Circolo Partito Democratico - Capistrello (Aq)

.

lunedì 29 novembre 2010

Una svolta per l'Abruzzo



"Una svolta per l'Abruzzo" questo è il filo conduttore dell'assemblea -dibattito che si terrà

sabato 4 dicembre, con inizio alle ore 16.30

presso i locali della biblioteca comunale di Capistrello (via San Silvio).

Si discuterà di politica e territorio, lavoro e sviluppo, alla presenza di esponenti del Partito
Democratico regionale e nazionale .



giovedì 25 novembre 2010

UNA SVOLTA PER L’ABRUZZO



PREMESSA
All’Abruzzo serve un cambiamento epocale nel segno della legalità e delle regole, della competizione e del merito per aprire una nuova fase di sviluppo. I provvedimenti giudiziari che hanno colpito il Pdl abruzzese ci impongono una riflessione profonda, di fronte al fossato sempre più largo che separa, oggi, la politica dalla società in Abruzzo. La giunta Chiodi era stata eletta dopo le vicende di Sanitopoli sulla base di un’aspettativa di legalità e di cambiamento che non si sono realizzati. Già prima del 2008 uomini chiave del Pdl e della squadra che, poi, ha portato all’elezione di Chiodi, probabilmente a conoscenza di tutto, sembrerebbero essersi resi protagonisti di uno scambio, tra politica e interessi economici, poco trasparente, attorno all’affare dei nuovi inceneritori per rifiuti.
L’occasione per il presidente Chiodi, il suo “modello teramano” e una classe casuale di governo (di governo in seguito a varie inchieste) di rappresentare una discontinuità col passato è andata persa irreparabilmente. Ancora una volta il governo regionale impatta sul tema della trasparenza, del rapporto tra politica ed economia, tra regole e mercato. Non può essere frutto solo del caso. In questi ultimi 15 anni l’Abruzzo si è trovato di fronte alla necessità di trasformarsi da regione assistita e ‘meridionale’, in regione competitiva e europea. Ciò richiedeva alla società abruzzese un salto di qualità: un’impresa concorrenziale, dotata di autonoma capacità di competere sul mercato. Una pubblica amministrazione moderna ed efficiente. Una classe politica non invasiva, che fornisse un quadro di obiettivi condivisi su cui far convergere l’intera comunità regionale ed in grado di premiare merito, competenza e professionalità.
Questa sfida è stata persa. Si è preferito seguire la strada rassicurante delle vecchie scorciatoie, di un sistema di intermediazione tra politica ed economia non più capace di generare consenso, mai adeguato a garantire efficienza e crescita. Un sistema che ha finito con l’alterare la concorrenzialità tra le imprese rendendo discrezionale l’operato delle pubbliche amministrazioni. Ad aver fallito in questi anni è in realtà un’intera classe dirigente politica, imprenditoriale, amministrativa rivelatasi inadeguata a guidare la trasformazione dell’Abruzzo.
Ciò non vuol dire cancellare le differenze di responsabilità che sussistono tra un centrodestra che, quando è stato messo alla prova, si è distinto per una gestione del potere fine a se stessa senza alcuna ambizione riformatrice, e i governi di centrosinistra che pure hanno sempre cercato di portare avanti una politica di programmazione e riforme, come da ultimo il nuovo Piano Sanitario e il Piano per la gestione dei rifiuti approvati dalla precedente Giunta Regionale, per citare due ambiti particolarmente cruciali. Un conto è un vero e proprio sistema di potere, in cui politica ed affari si confondono, un altro è una classe di governo dentro la quale ci sono stati fenomeni circoscritti di comportamenti politici eticamente inadeguati. Ciò precisato, però non possiamo esimerci da un giudizio sul passato che riconosca che questo ultimo quindicennio, in cui il centrosinistra ha governato la Regione per 8 anni nonché gran parte delle Province e dei Comuni, ci consegna un Abruzzo meno competitivo e con meno benessere per i suoi cittadini.
E’ necessaria ora una rottura radicale con il passato ed una classe dirigente responsabile, moderna, europea.
C’è bisogno di una vera e propria rivoluzione della legalità e della meritocrazia, dove le imprese possano produrre ricchezza e benessere non perché amiche del politico di turno, ma perché competitive, innovative, intelligenti; dove i cittadini siano valorizzati per le proprie capacità e tutelati nelle difficoltà e nei bisogni, e non perché clienti di qualcuno. Rivoluzione possibile, solo se la politica garantisce trasparenza, regole condivise, diritti. L’imprenditore che vuole avere successo deve essere cosciente che in futuro lo potrà fare solo con le proprie forze, così come fanno già tante nostre piccole imprese tra mille sacrifici, e non per gli appoggi politici. Basta appalti assegnati senza gare pubbliche trasparenti e rigorose.
La politica deve imparare a fornire visione, obiettivi, ad attuare politiche di contesto e non ad intromettersi nella sfera economica per trarne benefici e consensi. Il lavoro e l’impresa devono essere sostenuti con la formazione, la scuola e l’università di qualità, la ricerca e l’innovazione, una pubblica amministrazione efficiente, senza abbandonare i valori di uguaglianza e solidarietà garantendo merito, concorrenza, opportunità. Cominciando dall’agenda che tutti già conosciamo: ricostruzione, Fas, sanità, tasse, scuola, politiche industriali, vertenze e scioperi in atto. Questa è l’idea di Abruzzo che il Pd deve mettere in campo. Di questo cambiamento epocale deve farsi protagonista un nuovo centrosinistra abruzzese. Ai nostri naturali alleati chiediamo di lavorare insieme, in modo costruttivo, ad un nuovo progetto per il governo dell’Abruzzo; a loro chiediamo rispetto e lealtà, solo così potremo realizzare insieme una credibile alternativa di governo. All’Udc è tempo di chiedere di non puntellare più una destra in crisi. L’Abruzzo è in ginocchio. E’ tempo di aprire una nuova stagione per la nostra Regione.

ABRUZZO DEL 2020 IN UNA EUROPA DEL 2020

Sei mesi fa BARROSO ha presentato la strategia e gli obiettivi per la Unione Europea del 2020, il titolo del documento è “Europa 2020 - Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”.
È una conferma ed un rilancio della Strategia di Lisbona, in cui si affermava la necessità che l’Europa, attraverso lo sviluppo della economia della conoscenza, si potesse candidare ad esercitare un ruolo guida a livello mondiale.
Nel nuovo Documento si ribadisce come per conseguire una crescita intelligente bisogna sviluppare una economia basata sulla conoscenza e sulla innovazione.
Per una crescita sostenibile sia necessario promuovere una economia più efficiente nell’uso delle risorse, più verde e più competitiva.
Infine, per una crescita inclusiva occorra rilanciare una economia con una alto tasso di occupazione capace di favorire coesione sociale e territoriale.
La Commissione dice che negli stati e nelle regioni dell’Unione Europea:
· il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro
· il 3% del PIL deve essere investito in Ricerca & Sviluppo
· i traguardi "20/20/20" in materia di clima/energia devono essere raggiunti
· il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10%
· almeno il 40% dei giovani deve essere laureato
· 20 milioni di persone in meno devono essere a rischio di povertà
Il nostro progetto di sviluppo, che prende avvio in questo momento, non può non conformarsi su questa dimensione temporale e non può non assumere come obiettivi principali quelli assunti dalla Commissione europea ed indicati come livelli medi da perseguire nel corso del prossimo decennio.
Partiamo dai nostri valori di partenza rispetto agli obiettivi medi UE indicati per il 2020:
Il nostro tasso di occupazione è del 55% (20 punti % sotto)
Il PIL investito in ricerca & sviluppo è dell’1% (66 punti % sotto)
Il tasso di abbandono scolastico è del 15,6% (50 punti % sotto)
La percentuale di giovani laureati è del 22,6% (la metà dell’obiettivo UE)
La povertà tocca il 15,4% della popolazione (il doppio dell’obiettivo Ue).
Non dobbiamo, sulla base di questi parametri, farci vincere tuttavia da ragioni di depressione, al contrario dobbiamo desumere motivazione, determinazione, coraggio.
Insomma l’avventura che potrebbe vederci protagonisti potrebbe essere affascinante, esaltante per la sua portata, per l’enorme spazio che offre all’impegno di tanti che si danno come missione quella di concorrere alla costruzione di un futuro europeo per il nostro Abruzzo in grado di fornire risposte adeguate alla comunità intera.

IL 2009 UN ANNO INFAUSTO
Tra le regioni italiane, l’Abruzzo è quella che ha fatto registrare la contrazione del PIL più pesante (-7%, due punti peggio della media italiana).
Una riduzione degli investimenti del 13%, del 3,6% dei consumi delle famiglie.
Il PIL per occupato, indice della produttività del lavoro, è di 10 punti sotto la media nazionale e di 15 punti sotto la media del centro – nord. Siamo scesi a livello del resto del mezzogiorno.
La ricchezza procapite degli abruzzesi si è ridotta di 7 punti e mezzo a fronte di un calo medio nazionale del 5,6%.
Nel settore industriale il valore aggiunto è sceso di oltre 17 punti, quello delle costruzioni di poco meno di 7 punti.
Teramo è la provincia che è andata peggio: PIL -8,4%;( nel MANIFATTURIERO il calo è stato del 15,6% e nelle COSTRUZIONI del 10,0%).
L’Aquila: PIL - 8,0%; ha risentito di un calo generalizzato, particolarmente consistente nell’industria -20,7%.
Le previsioni per il 2010 non sono confortanti.
Secondo le stime più recenti la ripresa a livello regionale sarà molto modesta (0,3%) e comunque inferiore rispetto a quella attesa in media per il resto del paese (0,8%).

La struttura produttiva regionale ha dimostrato segni di debolezza, di vulnerabilità e di scarsa capacità di competizione. Infiacchita anche dalla grave crisi ancora in atto, dal terremoto e dal dissesto finanziario regionale.
In pratica tutti i comparti presentano risultati negativi.
Uno per tutti il dato relativo al Turismo che dovrebbe rappresentare in termini di sviluppo futuro quello che ha rappresentato l’industria manifatturiera nel passato.
Il 2009 ha fatto registrare un decremento del 12% delle presenze turistiche (-9,3% alberghiere, -17,5% extra - alberghiere). I turisti italiani sono diminuiti rispetto all’anno precedente dell’11%, gli stranieri del 18%.
L’Agricoltura versa in una condizione drammatica, senza precedenti.
L’export abruzzese ha fatto registrare una battuta d’arresto molto pesante (-32%), superiore rispetto a quella media nazionale (-21%). L’esportazione dei mezzi di trasporto si è dimezzata.
I principali indicatori misurati su base annuale forniscono un quadro preoccupante del mercato del lavoro abruzzese.
Il numero degli occupati si è ridotto di 24mila unità, -4,6% in termini relativi. La flessione ha riguardato tutti i settori e colpito in particolar modo l’occupazione a tempo parziale femminile.
Il tasso di occupazione è passato dal 59% del 2008 al 56% (43% tasso di occupazione femminile).
Il tasso di disoccupazione è passato in un anno dal 6,6% all’8,1% e continua a crescere in particolar modo nella componente femminile ed in quella giovanile. Cresce la disoccupazione e cresce il numero di chi non cerca lavoro.
Troppi giovani, anche in Abruzzo, non studiano e non lavorano.
Non esiste nessuna forma di intervento sulle conseguenze psico – sociali della non attività lavorativa prolungata. La perdita del lavoro non produce solo l’azzeramento del reddito, ma tante altre conseguenze, talora gravi e molto serie.
……………………………
Il CRESA scrive nel suo ultimo rapporto che per l’Abruzzo la battuta d’arresto è stata molto forte: nel biennio 2008-2009 il prodotto lordo si è contratto di quasi 8 punti percentuali, quasi due terzi della crescita accumulata nel decennio precedente.
E molti nodi restano al pettine:
a) le caratteristiche dimensionali e di posizionamento settoriale delle imprese industriali e dei servizi,
b) la loro scarsa propensione alla ricerca e all’innovazione;
c) una forte presenza di giovani che non studiano e sono fuori dai circuiti lavorativi,
d) un tasso di disoccupazione giovanile elevato e fortemente differenziato (Pescara e Teramo intorno al 17%, L’Aquila e Chieti oltre il 30%);
e) una bassa quota di investimenti pubblici;
f) un sistema formativo che non fornisce competenze adeguate per le attività richieste dalla società della conoscenza ma perpetua diseguaglianze sociali di partenza;
g) un problema di efficienza energetica ed ecologica che rischia di rallentare ancora a lungo il raggiungimento di una soglia minima di sostenibilità ambientale.

QUESTIONE MORALE, CAPITALE SOCIALE E CAPITALE UMANO.

I nodi appena richiamati, ampiamente trattati anche nel Documento politico – programmatico presentato in occasione delle primarie per la elezione del Segretario regionale nel 2009, possono costituire la piattaforma sulla quale appoggiare la nostra elaborazione, la nostra proposta che dovrebbe agevolare la costruzione su base nuova e più adeguata ai tempi di un utile ed importante rapporto con le categorie produttive, economiche e sociali.
In questo ultimo quinquennio emerge sempre più drammaticamente come dei rapporti tradizionali tra politica e mondo della economia sopravvivono solo gli aspetti più deteriori.
La fiducia e la credibilità si sono fortemente ridotte. Le relazioni tra sfera politica e sfera economica si presentano patologicamente rarefatte e quelle che persistono, in troppe situazioni e per settori fondamentali, hanno come terreno di coltura la illegalità, la malversazione, la corruzione, il voto di scambio, il clientelismo.
Qual’è stata la reazione al richiamo energico dell’arcivescovo Forte?
Quella di Chiodi si commenta da se!!! Ma quella delle forze politiche, sociali, sindacali non è stata adeguata alla gravità della situazione denunciata.
Il tentativo di relegare la enorme questione morale, il rapporto tra politica ed etica, nell’improprio ed insufficiente confine delle aule giudiziarie, fa assomigliare l’Abruzzo sempre più alle peggiori situazioni regionali meridionali.
Oggi, in sintesi, ci stiamo giocando l’ultimo scampolo di capitale sociale che aveva sempre caratterizzato la nostra regione e che è stato anche un apprezzato fattore di attrazione di investimenti.
Questione morale, capitale umano e capitale sociale rappresentano i pilastri portanti sui quali appoggiare un progetto innovativo di sviluppo e di rilancio della nostra regione.
Peraltro, va considerato anche un aspetto che accomuna e caratterizza i tre fattori richiamati: essi presentano un favorevole rapporto tra costi e benefici, perché molte delle cose delle quali l’Abruzzo ha bisogno non costano o costano molto poco.
Razionalizzare la pubblica amministrazione, gli ipertrofici organismi strumentali (talora, veri mostri, vere fabbriche di corruzione e di malaffare) regionali, provinciali e non solo, si può fare anche in una regione finanziariamente fallita come l’Abruzzo.

Sono azioni che riducono anche lo spazio e le occasioni di corruzione, di inefficienze odiose, non più sopportabili da un apparato produttivo fortemente provato da mille problemi propri e che vorrebbero interagire con una pubblica amministrazione dalla quale, seppure non ottiene molto, almeno non vorrebbe subire danni.
Il miglioramento dell’attività accademica e degli istituti di ricerca, del sistema scolastico e formativo, per molti aspetti non richiedono volumi finanziari esorbitanti.
Bisogna assolutamente elevare la qualità della istruzione e della formazione dei nostri giovani, avviare una performance che ci farebbe recuperare il gravoso distacco che ci separa dalla media OCSE e da quella nazionale.
Senza considerare il decisivo valore aggiunto, che una discreta università e un dignitoso sistema di ricerca porterebbe nel sistema produttivo e sul miglioramento generale delle condizioni di vita e di prospettiva per i nostri giovani talenti.
Talenti che ci abbandonano in misura crescente senza essere rimpiazzati da nessuno arrivo. In Abruzzo, come nel resto del sud, le buone teste vanno via e nessuna buona testa è attratta da noi o dal resto del meridione.
Il depauperamento, dice la Banca di Italia, del capitale umano quando raggiunge il livello e le dinamiche in atto, rende molto complicato avviare un processo di sviluppo virtuoso, innovativo e competitivo. Viene a mancare la risorsa di base.
Allo stesso modo bisogna impegnarsi per il miglioramento del capitale sociale, ossia la qualità e l’adeguatezza delle relazioni sociali, il rispetto sistemico delle regole, una affermazione di livello alto e crescente di trasparenza che è sicuramente importante nelle attività della politica e delle istituzioni pubbliche, ma anche in quelle del mondo imprenditoriale e professionale.
Questione morale, capitale umano e capitale sociale, quindi come, settori di impegno preliminare anche per noi, per i nostri dirigenti, i nostri amministratori, i nostri militanti. Come temi unificanti all’interno, da utilizzare correttamente all’esterno, a partire dai partiti della coalizione.



L’ALTERNATIVA PER UNA GUIDA NUOVA DELL’ABRUZZO

La situazione economica ed industriale dell’Abruzzo è davvero seria.
Se non si recupera tempestività, forza e dimensione adeguata agli interventi da compiere, la crisi ci restituirà un teatro popolato di morti e feriti, uno scenario di una battaglia finita male.
I dati relativi alla perdita di produzione, talora di interi settori, quelli relativi alla perdita di lavoro “produttivo” debbono ancora manifestarsi nella loro reale dimensione.
E la regione che fa? Dove sta? Su quale grande questione è impegnata? In che cosa si snodano le relazioni tra le forze produttive ed il governo regionale?
Lo sconforto è sempre crescente presso il mondo dell’impresa.
Le forze economiche e sociali ormai si vanno convincendo che questo governo regionale e questa classe dirigente non sono all’altezza e quindi non perdono nemmeno più tempo nel cercarli.
Sta a noi indicare le linee di un cambiamento radicale che metta nuovamente l’Abruzzo in condizione di competere con le altre regioni centrali italiane e con regioni europee con dimensioni e caratteristiche analoghe alle nostre, e non ripiombare come sta accadendo in una situazione di “meridionalizzazione” sotto il profilo delle dinamiche socio-economiche.
Le linee programmatiche strategiche del PD Abruzzese sono state indicate nel progetto Abruzzo 2020 già approvata con le primarie del 2009, contestualmente alla rielezione della nostra Assemblea Regionale.
In questo documento vogliamo solo indicare le priorità che devono essere oggetto di un’iniziativa immediata su cui costruire la nostra opposizione e la nostra proposta alternativa, a fronte dell’immobilismo della Giunta Chiodi.

A) RIPENSARE IL MODELLO DI SVILUPPO ABRUZZESE
Finora La Giunta Chiodi ha sostanzialmente ignorato la necessità di fare i conti con una crisi economica internazionale e nazionale, che in Abruzzo più che altrove ha fatto sentire le sue ripercussioni in termini di perdita drammatica di reddito e posti di lavoro.
E’ necessario invece un governo regionale capace di aggredire la crisi, di mettere in campo una politica industriale ed economica, di attrarre risorse ed investimenti. E che lo faccia sulla base di una visione, prendendo atto di una realtà decisiva: ciò che oggi è in crisi è lo stesso modello tradizionale d sviluppo dell’Abruzzo, che va radicalmente ripensato. Non regge più un sistema fondato prevalentemente sull’industria manifatturiera, prevalentemente frutto di grandi investimenti delle multinazionali. Oggi la sfida è nella capacità di internazionalizzare le piccole e medie imprese locali. Questo richiede un forte investimento in ricerca, innovazione, formazione. E richiede la costruzione di sistemi locali integrati tra scuola, università, centri di ricerca, poli di innovazione, imprese. Ed insieme a ciò lo sviluppo di una moderna rete di infrastrutture materiali ed immateriali, di un sistema della mobilità e dei trasporti moderno ed efficiente. Decisivo è, inoltre, affrontare la questione dell’accesso al credito, che oggi vede soprattutto le piccole e medie imprese in drammatica difficoltà.
Ripensare il modello di sviluppo non significa “buttare via il bambino con l’acqua sporca”, rinunciando a salvaguardare i punti di forza e di eccellenza da cui l’Abruzzo può e deve ripartire.
Da qui deriva l’importanza strategica della Vertenza Sevel, da cui finora il governo regionale è stato drammaticamente assente. Vertenza su cui il PD Abruzzo ha preso posizione, difendendone il valore irrinunciabile di quell’insediamento e un patrimonio di relazioni industriali positive di una realtà dove il compromesso virtuoso tra flessibilità, produttività e garanzia dei livelli occupazionali è da tempo praticato.
Ripensare il modello di sviluppo significa inoltre trasformare la peculiarità dell’Abruzzo Regione Verde d’Europa in una opportunità, per innalzare i livelli di qualità della vita, e allo stesso tempo di crescita economica ed occupazione dei nostri territori.
Valorizzazione dei parchi e delle risorse naturali, riconversione ecologica delle politiche abitative, sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili possono fare dell’Abruzzo una regione all’avanguardia dello sviluppo sostenibile, affinché la definizione di Regione Verde d’Europa non sia solo retorica ma una parola d’ordine capace davvero di riunificare una comunità regionale e darle una nuova prospettiva di crescita.
Così come la comunità regionale va riunificata attorno al dramma del terremoto e dalla questione della ricostruzione de L’Aquila e del suo territorio.
Anche qui c’è un drammatico ritardo del Commissario Chiodi e del governo nazionale, aldilà della troppa propaganda sviluppata su questo argomento, ed il PD Abruzzo ha messo in campo le sue proposte alternative, a partire dalla necessità di una Legge nazionale speciale, che dia certezza di risorse adeguate finalizzate alla ricostruzione (vedi scheda allegata 1).
Sono queste le priorità che abbiamo sintetizzato nelle nostre proposte per il Piano di utilizzo dei Fondi FAS (vedi scheda allegata 2), altra occasione sprecata da un governo regionale che non è stato capace di segnare una vera discontinuità rispetto ad una politica di distribuzione clientelare e parcellizzata delle risorse e avviare una seria politica di programmazione, in grado di individuare le priorità strategiche per un nuova fase di crescita dell’Abruzzo.

B) RIORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA SANITARIO.
Portare a compimento la riforma del sistema sanitario avviata dalla Giunta Regionale di centrosinistra è la condizione non solo per garantire ai cittadini un diritto alla salute, che troppo spesso viene compromesso dalle inefficienze, dalla scarsa presenza di livelli adeguati di eccellenza, dalla lunghezza delle liste di attesa, ma anche per abbattere in maniera strutturale un debito sanitario che costituisce la più pesante palla al piede dello sviluppo economico regionale. Siamo di fronte ad un debito sanitario che da un lato determina un livello di tassazione troppo elevato per famiglie e imprese, dall’altro assorbe gran parte delle risorse regionali, oltre l’80%, impedendo qualsiasi seria scelta di investimento sulle politiche per l’occupazione, lo sviluppo, i servizi sociali, ecc.
Il PD Abruzzese non vuole sottrarsi alla sfida della riorganizzazione della rete ospedaliera, dello sviluppo dei livelli di eccellenza, della riconversione dei piccoli ospedali, ma ha posto precise condizioni, che qualsiasi governo regionale dotato di buon senso dovrebbe seguire come sono state seguite in tutte le regioni, dove la riforma sanitaria è stata attuata con ottimi risultati: la concertazione con il territorio, gli operatori del settore, le associazioni di rappresentanza dei cittadini; il potenziamento della rete di emergenza; lo sviluppo della medicina territoriale. Tutte condizioni di cui la Giunta Regionale ha dimostrato finora di non voler tener conto, anche a causa dell’assenza di un Assessore alla Sanità agli arresti domiciliari per la vicenda rifiuti, che continua a non dimettersi e a non essere sostituito.
Il PD ha messo in campo le sue proposte alternative, che sono contenute nelle Linee approvate dalla Direzione regionale il 26 Luglio 2010 (vedi scheda allegata 3).



C) RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE REGIONALE.
Le imprese e i cittadini abruzzesi hanno bisogno di una pubblica amministrazione efficiente, snella, moderna. Provare a rivolgere la pubblica amministrazione verso la costruzione di una cittadinanza attiva e di relazioni sociali estese e cooperative, è la riforma che consente tutte le altre riforme. La riforma delle riforme.
Si cambia la pubblica amministrazione intanto cominciando a rivendicare il diritto di pensarla migliore. L’Abruzzo, infatti, ha bisogno di un’amministrazione migliore.
Più qualificata, agile, efficiente, moderna. Ne hanno bisogno i comuni, le province ma anche le imprese, il terzo settore. I cittadini. Il motivo è evidente.
L’amministrazione pubblica è la risorsa essenziale del capitale sociale, il motore di un territorio, la leva dello sviluppo.
Una burocrazia pesante, dissipativa, introversa, lenta non regge il passo spedito delle trasformazioni in atto. Perde e fa perdere terreno.
E in una fase delicata e difficile come l’attuale è un costo insostenibile.
E poi non è affatto detto che non si possa osare: la pubblica amministrazione si può cambiare.
Le molteplici modifiche legislative e costituzionali che si sono succedute negli ultimi quindici anni hanno assegnato all’ente Regione una vocazione strategica: produrre “politiche pubbliche”, ossia tracciare la rotta e coordinare l’azione dei protagonisti del territorio, monitorandone i risultati.
La missione della regione è la governance. Buona e di sistema.
Non promuovere sporadiche e accidentali azioni di settore ma elaborare risposte strutturali ai problemi. Non trattenere in proprio le opportunità ma offrirle al territorio. Non fare ma far fare. Non un ente chiuso ma aperto. Non un’istituzione di potere ma di servizio.
La questione della riforma degli enti strumentali e delle società pubbliche, in questo quadro, va affrontata con coraggio, con particolare riferimento alla gestione dei servizi pubblici a rilevanza industriale come l’acqua e i rifiuti. In questi campi essenziali per lo sviluppo regionale, la concorrenza, la trasparenza, l’efficienza e l’economicità nella gestione dei servizi devono diventare, pur nell’ambito di un forte controllo pubblico, i criteri di riferimento della nostra azione riformatrice.

Approvato all’unanimità dall’Assemblea regionale PD Abruzzo del 18 ottobre 2010.


tratto da : pdabruzzo.com

scarica quì documenti e materiali per le assemblea di circolo

lunedì 22 novembre 2010

L’Annuario della industrie abruzzesi 2009 è sul web



ABRUZZO. E’ stata pubblicata dal Cresa (Centro Regionale di studi e ricerche economico-sociali istituito dalle Camere di Commercio d’Abruzzo), la 21^ edizione dell’Annuario delle industrie abruzzesi.


Dal punto di vista della distribuzione per settore di attività economica è rilevante il peso del settore metalmeccanico (31,1%) seguito dall’abbigliamento (12,2%), dal settore alimentare (11,1%), dal legno e mobili (9,7%) e dal settore dei materiali da costruzione (8,1%). Per gli altri settori solo elettromeccanica, gomma e plastica, carta e cartotecnica, superano il quattro per cento.
Il 64,2 per cento delle aziende occupa da 10 a 30 addetti e il 34,0 per cento ha un fatturato fino a un milione e cinquecentomila euro. Si tratta quindi in larga parte di piccole aziende la cui natura giuridica è concentrata nelle società di capitale (64,4% Srl e 16,6% SpA).
Riguardo all’anno di fondazione il 74 per cento delle aziende è stato fondato nell’arco di tempo che va dal 1981 al 2009 ed in particolare il 23,4 nell’ultimi quindici anni.
Il valore percentuale delle aziende presenti nell’Annuario che dichiara di esportare è pari al 44,4 per cento.
Dal punto di vista territoriale non si delineano rilevanti cambiamenti nella consistenza per provincia: le province di Teramo (37,2%) e di Chieti (35,2%) restano le province più industrializzate, mentre Pescara (13,9%) e L’Aquila (13,6%) continuano ad attestarsi su posizioni più modeste. La provincia con l’indice più alto di aziende esportatrici resta Teramo che, rispetto al 2006, conferma l’indice 1,09, seguita da Chieti (1,0) nella media regionale. Le province di L’Aquila (0,95) e Pescara (0,81) presentano valori al di sotto della media regionale .
Per facilitare la lettura complessiva dei dati sono riportati cinque cartogrammi che consentono di fotografare sul territorio regionale la distribuzione comunale del peso percentuale delle aziende con più di 60 addetti sulle aziende totali, delle aziende operanti nei settori dell’abbigliamento, dell’alimentare, del legno e mobili e della metalmeccanica.
Per ogni azienda vengono fornite: denominazione o ragione sociale; natura giuridica; indirizzo della sede amministrativa e dello stabilimento o degli stabilimenti con numero di telefono, fax, e-mail e pagina web (quando l’indirizzo è unico la sede amministrativa e lo stabilimento coincidono); anno di fondazione; capitale sociale; occupazione per classi di addetti e fatturato annuo per classi di ammontare elenco dei principali prodotti; elenco dei principali paesi di esportazione.
Alla pagina http://www.cresa.it/ è visibile l'annuario completo del 2009.


giovedì 18 novembre 2010

“SOS L’Aquila chiama Italia”

“SOS L’Aquila chiama Italia”
il circolo del PD di Capistrello risponde all'appello e aderisce alla manifestazione del 20 novembre con una propria delegazione invitiamo tutti gli iscrittti e i cittadini di Capistrello a partecipare numerosi

mercoledì 17 novembre 2010

Distretti rurali, passo avanti

Nasce una commissione per promuovere lo sviluppo della Marsica - NINO MOTTA


AVEZZANO. C’è voluta la caparbietà del commissario della Comunità montana marsicana, Stefano Di Rocco, per strappare alla Provincia l’impegno ad attuare la legge regionale che prevede l’istituzione del distretto rurale. Quella legge, che demandava alle Province il compito di individuare l’area, per cinque anni è rimasta sulla carta.
Solo a Teramo un gruppo di lavoro ha condotto uno studio sulle attività del territorio. Ma di agricoltura, è
stato osservato, c’è poco e niente.
Nell’incontro, svoltosi nella sede dell’ente comunitario, ad Avezzano, è stata istituita una commissione che dovrà occuparsi del caso. La Provincia, per bocca dei consiglieriGianluca Alfonsi e Felicia Mazzocchi, si è impegnata a procedere con rapidità, per non perdere i finanziamenti previsti dall’Ue per lo sviluppo agricolo delle aree interne. Un decreto legislativo del 2001, oltre ai distretti rurali, prevede anche l’istituzione di distretti agroalimentari di qualità. I primi prevedono un’integrazone tra attività agricole e altre attività locali; i secondi la promozione di prodotti tradizionali e tipici. Che nella Marsica potrebbero essere le carote, l’olio extravergine d’oliva, le castagne, le mele. La loro istituzione spetta alle Regioni. Alcune, come la Toscana e il Veneto, hanno colto immediatamente questa opportunità. Altre sono rimaste a guardare, nonostante «i contratti di distretto» e «di filiera», previsti da un decreto legislativo del 2008, facilitassero l’accesso ai finanziamenti.
La Regione Abruzzo, con la legge 18 del 2005, ha dato facoltà alle Province di indicare le aree interessate al distretto rurare, riservando a sé l’individuazione e l’istituzione dei distretti agroalimentari di qualità. Col risultato che tutto è ancora in alto mare. Dall’incontro promosso dal commissario della Comunità montana, su input di un imprenditore marsicano, Gianni Gatti, che ha parlato della sua esperienza in Toscana, è partito un severo monito a Regione e Provincia a non perdere altro tempo.
Erano presenti il presidente del Consorzio di bonifica, Francesco Sciarretta, e rappresentanti delle associazioni di categoria. Pochi, purtroppo, i sindaci. Eppure il problema riguarda tutti i comuni del comprensorio. Di particolare interesse gli interventi di Sergio Iacoboni, dell’Arssa, e di Luca Cannistrà, esperto di problemi agricoli. Il primo ha fatto un’approfondita analisi dei distretti agroalimentari che «nascono sullo stesso ceppo di quelli industriali» e che «non possono prescindere dal territorio», il secondo si è ampiamente soffermato sui «contratti di distretto» e di «filiera», che danno la possinbilità alle imprese di accedere ai finanziamenti. Si possono avere fino a 50 milioni. Per ottenerli però bisogna presentare i progetti. Ma come si fa a presentarli se prima i distretti non vengono istituzionalizzati? Un interrogativo che chiama direttamente in causa la Regione.

tratto da : Il Centro.it 16-11-2010

sabato 13 novembre 2010

“Politica, etica e sviluppo compatibile. I presupposti per ridare fiducia alla comunità.”


Domenica 14 novembre alle ore 10, presso il Castello Orsini, ad Avezzano si terrà un convegno aperto a tutti i cittadini su :

Politica, etica e sviluppo compatibile.

I presupposti per ridare fiducia alla comunità.”






I lavori inizieranno alle ore 10:00 con l’introduzione del consigliere regionale

Giuseppe Di Pangrazio.

Interverranno rappresentanti della cultura, delle professioni, delle attività produttive e rappresentanti del mondo politico.

e conclusioni alle ore 12:00 affidate al
Sen. Luigi Lusi, vicepresidente della Commissione Bilancio.