la gestione del servizio in più campi possibili, oltre che di contatti tra ditte che gestiscono il servizio e funzionari della Protezione civile per gonfiare le fatture.Tra queste, si registra anche la presenza di diverse ditte campane. “Quella notte stavo ritirandomi a casa dopo la seratina – racconta un giovane campano, gestore del servizio –. Appena sentita alla radio la notizia della scossa, sono andato al deposito dei bagni e ho chia-mato gli autisti. Alle otto eravamo già qui a L’Aquila”. Chi lo ha chiamato? “Bertolaso – dice ridendo –, da anni collaboriamo con la Protezione civile per la gestione dell’emergenza rifiuti in Campania”.Solo dopo che il presidio di Libera rende nota la notizia dell’acquisizione da parte delle forze dell’ordine del materiale raccolto, i bagni nei campi diminuiscono e cominciano ad arrivare i blocchi bagno-docce in dotazione al ministero dell’Interno. Sarebbero quattro le sezioni di polizia giudiziaria che stanno controllando la provenienza dei wc e alcuni imprenditori campani.In ogni caso i bagni presenti nel cratere sarebbero stati 1.600 in più del necessario: oltre 3milioni e 800mila euro al mese sperperati e sottratti alla ricostruzione vera.Anche sul resto dei bagni noleggiati si affacciano dubbi. La Protezione civile avrebbe ordinati 4.000 mila bagni, scesi poi a 3.200. Al prezzo di 79, 20 euro al giorno per ogni bagno, compresivi di iva e di ben 4 interventi di espurgo e pulizia giornalieri. Un servizio decisamente eccessivo: come calcolato nell’articolo accanto a destra, ogni ospite delle tendopoli poteva produrre fino a 100 litri al giorno di deiezioni solide e liquide.Non si comprende il motivo logico perchè siano stati richiesti così tanti bagni e tante pulizie. La richiesta di 4 pulizie al giorno, pone altri problemi: camion e operazione sono rumorosi, quindi si sarebbero dovuti effettuare necessariamente dalle ore 7 alle ore 20, cioè quasi un intervento ogni tre ore. Ci sono forti dubbi che ciò sia avvenuto, almeno non in tutti i campi.Si pone anche un altro problema, quello degli espurghi e degli smaltimenti dei liquami. Con questi criteri, si dovevano raccogliere fino a 3.200 metri cubi di liquami al giorno, con la necessità di utilizzare migliaia di camion e gli inevitabili problemi di smaltimento: difficilmente i depuratori abruzzesi avrebbero potuto accogliere un così alto carico di liquami. Ad ogni modo, per poter verificare la congruità delle 4 pulizie richieste basterebbe controllare i formulari di identificazione dei rifiuti che, secondo il contratto con la Sebach, sono documenti fiscali disciplinati dalle norme sui rifiuti, che assicurano la tracciabilità dalla produzione sino allo smaltimento. Solo che già dai primi giorni si sono registrati casi di mancata o falsa emissione di tali formulari e non è ancora chiaro come la Protezione civile abbia ovviato a tale problema: un’altra delle magie dell’emergenza?


Angelo Venti
tratto da : SIe.it.it

mercoledì 16 febbraio 2011

Uniti nell'energia pulita - M'illumino di meno

Il 18 febbraio 2011 torna M'illumino di meno, la più radiofonica campagna sul risparmio energetico mai escogitata sul globo terracqueo.
La Giornata del Risparmio Energetico 2011, special edition per i 150 anni dall'unità d'Italia, è fissata per il 18 febbraio 2011. Anche quest'anno Caterpillar invita comuni, associazioni, scuole, aziende e case di tutt'Italia ad aderire all'iniziativa creando quel "silenzio energetico" che ha coinvolto le piazze di tutt'Europa negli anni scorsi, per fare spazio, dove possibile, ad un'accensione virtuosa, a base di fonti rinnovabili.
Per il 18 febbraio cerchiamo, contestualmente agli spegnimenti simbolici, accensioni originali di luci pulite a tema tricolore. Turbine, lanterne, Led o biciclette, che alimentino tricolori luminosi su tutto il territorio nazionale. Impariamo a risparmiare, a produrre meglio e a pretendere energia pulita per tutti.
Allo stadio attuale della ricerca tecnologica è già possibile produrre energia con il sole, il vento, il mare, il calore della terreno o con le biomasse. Facendo appello all'inesauribile ingegno italico invitiamo tutti, dagli studenti ai precari, dalle aziende in crisi alle amministrazioni comunali, a misurarsi con la green economy adottando un sistema pulito per spegnere lo spreco e accendere una scenografia tricolore il 18 febbraio 2011. Segnalateci la vostra intenzione di ideare eventi che riuniscano più persone, privilegiando luoghi aperti e pubblici, particolarmente visibili, trovando modi creativi e poco dispendiosi per accendere luci rosse bianche e verdi nelle piazze spente di tutt'Italia, per testimoniare la necessità di una gestione più "illuminata" del nostro futuro.
Durante la campagna racconteremo per radio le buone pratiche di produzione e di consumo intelligente di energia, e daremo voce alle adesioni più interessanti.
Nella puntata speciale per M'illumino di meno, in onda il 18 febbraio dalle 17 alle 19,30 dall'interno del Castello di Rivoli, prevediamo collegamenti telefonici con le più prestigiose adesioni all'iniziativa di quest'anno; durante la diretta 150 sindaci s'impegneranno ad amministrare le proprie città con oculatezza nel segno della sostenibilità ambientale. L'idea è quella di sottoscrivere una sorta di "giuramento" per ridurre i consumi e sostenere con ogni mezzo le energie alternative. Tutti con fascia tricolore per l'occasione. Parallelamente, il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli organizzerà un grande evento collettivo nell'ambito del progetto Italiae. 150 eventi in piazza per ri-disegnare l'Italia.
Anche all'estero cercheremo esperienze di razionalizzazione dei consumi e di amministrazioni virtuose dal punto di vista della gestione sostenibile delle risorse energetiche.
Su www.caterpillar.rai.it è possibile segnalare la propria adesione e trovare tutti i materiali per diffondere l'iniziativa nei posti di lavoro, a scuola o nella propria città.
In allegato:
- Campagna M'Illumino di Meno
- Lettera ai sindaci con "giuramento"
- Decalogo (Buone abitudini per il 18 febbraio - e anche dopo!)
- Banner
- Locandina
- Attestato partecipazione per le scuola
Per aderire clicca su:<< http://www.radio.rai.it/radio2/millumino/millumino.cfm?club_modulo=reg12>>
Per scoprire chi ha aderito clicca sulle Regioni della mappa dell'Italia:<< http://www.radio.rai.it/radio2/millumino/regioni/italia.cfm >>

giovedì 10 febbraio 2011

Tre Comuni uniti per risparmiare sui servizi



I primi cittadini Rossi, Lusi e Berardinetti puntano a ottimizzare i settori amministrativo, di consulenza e del personale Tre Comuni uniti per risparmiare sui servizi Tagliacozzo, Capistrello e Sante Marie, c’è l’intesa per far partire la gestione associata


TAGLIACOZZO. Nasce un’unione di Comuni per risparmiare. L’iniziativa arriva dalle amministrazioni comunali di Tagliacozzo, Capistrello e Sante Maria. L’idea è quella di avviare in modo graduale una gestione associata di una serie di servizi in modo tale da offrire di più ai cittadini e, allo stesso tempo, di risparmiare sulle scelte di gestione. I tre sindaci marsicani, Dino Rossi (Tagliacozzo), Lorenzo Berardinetti (Sante Marie) e Antonino Lusi (Capistrello), su proposta di quest’ultimo, hanno quindi convenuto sulla necessità di «procedere con realismo, e dunque gradualmente, alla costituzione di una Unione di Comuni, avviando nel breve periodo almeno le procedure per la gestione associata di alcuni servizi». Secondo Lusi, «ciò permetterà di beneficiare delle economie di scala mantenendo inalterata o migliorando la qualità dei servizi». Al riguardo si è tenuta ieri alle 18 una riunione nella sede della Comunità montana Marsica Uno cui hanno partecipato i sindaci del territorio marsicano. Al momento e per questa fase di avvio delle attività il coordinamento politico dell’iniziativa è assicurato da gruppo ristretto di sindaci. Ma in futuro il circuito potrebbe ingrandirsi rendendo sempre più efficace, dove possibile, l’azione di associazionismo. Il progetto, ancora in fase embrionale, potrebbe portare a ottimi risultati soprattutto per alcuni tipi di servizi, che però non sono stati ancora definiti. Si parla ad esempio di quelli legati al settore amministrativo, dipendenti, segretari comunali, consulenti. Ma l’idea è anche di servizi informatici associati e così via. Proprio per discutere su quali tipi di servizi da associare è stata fissata una nuova riunione.Il coordinamento tecnico è stato affidato a Stefano Di Rocco, commissario delle Comunità montane del territorio della Marsica. (p.g.)
tratto da : Il Centro.it 10.02.2011

Capistrello, nasce un cineforum: il cinema come strumento di sensibilizzazione sociale



Il CIC (Centro Iniziative Culturali) e l'amministrazione comunale di Capistrello hanno organizzato una serie di appuntamenti volti a favorire la discussione di temi di attualità e di importanza socio-culturale utilizzando l’efficacia del mezzo cinematografico. I giovani saranno protagonista del "Venerdì di Capistrello". L'iniziativa, che partirà venerdì 11 febbraio alle 20.30 e si concluderà il 3 giugno, sarà articolata in due parti: il meraviglioso mondo nel film della vita e incontro-dibattito con il vescovo dei Marsi, monsignor Pietro Santoro. Tutti gli appuntamenti si svolgeranno nella biblioteca comunale del paese. I film proiettati, “Benvenuti al Sud”, “The social network”, “Into the wild”, “American life” e “Che bella giornata”, sono stati scelti perché affrontano dei temi importanti della società moderna. La proiezione verrà preceduta da un semplice e preciso commento che farà riflettere i ragazzi sul messaggio del film. Oltre ai film il Cic e l'amministrazione comunale hanno organizzato anche degli incontri dibattito con il vescovo Santoro. Gli appuntamenti con il vescovo inizieranno il 18 febbraio alle 17 e andranno avanti fino al 10 giugno. Il vescovo dei Marsi, delegato per la Pastorale giovanile in Abruzzo e Molise, prendendo spunto dal film che i ragazzi hanno visto il venerdì precedente, affronterà temi sempre diversi. In questo modo i giovani potranno esprimere le loro esigenze e opinioni, rivolgendo domande al vescovo Santoro e agli altri interlocutori presenti.

giovedì 3 febbraio 2011

Elogio alle dimissioni



Nicola Rossi, senatore del Pd ha deciso di lasciare la politica. Frustrazione e senso di inutilità hanno prevalso sulla volontà di poter cambiare, dalle aule della politica, l'Italia. E' stato consigliere economico di D'Alema a Palazzo Chigi per poi divenire parlamentare dal 2001 nei Ds e poi nel Pd. Ha scritto nella lettera alla presidente del Gruppo di non riconoscersi "più in questa politica fatta di penalizzazione delle idee e dei territori e che, purtroppo, non mette a frutto la possibilità di collaborazione offerta a chi vorrebbe farlo".


martedì 1 febbraio 2011

IL PRESIDENTE DELLA SEGEN DISERTA LA SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DI CAPISTRELLO.

Consiglio comunale dai toni accesi a Capistrello. Sabato 29 gennaio il consesso si è riunito per deliberare il rendiconto 2009, nell’ambito della procedura di dissesto economico-finanziario, a cui ha fatto seguito la questione rifiuti. A tal fine era stato convocato il presidente della Segen Fernando Capone che all’ultimo momento ha ritenuto di non partecipare. Il Consiglio comunale unanime ha stigmatizzato duramente l’accaduto.

“Con senso di responsabilità, in questo momento di gravi difficoltà finanziarie della Segen, d’accordo con gli altri sindaci interessati, avevamo convocato il dott. Capone – afferma il Sindaco Antonino Lusi – per discutere insieme al Consiglio le cause e le possibili soluzioni per far uscire la società dalla crisi. L’assenza del dott. Capone è un gesto che dimostra la scarsa sensibilità per l’interesse pubblico a trovare soluzioni condivise ma, soprattutto, idonee a risanare i debiti e a fornire un servizio migliore.” La Segen, infatti, nell’ultimo periodo ha dichiarato un disavanzo di circa 600.000 euro le cause del quale, tuttavia, non risultavano affatto chiare. A fronte di tale situazione deficitaria nell’ultima assemblea il Presidente Segen aveva proposto ai Sindaci un aumento delle tariffe tra il 25 e il 30% per porre rimedio agli squilibri economico-finanziari, proposta cui fece seguito un documento di tutti gli azionisti per chieder conto della grave situazione e analizzare più attentamente le modalità di gestione della società.

“Da mesi stiamo procedendo, anche con il sostegno delle minoranze consiliari, a un rigoroso controllo delle società partecipate come imposto dal Ministero dell’Interno nell’ambito della procedura di dissesto – continua il Sindaco – e oggi, di fronte alla richiesta di aumenti delle tariffe Segen del 25-30%, abbiamo l’obbligo, a nome di tutti i cittadini, di fare chiarezza sulla gestione in perdita e sulla qualità del servizio”.
Al termine di un lungo e approfondito dibattito è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno, indirizzato all’Assemblea dei Sindaci-azionisti Segen, al fine di valutare tutte le azioni richieste per la più efficace tutela degli interessi pubblici, ivi comprese le dimissioni dell’attuale Consiglio di Amministrazione.