Circolo Partito Democratico - Capistrello (Aq)

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martedì 29 dicembre 2009

Antonino Lusi si candida a Capistrello per le amministrative


Capistrello. A tre mesi dalla prossima tornata elettorale arrivano i primi candidati.

Antonino Lusi (in foto), ex consigliere parlamentare, fratello del senatore del Pd Luigi Lusi, è il primo candidato a sindaco di Capistrello. La sua scalata alla poltrona di sindaco è stata richiesta e sostenuta in primis dai cittadini che vedono in lui "la migliore soluzione ai molteplici e gravi problemi evidenziati dal degrado in cui si trova l'amministrazione locale, commissariata e dissestata". Subito dopo l'acclamazione del popolo è arrivata per Lusi anche quella del circolo del Pd locale.

I membri del Pd locale hanno aperto il dibattito sulle prossime amministrative del 28 e 29 marzo 2010, cercando di delineare una precisa strategia da seguire. Per il segretario del circolo del Pd di Capistrello, Alfio Di Battista, la lista che verrà appoggiata dal partito deve essere "espressione di un contesto civico formato da una coalizione composta da persone capaci e disponibili a lavorare esclusivamente per gli interessi generali, soprattutto nelle condizioni presenti che sono le più difficili degli ultimi decenni". Unanime è stata anche nel Pd la scelta di appoggiare la candidatura di Lusi e di altre persone che "abbiano il coraggio dell'innovazione e la capacità di rappresentare al meglio la comunità locale". Nelle prossime settimane è prevista una riunione pubblica, organizzata dal circolo del Pd locale, nella quale verranno esaminate le condizioni necessarie alla formazione di una lista di persone da candidare che permettano al comune di Capistrello di uscire il prima possibile dal degrado in cui versa, per proiettarlo verso un futuro più rispondente alle attese dei suoi cittadini. Lusi si è sempre occupato del suo paese e solo qualche settimana fa ha presentato, nella sala Ottaviani, un libro nel quale analizza il dissesto economico e finanziario del comune di Capistrello. Per il momento Lusi è l'unico candidato a sindaco di Capistrello. Ad ottobre era stata presentata una lista civica senza però il nome del capolista.

tratto da : www.terremarsicane.it

Elezioni a Capistrello, è Antonino Lusi il candidato sindaco proposto dal Pd


CAPISTRELLO. Antonino Lusi è il primo candidato alla poltrona di sindaco di Capistrello. La
candidatura dell’ex consigliere parlamentare del Senato, fratello del senatore del Pd Luigi Lusi, è
stata richiesta e sostenuta anche dai cittadini.
In una riunione tenutasi qualche giorno prima delle feste natalizie, i componenti del partito hanno aperto il dibattito sulle amministrative del 28 e 29 marzo 2010, cercando di delineare una strategia da seguire. Per il segretario del circolo Pd di Capistrello, Alfio Di Battista, la lista che verrà appoggiata dal partito deve essere «espressione di un contesto civico formato da una coalizione composta da persone capaci e disponibili a lavorare esclusivamente per gli interessi generali, soprattutto nelle condizioni presenti che sono le più difficili degli ultimi decenni».
Unanime è stata anche nel Pd la scelta di appoggiare la candidatura di Nino Lusi e di altre persone che «abbiano il coraggio dell’innovazione e la capacità di rappresentare al meglio la comunità locale». Nelle prossime settimane nuova riunione nella quale verranno esaminate le condizioni necessarie alla formazione di una lista di persone da candidare, che permettano al Comune di Capistrello di uscire dalla crisi per rispondere alle attese dei cittadini. Lusi si è sempre occupato del suo paese e solo qualche settimana fa ha presentato un libro nel quale analizza il dissesto economico e finanziario del Comune di Capistrello. (e.b.)

tratto da : Il Centro 29.12.09

venerdì 25 dicembre 2009

L'Aquila, il mio primo Natale da solo aspettando gli auguri della mia famiglia


PUBBLICHIAMO la lettera che Maurizio Cora ha scritto per Natale, il primo senza sua moglie Patrizia e le due figlie, Alessandra, 22 anni, e Antonella, 27, morte lo scorso aprile nel terremoto dell'Aquila. Maurizio è l'unico a essersi salvato, è rimasto solo con i suoi ricordi e le poche cose recuperate tra le macerie della sua abitazione. Non ha più nulla, e con la casa ha perso anche lo studio di avvocato. Il testo è sul quotidiano online "Il sussidiario.net".


Caro direttore,
La vigilia di Natale la trascorrevamo nel tinello, che era il cuore della nostra casa di via 20 settembre 79. L'unica parte non travolta dal crollo. La sera del 24 Antonella e Alessandra apparecchiavano la tavola e vi
ponevano al centro rametti di pino e agrifoglio illuminati dalla fiammella di una candelina rossa che ardeva per tutta la cena. In un angolo del tinello mia moglie Patrizia allestiva un grazioso presepe che a mezzanotte risplendeva per la presenza di Gesù bambino.

Oggi, in quella stanza dalle pareti squarciate dal sisma, regna vento e neve. Sulla tavola, se è rimasta, dovrebbe esserci ancora qualche piccola traccia dell'ultima nostra cena insieme: chissà, forse la tovaglia o forse qualche piatto e qualche posata. Sola testimonianza di una famiglia che si amava e si ama e che la notte di Natale si raccoglieva attorno al presepe come a una cattedra di vita da cui costantemente apprendeva che, unita nell'amore per il Signore, la famiglia è al centro della vita e della società e costituisce un naturale attrattore dell'amicizia sia degli angeli che dei pastori. Nell'umiltà, nella letizia, nel disagio.

Scrivo da un ospedale, dopo un delicato intervento chirurgico. So di non essere solo. Trascorrerò questo Natale, così come quelli che ancora il Signore mi concederà, con Patrizia, Antonella e Alessandra che sono ora nella vera vita. A mezzanotte mi sussurreranno, come sempre: buon Natale papà.

MAURIZIO CORA

Tratto da : La Repubblica .it (24 dicembre 2009)

lunedì 21 dicembre 2009

Incontro dibattito sul saggio del Prof. Lusi Antonino "Profili di un dissesto economico finanziario"

Grande interesse intorno al saggio sul dissesto economico/finanziario del Comune di Capistrello del Prof. Antonino Lusi.
Il giorno 19 l'associazione culturale C.I.C (centro iniziative culturali) ha organizzato presso i locali della Sala Ottaviani di Capistrello, un incontro dibattito intorno al saggio di Lusi.
Riportiamo una recensione dell'incontro uscita sul sito : www.terremarsicane.it.

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Capistrello. Oggi pomeriggio alle 16, a Capistrello, presso la Sala Ottaviani, verrà presentato il libro “Profili di un dissesto economico finanziario” scritto dal professor Antonino Lusi, consigliere parlamentare, che sarà presente all’incontro organizzato dall’associazione C.I.C. centro di iniziative culturali. ‟ Profili di un dissesto economico-finanziarioˮcontiene i documenti relativi alla delibera del Commissario straordinario di Capistrello con la quale si dichiara lo stato di dissesto del Comune a causa di debiti pari a milioni di euro. Si tratta di un libro agile e molto interessante redatto dal professor Antonino Lusi, consigliere parlamentare del Senato della Repubblica, il quale non si è limitato alla verifica e al controllo degli atti allegati alla delibera del Commissario ma ha mirato a interpretarne il significato alla luce degli interessi primari della comunità locale.

Il saggio introduttivo, contenuto nella prima parte del volume, esamina analiticamente i meccanismi che nel tempo hanno determinato lo stato fallimentare dell'amministrazione comunale. Il lavoro risulta condotto con metodo scientifico e rigoroso, si astiene dalla facile polemica contro i singoli responsabili di veri e propri misfatti politici e amministrativi, poiché privilegia la riflessione sull'analisi delle condizioni che hanno prodotto il degrado denunciato, senza mezzi termini, dai documenti allegati dal Commissario governativo. Ciò nonostante il quadro che ne emerge è alquanto sconfortante, soprattutto per l'ingente mole di atti illegittimi ai quali non sono seguiti i correttivi richiesti, più volte, sia dal Collegio dei revisori che dalla stessa Corte dei conti.

L'ampia documentazione, del resto, presenta frequentemente aspetti assai problematici e inquietanti: non soltanto per la grande quantità di debiti inutilmente prodotti - circa un milione solo per spese legali - ma anche per una serie, troppo ampia, di operazioni scarsamente trasparenti. Emerge così la testimonianza di un rapporto tra amministrazione e cittadini all'insegna della ricerca esasperata di un consenso purché sia, indipendentemente dal rispetto del principio di legalità. Al riguardo il professor Lusi sottolinea con forza il processo di deriva della politica - purtroppo non solo a Capistrello ma in larghe zone del Paese - attivato da una cattiva qualità del consenso tra partiti e cittadini che, a sua volta, produce una cattiva qualità della democrazia.

Il lavoro si conclude, coerentemente con l'analisi di ampio respiro della premessa, con un sobrio invito a ricostruire un diverso tessuto della collettività, più responsabile e solidale, maggiormente rispettoso degli interessi generali, per riprendere un cammino di crescita non soltanto dei singoli ma dell'intera comunità locale.




martedì 8 dicembre 2009


Venerdì 11 dicembre alle ore 20.30

presso la sede del Circolo del PD di Capistrello

riflessioni sul dissesto economico/finanziario
del Nostro Comune




Sarà presente all'incontro il Prof. Antonino Lusi,
autore del saggio "Profili di un dissesto economico-finanziario"

vi aspettiamo numerosi

lunedì 7 dicembre 2009

Dalla CO² ai vegetariani l'alfabeto che salverà la Terra


La svolta di Obama è la premessa per un cambiamento molto più radicale. Via alla Terza rivoluzione industriale che non è né di destra né di sinistra di JEREMY RIFKIN

ABBIAMO due settimane per tirare il freno d'emergenza ed evitare la catastrofe climatica. Ma per raggiungere l'obiettivo dobbiamo rompere i vecchi schemi: non più solo obblighi ma spazio per la Terza rivoluzione industriale che non è né di destra né di sinistra. Ecco un alfabeto per capire qual è la posta in gioco.

ANIDRIDE CARBONICA Il mutamento climatico sta procedendo a velocità superiore alle previsioni: l'obiettivo che fino a ieri sembrava sufficiente, un tetto di concentrazione di CO2 in atmosfera di 450 parti per milione, non ci protegge dal rischio della catastrofe. Come dice Jim Hansen, uno dei più accreditati climatologi, invece di continuare ad accumulare anidride carbonica in cielo dobbiamo tornare indietro, verso le 280 parti per milione dell'era preindustriale. Oggi siamo a quota 387: scendiamo almeno a 350.

BRASILE Meglio tardi che mai. Per decenni il Brasile è stato responsabile della deforestazione dell'Amazzonia, una devastazione che minaccia la sicurezza di uno degli ecosistemi fondamentali. Oggi il governo di Lula ha cambiato rotta: Copenaghen può essere il momento di rendere ufficiale la svolta.

CINA E' il paese che emette più anidride carbonica di tutti gli altri. Ma sta già pagando un prezzo pesante, in termini di vite umane, al cambiamento climatico. Se potesse scegliere tra il carbone e le tecnologie più avanzate della terza rivoluzione industriale cosa farebbe?

EFFICIENZA ENERGETICA E' la base per il riassetto energetico. Molti tagli di emissioni si possono realizzare eliminando gli sprechi e l'inefficienza.
FONDI I fondi per il trasferimento delle tecnologie avanzate ai paesi meno industrializzati sono un atto di giustizia: non si può penalizzare proprio chi è stato escluso dalla seconda rivoluzione industriale. Bisogna permettere a questi paesi di fare il salto della rana passando direttamente alla Terza rivoluzione industriale.

IDROGENO Le rinnovabili sono una fonte pulita ma non costante: c'è bisogno di un serbatoio per immagazzinare l'energia prodotta durante i momenti di picco. Questo serbatoio è l'idrogeno che permette anche di riutilizzare in modo flessibile l'energia accumulata.

KYOTO E' stato il momento che ha segnato l'inizio del percorso dalla geopolitica alla politica della biosfera.

LAVORO La Terza rivoluzione industriale dà spazio a sistemi labour intensive e produrrà milioni di posti di lavoro.

NUCLEARE Il nucleare è la tecnologia della guerra fredda. In più di mezzo secolo non ha risolto i suoi problemi, anzi li ha aggravati: rischi di incidenti durante tutte le fasi del ciclo di produzione, rischio terrorismo, rischio scorie. E nessun beneficio economico.

OBAMA La svolta di Obama è la premessa per un cambiamento che dovrà essere molto più radicale: senza la visione d'assieme, senza la capacità di pensare a lungo termine, il rilancio delle fonti rinnovabili è privo di solide basi.

POST KYOTO La conferenza di Copenaghen può avere successo se si fa il salto dalla prospettiva degli obblighi a quella delle opportunità. Invece di pensare solo a quantificare quello che non si deve fare bisogna cominciare a dire quante fonti rinnovabili, quanti edifici sostenibili, quanto idrogeno, quante smart grid deve realizzare ogni paese.

RINNOVABILI Sono il primo pilastro della terza rivoluzione industriale. Due regioni spagnole, la Navarra e l'Aragona, in dieci anni sono arrivate al 70 per cento di elettricità da fonti pulite. Perché non fare altrettanto?

SCETTICI E' un gruppetto inesistente sotto il profilo scientifico. Riescono ad avere visibilità perché sono supportati dalle lobby delle vecchie fonti energetiche che li usano per seminare dubbi nell'opinione pubblica.

TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Permette sia lo sviluppo economico che la riduzione delle emissioni serra. Poggia su quattro pilastri: le energie rinnovabili, gli edifici sostenibili, l'idrogeno e le reti intelligenti, le smart grid per distribuire l'energia secondo il modello del web. La Terza rivoluzione industriale significa spostare il potere dalle oligarchie che gestiscono le grandi centrali elettriche alle persone. Oggi parliamo attraverso Skype e si creano network liberi di scambio e condivisione delle informazioni. Perché non farlo con l'energia?

UNIONE EUROPEA E' stata l'apripista della battaglia per la difesa della biosfera. E lo ha fatto in condizioni di isolamento e di grande difficoltà. Ora può guardare con più fiducia al futuro, soprattutto se saprà sfruttare le sue grandi potenzialità.

VEGETARIANI La seconda causa di cambiamento climatico al mondo è l'emissione di CO2 derivante dall'allevamento di animali, ovvero dalla grande quantità di carne che consumiamo. Per abbattere le emissioni bisogna passare alla dieta mediterranea, come in Italia, mangiando molte verdure e molta frutta.

(testo raccolto da Antonio Cianciullo)
tratto da : La Repubblica.it

Il maestro laico che manca all’Italia



Se fosse vivo e in età ancor combattiva, non so se Norberto Bobbio — trovandosi in un mondo sempre più opposto al suo modo di essere, di sentire e di pensare — sarebbe più spronato a dar libero corso alla sua vena «iraconda », come egli diceva, e polemica oppure ad abbandonarsi a una rassegnata e stoica amarezza. Bobbio incarna esattamente ciò che manca, sempre più vistosamente e volgarmente, alla nostra società: la capacità di ragionare, di distinguere, premessa fondamentale dell’onestà verso gli altri e verso se stessi. Una volta, alle scuole elementari, ci insegnavano che non si possono sommare litri a chili o a metri, cosa che ora si fa normalmente, in un coro di imbroglioni e imbrogliati che sono spesso le medesime persone. Mai come oggi è mancata la laicità e Bobbio è anzitutto un maestro di laicità, non nel senso stupido e scorretto in cui viene correntemente usata questa parola, quasi significasse l’opposto di credente, di religioso o di praticante, come credono e vogliono far credere gli ignoranti e i disonesti.Bobbio ha insegnato che laico non indica il seguace di una specifica idea filosofica, bensì chi è capace di distinguere le sfere delle diverse competenze; distinguere ciò che è oggetto di dimostrazione razionale da ciò che è oggetto di fede, a prescindere dall’adesione o meno ad essa. Laicità: distinguere fra diritto e morale, sentimento e concetto, legge e passione; articolare le proprie idee secondo principi logici non condizionati da alcuna fede né ideologia; mettere in discussione pure le proprie certezze; sceverare l’autentico sentimento dalle incontrollate reazioni emotive, ancor più nefaste dei dogmatismi.

Oggi viviamo in una temperie culturale assai poco laica, funestata dai fondamentalisti religiosi come da quelli aggressivamente atei, entrambi capaci di ragionare solo con le viscere e con slogan orecchiati. La cronaca di ogni giorno ci mostra come si confondano e si pasticcino politica e morale, diritto e sentimentalismo, in un’allegra sgrammaticatura linguistica, concettuale ed etica che mette spesso il soggetto all’accusativo e viceversa, per scambiare i ruoli tra vittime e colpevoli e mettere in galera il derubato anziché il ladro. Il sistema politico regredisce a una barbarie premoderna, cancellando progressivamente secoli di civiltà liberale che aveva elaborato controlli e garanzie per impedire abusi di potere.

Oggi c’è più che mai bisogno di intelligenza e di passione come quelle di Norberto Bobbio, che ha difeso e vissuto questi valori — i quali, prima di essere cardini della vita civile e del buon governo, sono il sale dell’esistenza quotidiana — sui fronti più diversi, dai mirabili studi filosofici e giuridici, che fanno di lui un eccezionale maestro, alla milizia etico-politica e alla presenza generosa e creativa nella vita culturale. In quel vero, sobrio capolavoro che è De Senectute, un commiato dalla vita insieme classico e cocentemente contemporaneo, Bobbio, richiamandosi al mito platonico dei due cavalli dell’anima, si duole di aver permesso al destriero irascibile di aver prevalso su quello nobilmente razionale, ma non so se sia un’autocritica giustificata. Semmai, è stato troppo mite; oggi c’è bisogno più dell’ira che della mitezza a lui cara, nel baraccone in cui ci troviamo.

La sua lucidità nasce da un cuore generoso, ricco di affetto e amicizia, di ironia e autoironia. Bobbio ha insegnato che la battaglia del pensiero è talora pure una battaglia contro la propria passione, ma sempre nutrita di passione, anche quando deve dolorosamente dominare quest’ultima. Il cuore va sempre ascoltato, anche quando urta contro la legge, ma sapendo che spesso il cuore è pure «pasticcio e gran confusione», come ha scritto in un suo romanzo un altro grande piemontese, Stefano Jacomuzzi. La sofferta chiarezza chiamata a far rispettare l’umano, anche quando ciò — nel groviglio delle contraddizioni — può far male al cuore, affonda le proprie linfe in quest’ultimo. Bobbio, maestro nel difendere i valori «freddi» della democrazia — l’esercizio del voto, le fondamentali garanzie giuridiche, l’osservanza delle regole e dei princìpi logici — sa che essi sono meno appassionanti dei valori «caldi» del sentimento, degli affetti, degli amori; magari pure meno appassionanti delle passeggiate nel suo amato Piemonte o nella nostra Torino, capitale di quell’Italia più civile che credevamo possibile. Ma Bobbio ci insegna che solo i valori freddi, i quali stabiliscono condizioni di partenza uguali per tutti, permettono a ognuno di coltivare i propri valori caldi, di inseguire la propria passione. La logica rende possibile l’umanità e difende la «calda vita», come direbbe Saba. Anche a rischio dell’impopolarità — la vita vera è impopolare — come quando Bobbio, da vero laico, faceva chiarezza sulla vita nascente e sui diritti del nascituro o come quando rivendicava, in certe vicende eclatanti che eccitavano l’opinione pubblica in nome di buoni sentimenti, la prosaica osservanza della legge <Corriere della Sera

L’IMPORTANZA DEL GARANTISMO COSTITUZIONALE La democrazia che non va

Oramai si dà per scontato, o quasi, che le democrazie vivono nell'immediato e che non provvedono al futuro, ai bisogni e problemi del futuro. L'altro giorno Angelo Panebianco osservava, per inciso e con la tranquilla placidità dello studioso che registra un fatto ovvio, che «la natura del sistema democratico spinge gli uomini politici a occuparsi solo dei problemi del presente. Le grane che ci arriveranno addosso non possono essere prese in considerazione... La politica democratica non si occupa di prevenzione». Panebianco ha ragione? Per il nostro Paese sicuramente sì; ma sono oramai parecchie le democrazie che sempre più diventano corto-veggenti e imprevidenti. Dal che ricavo che siamo al cospetto di un problema di estrema gravità.
Io non sono mai stato uno strombazzatore leopardiano delle «magnifiche sorti e progressive» che ci sono state promesse dai Sessantottini in poi. Ho però sempre strenuamente difeso la democrazia alla Churchill: che anche la democrazia è un pessimo sistema, «salvo che tutti gli altri sono peggiori ». In quel detto ho sempre fermamente creduto; ma forse oggi va riprecisato. Intanto va precisato che una cosa è la democrazia liberale costruita dal costituzionalismo, e tutt'altra cosa sono le cosiddette democrazie populistiche e «direttistiche» di finto autogoverno che si liberano dell'impaccio del garantismo costituzionale. In questa chiave io distinguo da tempo tra democrazia come demo-protezione (intendi: che protegge il demos dagli abusi di potere) e come demo-potere (che può diventate tutt'altra cosa). Poniamo, in dannatissima ipotesi, che Berlusconi mi voglia cacciare in prigione. Potrebbe farlo? No, perché io sono protetto dal principio dell'habeas corpus (abbi il tuo corpo) che è quel cardine del costituzionalismo che ci tutela dall'incarcerazione illegale e arbitraria. Mettiamo, d'altra parte, che io non voglia essere avvelenato da «polveri sottili» e dal galoppante inquinamento atmosferico, che io non voglia restare senz’acqua perché l'acquedotto pugliese ne perde metà per strada, oppure che Pisa sparisca sott'acqua. In questi e consimili frangenti la democrazia descritta da Panebianco farebbe meglio delle non-democrazie? E' lecito dubitarne.
Le grandi civiltà idrauliche del lontano passato raccontate da Karl Wittfogel furono create con straordinaria perizia e preveggenza dal despotismo orientale; tantissime lacrime e sangue, ma anche straordinari risultati. Il dispotismo illuminato del '700 fu, appunto, «illuminato». Mentre oggi andiamo alla deriva senza nessuna «illuminazione», con occhi che non vogliono vedere e orecchie imbottite di cerume. Il detto churchilliano tiene ancora? Sì e no. Sì, se lo dividiamo in due; no altrimenti. La mia prima tesi è che la democrazia protettiva dell'habeas corpus e del potere controllato da contropoteri, è e resta il migliore dei regimi possibili per la tutela della libertà dei cittadini. La mia seconda tesi è invece che il demopotere populistico e direttistico alla Chavez, e purtroppo ambito da Berlusconi, diventa o può diventare uno dei peggiori sistemi di potere possibili.

Giovanni Sartori

Corriere della Sera 01 dicembre 2009

martedì 1 dicembre 2009

"Figlio mio, lascia questo Paese"

LA LETTERA. Il direttore generale della Luiss avremmo voluto che l'Italia fosse diversa e abbiamo fallito

Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.
Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.
Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.
Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi.
Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.
Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.
Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.

Preparati comunque a soffrire.

Con affetto,
tuo padre

http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/scuola_e_universita/servizi/celli-lettera/celli-lettera/celli-lettera.html

mercoledì 11 novembre 2009

Rutelli fonda «Alleanza per l'Italia»«Il simbolo sarà scelto online»

Presentato il nuovo soggetto politico creato dall'ex leader della Margherita dopo l'addio al Pd

Francesco Rutelli (Omega)
Francesco Rutelli (Omega)
MILANO - L'addio al Pd di Rutelli diventa ufficiale. A sancirlo in via definitiva è la nascita di «Alleanza per l'Italia»: questo il nome del movimento fondato dall'ex leader della Margherita, che del nuovo partito sarà anche il presidente. Il portavoce è Bruno Tabacci, che ha a sua volta lasciato l'Udc. La prima convention nazionale di «Alleanza per l'Italia», il soggetto politico fondato da Francesco Rutelli, si terrà a Parma, l'11 e 12 dicembre prossimi. Per Rutelli si tratta di un ritorno: nella città emiliana, nel 2003 si era tenuto il congresso della Margherita. La scritta «Alleanza X l'Italia», con il simbolo della "x" per metà verde e per metà rosso al posto della parola «per», è il simbolo scelto da Rutelli per rappresentare il suo nuovo partito. Non si tratta di una scelta definitiva, spiega il presidente del neonato movimento: «Sarà lanciata una consultazione online per arrivare al simbolo che poi resterà».«RISPETTO IL PD, MA...» - «Rispetto il Pd ma non sono d'accordo con la sua svolta a sinistra» spiega Rutelli presentando il suo nuovo movimento. «Da oggi inizia un cammino - aggiunge l'ex Pd - per aggregare tutte le persone che vogliono un'Italia democratica, liberale, popolare e riformatrice». L'ADESIONE DELLA LANZILLOTTA - Il neonato partito di Rutelli incassa intanto il sostegno e l'adesione di Linda Lanzillotta, ex ministro Pd che ha annunciato l'addio ai democratici. «È stata una scelta sofferta, maturata negli ultimi mesi» spiega Lanzillotta, mettendo in guardia i democratici: altri lasceranno. «Sento un disagio diffuso», sottolinea l'ex ministro in un'intervista al Corriere della Sera. «È fallito un progetto al quale ho molto creduto - prosegue -: il rinnovamento della cultura politica, la modernizzazione del Paese. Il Pd non è riuscito a fondere le culture tradizionali con quelle innovative». Le primarie, dice, sono state «un punto di svolta in cui si decideva se continuare con il progetto originario o riesumare le vecchie identità, più rassicuranti ma inadeguate. Si è scelta la seconda strada». Ovvero: «Bersani è stato il punto d'approdo della crisi, che credo irreversibile». Lanzillotta osserva che «il Pd ha già rimosso le componenti della cultura liberale e ambientalista. È approdato nel gruppo socialista in Europa e ha mantenuto un collateralismo con il sindacato. Se non vuole essere destinato alla marginalità - aggiunge - ha bisogno che qualcuno rappresenti l'altro pezzo della cultura riformista. Noi restiamo nell'area di centrosinistra, ma miriamo ad assorbire parti dell'elettorato del centrodestra». Come la Lanzillotta anche i senatori Franco Bruno e Carlo Gustavino lasciano il Pd per aderire ad «Alleanza per l'Itali». Chi resta nel Partito democratico è invece Paola Binetti. Lo annuncia la stessa deputata teodem. «Fino a prova contraria, resto» ha detto ad Affaritaliani.it.


tratto da : Il Corriere della Sera .it 11 novembre 2009

lunedì 9 novembre 2009

Cinque abruzzesi alla direzione nazionale


PESCARA. Sono cinque gli abruzzesi eletti alla direzione nazionale del Pd a conclusione del congresso nazionale di venerdì a Roma. Sono Federica Mariotti eletta per la mozione Bersani, Luigi Lusi per la mozione Franceschini, Stefania Pezzopane, nominata tra le 20 personalità che per statuto entrano di diritto nell’organismo. Franco Marini eletto come ex presidente del Senato e Silvio Paolucci membro di diritto in qualità di segretario regionale.
Ieri Paolucci ha commentato la chiusura delle indagini sull’inchiesta sanitopoli. «Nel confermare il profondo rispetto che nutro verso la magistratura», ha detto Paolucci «a mio avviso va detto che le vicende giudiziarie hanno cambiato il corso politico in questi 18 mesi nella nostra Regione. Mi preme sottolineare che il prezzo politico pagato dal Partito Democratico, mai coinvolto come partito nelle varie vicende, sia stato elevatissimo rispetto ad un quadro che vedrebbe l’imprenditore-teste far svanire 145 milioni di euro e affamare 1600 famiglie abruzzesi e il centrodestra nel pieno di un sistema di rapporti antico tra politica e sanità privata con incarichi di responsabilità che tanti uomini politici di destra avevano allora come oggi. Continuo a ritenere», ha aggiunto Paolucci, «che la sproporzione dei provvedimenti adottati lo scorso anno rispetto all’assenza di qualunque altro provvedimento abbia alimentato una percezione sbagliata nell’opinione pubblica per lungo tempo. Nel frattempo 1600 lavoratori sono alla fame. Ribadendo il mio rispetto verso tutte le istituzioni auspico presto che si faccia chiarezza e che si celebri rapidamente il processo».

tratto da : Il Centro.it 09.11.09

«Il nuovo Pd? Giovane e unito» D’Alessandro: no alle correnti ma l’area cattolica è essenziale


PESCARA. In Abruzzo 60mila abruzzesi hanno votato alle primarie del Pd scegliendo Silvio Paolucci segretario regionale del partito. Un dirigente di 32 anni che si affianca a un altro trentenne, Camillo D’Alessandro, capogruppo in Consiglio regionale.

Consigliere D’Alessandro, Paolucci è stato eletto con un accordo delle mozioni Bersani e Franceschini. Alla vigilia delle primarie però si è parlato anche di lei come candidato alla segreteria regionale.
«Sì, ma abbiamo avuto la forza di dire no a Roma, a chi ci chiedeva di dividerci in Abruzzo per lucrare qualche voto in più ai rispettivi candidati alla segreteria nazionale. Ci siamo rifiutati perché la nostra Regione ha bisogno di unità e i numeri ci hanno dato ragione».
È stato difficile far passare la linea dell’unità?
«Abbiamo spiegato che la situazione che vive l’Abruzzo è eccezionale, con una crisi politica grave a cui è seguita quella economica ed occupazionale, aggravata poi dal terremoto. Abbiamo fatto comprendere che in Abruzzo avevamo una importante risorsa su cui costruire insieme e uniti la ripartenza: un giovane preparato e attrezzato come Silvio Paolucci, insomma il nostro Abruzzo prima di tutto. Ci hanno capito ed il presidente Marini, prima di ogni altro, ha favorito il nuovo corso. Poi ci sono tante energie dentro il Pd, a partire dal candidato dell’area Marino, Fabio Ranieri, di assoluto valore e che potrà fare molto».
Finite le primarie c’è il rischio che il Pd diventi un partito di correnti?
«La corrente è concetto esattamente contrario al merito. Immaginare il partito nuovo che si organizza per schemi vecchi è la negazione del Pd. Vedo invece come necessario innalzare il confronto culturale interno. Del resto basti vedere la degenerazione correntizia dentro il Pdl per capire dove non si deve andare».
Parla delle fondazioni?
«Il problema non sono le fondazioni se promuovessero approfondimento culturale, anzi sarebbero opportune perché la politica partitica non basta. Il problema è nasconderci dietro truppe armate che si contendono potere e ruoli. Da qui le risse, come quella tra Giuliante e Piccone. Forse nel centrodestra abruzzese era inevitabile: in Abruzzo non esiste un “capo”, a partire da Chiodi mai riconosciuto come tale, meglio allora fare tanti capetti».
Quindi niente correnti nel Pd?
«Non escludo che ci siano tentazioni. Per quanto mi riguarda lavorerò per superarle. In Abruzzo, dove abbiamo un segretario unitario, non avrebbero senso».
Lei che proviene dai Popolari e dalla Margherita non teme con Bersani un Pd troppo di sinistra?
«Non si possono fare i processi preventivi. Il popolo delle primarie ha eletto Bersani ed oggi lui è il segretario di tutti. Poi ognuno di noi, così come Bersani, sarà giudicato per quello che fa non per le intenzioni. Ciò che è certo è che nessuno nel Pd può pensare ad un grande e moderno partito senza il contributo dell’area cattolico-democratica proveniente da Popolari e Margherita».
In Consiglio avete annunciato una proposta per Villa Pini. Di che si tratta?
«È una proposta ancora allo studio dei nostri tecnici intesa soprattutto a tutelare i lavoratori. La presenteremo nel prossimo consiglio regionale». (cr.re.)

tratto da : Il centro 09.11.09

giovedì 29 ottobre 2009

I cittadini premiano il PD



Grazie a tutti i 767 elettori che hanno dimostrato con il loro sostegno la volontà di essere protagonisti nelle scelte importanti del partito.
Capistrello, ancora una volta, è tra i comuni dove più alta è stata la partecipazione al voto, dimostrazione chiara ed evidente, della grande maturità democratica dei cittadini che si riconoscono nel nostro progetto ma anche di forte attenzione alle questioni di pubblico interesse.
Cogliamo con grande soddisfazione, il risultato di queste primarie, per nulla scontato in termini di affluenza.
Pur essendo, i risultati di Capistrello, nettamente in controtendenza rispetto al dato nazionale, essi rappresentano di certo un invito chiaro ed evidente a continuare sulla strada tracciata fin qui dal nostro partito.
Grazie per aver condiviso con noi le scelte fatte, perché questo ci da grande fiducia e notevole carica per le prossime amministrative di primavera.

Il Segretario
Alfio Di Battista

Risultati Primarie PD 2009

Sotto sono riportati i risultati delle primarie PD 2009 Comune di Capistrello

Assemblea Regionale

Voti validi :673 Paolucci : 468 Ranieri : 205 Voti scrutinati: 767 Bianche: 87 Nulle: 7


Segretario Nazionale

Voti validi : 752 Bersani: 276 Franceschini : 444 Marino : 32 Voti scrutinati: 767
Bianche : 7 nulle: 8

mercoledì 21 ottobre 2009

Primarie del PD 25 ottobre




IL 25 ottobre ricorda che: Si vota dalle 7 alle 20 in oltre diecimila seggi.

A Capistrello si voterà presso il seggio allestito
nei locali della ex-biblioteca Comunale in via San Silvio



ricorda che:
si può votare una sola lista, puoi votare se hai almeno 16 anni e sei: cittadino italiano, cittadino europeo con residenza in Italia, o cittadino di un altro paese con permesso di soggiorno in Italia.
Per votare basta un documento d’identità e la tessera elettorale. Per i minorenni e i cittadini stranieri serve solo il documento.

Gli studenti universitari e i lavoratori fuori sede, possono votare anche gli extracomunitari con permesso di soggiorno.

Le schede sono due: una di colore azzurro per l’elezione del Segretario e dell’Assemblea Nazionale, un’altra di colore rosa per l’elezione del Segretario e dell’Assemblea Regionale.
Sceglierai il tuo Segretario tracciando un unico segno su una delle liste dei candidati ad esso collegati.

Per votare è necessario versare un contributo minimo di 2 euro per aiutarci a sostenere l’iniziativa.
Al momento del voto riceverai la molletta “Ci tengo”, simbolo di queste primarie.


COSA PUOI FARE ORA?
- Diffondi le informazioni. Metti questa azione come status in Facebook.
- Manda ai tuoi amici una mail con tutto ciò che serve per votare con il form che trovi qui a destra
- Scarica, stampa e diffondi il depliant informativo che trovi qui.
- Manda un sms ai tuoi amici
- vieni a dare una mano nella nostra sede in via Roma

CERCA IL TUO SEGGIO SU25ottobre2009.blogspot.com o invia un sms ai numeri :
366 38 90 918 oppure 327 22 68 935



Il 25 ottobre 2009 scegli tu il segretario del PD.

lunedì 19 ottobre 2009

Lettera di Piero Fassino

Il 25 ottobre si svolgeranno le consultazioni primarie per eleggere il Segretario nazionale del PD.

Oltre 10.000 seggi saranno allestiti in tutta Italia e potranno votare tutti coloro che si riconoscono nel Partito Democratico: iscritti, elettori (anche non iscritti) e simpatizzanti.

Potranno votare anche tutti i giovani con più di 16 anni, immigrati ed extracomunitari con regolare permesso di soggiorno.

Sin dal primo momento ho sostenuto con convinzione la candidatura di Dario Franceschini: perché è Segretario del PD da soli sette mesi, un tempo troppo breve per cambiare un leader; perché pur in un tempo così breve ha dimostrato di saper fare il Segretario e di avere doti di leader; soprattutto perché Dario meglio di tutti rappresenta quel Partito Democratico giovane, nuovo, plurale che abbiamo fondato per avere finalmente una “casa comune dei riformisti” e superare le divisioni del passato.

Ho scelto di sostenere Dario perché va evitato in ogni modo l’errore di trasformare l’elezione del segretario del Partito Democratico in una competizione tra ex DS ed ex Margherita.

Abbiamo voluto e fondato il Partito Democratico proprio per fondere, mescolare, unire le diverse culture progressiste italiane in un progetto unitario che vada oltre le appartenenze di origine di ciascuno di noi, per scrivere e narrare insieme una storia nuova in cui tanti italiani possano riconoscersi.

E garantire che il PD abbia un profilo largo, plurale ed aperto, e la condizione per ottenere un consenso elettorale ampio che consenta al PD di sfidare Berlusconi e di riportare il centrosinistra alla guida dell’Italia .

Per questo votare Dario Franceschini e farlo votare è la scelta giusta per l’Italia, giusta per il Partito Democratico, giusta per le speranze di ciascuno di noi.


Piero Fassino

domenica 11 ottobre 2009

Mozione Franceschini : Più di 500 persone con Fassino e Lusi ad Avezzano


Si è svolta sabato sera all’Hotel dei Marsi di Avezzano (AQ) una cena a sostegno della Mozione Franceschini organizzata dalla mozione Franceschini della provincia di L'Aquila, coordinata dal Sen. Luigi Lusi, vice Presidente della commissione Bilancio e Programmazione economica, primo firmatario in Abruzzo della mozione, con la partecipazione del coordinatore nazionale della stessa, On. Piero Fassino.


Letteralmente un bagno di folla: professionisti, amministratori locali e tanta, tanta gente al fianco di Piero Fassino e di Luigi Lusi.

In una provincia dilaniata dal terremoto e, prima ancora, dal terremoto politico, la mobilitazione di tante persone ha voluto sottolineare la volontà di sostenere una classe politica che, appoggiando Franceschini, intende rappresentare una concezione moderna della politica, come proposizione di nuove idee, di competenza, di professionalità e di merito.

La serata è stata introdotta dal sen. Lusi che in mezzo alla gente ha voluto riportare, ancora una volta, la politica vera e concreta di chi ogni giorno rappresenta in Parlamento quello che vive quotidianamente tra la gente stessa.

Più di 500 persone hanno partecipato alla cena di Piero Fassino in sostegno della Mozione Franceschini. Sindaci, amministratori e tante persone hanno animato la sala per ascoltare il discorso di Piero Fassino, in cui ha spiegato i 5 punti cardine della mozione Franceschini, il senso di un congresso del PD, il perché di Dario Franceschini segretario nazionale.

“C’è bisogno del PD per arginare la deriva assoluta a destra del nostro Paese” ha spiegato Fassino “C’è bisogno di una grande forza riformista per reinterpretare la società che cambia e riportare la passione politica al centro del confronto dialettico. Nei prossimi giorni, inoltre, saranno in discussione in Parlamento le Mozioni, alla Camera, e la nuova Legge Finanziaria al Senato, fondamentale quest'ultima per la provincia di L'Aquila e l'Abruzzo intero" ha spiegato Fassino", per chiedere al Governo certezze per i grandi interventi che questa provincia necessita. Certezze di investimenti e di scelte."

Il Sen. Luigi Lusi, primo firmatario della Mozione Franceschini in Abruzzo, ha sottolineato "la necessità di norme certe da parte del Governo che fissino le somme stanziate per la ricostruzione a L’Aquila e la progettazione della ripresa economica in tutta la provincia."


tratto da : www.marsicanews.it

venerdì 9 ottobre 2009

Visita Piero Fassino in Abruzzo



Questa sera, venerdì 9 ottobre, Piero Fassino(in foto) sarà in visita in Abruzzo a sei mesi dal terremoto de L'Aquila del 6 Aprile scorso e per rendersi conto in prima persona dei problemi della ricostruzione e del difficile ritorno alla normalità per le popolazioni colpite.

L'esponente del Pd avrà un primo incontro con il sottosegretario alla Protezione civile Guido Bertolaso alle ore 9 presso la Caserma della Guardia di Finanza di Coppito. Alle 9,30 , sempre a Coppito negli uffici della Presidenza della Provincia, Fassino avrà colloqui con la presidente della Pronvincia dell'Aquila Stefania Pezzopane e con il sindaco del capoluogo abruzzese Massimo Cialente. Alle 10, sempre all'interno della caserma della GdF, è in programma una conferenza stampa.

Successivamente Piero Fassino si trasferirà a Pescara dove alle 12, nell'Hotel Duca d'Aosta in piazza Italia, è previsto un incontro pubblico con amministratori e dirigenti del Pd. Le tappe successive toccheranno alle 14 Guardiagrele, alle 17 San Salvo per un incontro con i cittadini e i militanti democratici presso il centro culturale "Aldo Moro"e infine, alle 20.30, Avezzano, dove è in programma - all'Hotel dei Marsi - una conviviale a cui partecipano dirigenti del Pd, amministratori e cittadini.

Ufficio Stampa PD Mozione Franceschini Abruzzo

Per una manciata di voti il Senato rinvia le amministrative nei comuni marsicani commissariati al 2010



Avezzano. Il Senato boccia gli emendamenti 1.100 e 1.101 del decreto legge 1773 e spegne le speranze dei tre comuni marsicani commissariati, Capistrello, Celano e San Benedetto, di tornare alle urne entro il 2009.
Ora il voto dovrà passare alla Camera, ma la situazione probabilmente non cambierà.
Gli emendamenti erano stati firmati dai senatori del Pd Luigi Lusi e Giovanni Legnini, ed erano stati accompagnati da una raccolta di firme avviata nei comuni di Celano e San Benedetto. Il no del Senato ha scatenato una reazione a catena tra i sostenitori del voto subito che hanno puntato il dito contro i quattro senatori abruzzesi contrari agli emendamenti. "E’ il momento della verità per i parlamentari abruzzesi che oggi hanno gettato la maschera di fronte ai propri elettori e cittadini.
I due emendamenti non sono stati approvati in Senato, rispettivamente per soli 6 e 7 voti.
Determinanti per l'esito negativo i quattro voti contrari dei senatori della destra abruzzese, Fabrizio Di Stefano, Andrea Pastore, Filippo Piccone e Paolo Tancredi.
Ora si sa con chiarezza chi vuole i Commissari al governo dei Comuni e chi vuole le Giunte elette dai cittadini". Così il senatore Lusi ha spiegato quanto accaduto ieri in Senato durante la votazione per gli emendamenti che avrebbero mandato alle urne i tre paesi commissariati della Marsica. "I due emendamenti sono stati votati ieri mattina al Senato.
Il primo, relativo al ritorno alle urne dei tre paesi marsicani commissariati non più entro il 15 dicembre ma entro il 15 gennaio, ha ottenuto 132 voti contrari e 126 favorevoli. Sul secondo emendamento invece, nel quale si chiedeva di indire il ballottaggio per il comune di San Benedetto, 135 senatori si sono espressi contro e 128 a favore.
È inaccettabile, che non tiene assolutamente conto della situazione del paese, totalmente diversa dalla realtà aquilana e da quella degli altri due paesi marsicani", ha dichiarato dopo il voto Marco Passante, capolista della coalizione "Progetto San Benedetto".
La realtà di San Benedetto infatti è diversa dalle altre perché mentre per Celano e Capistrello si tratterebbe di scegliere una nuova amministrazione, agli elettori di San Benedetto spetterebbe solo il compito di decidere il sindaco.
Il ballottaggio, deciso dal Consiglio di Stato e dal Tar, doveva tenersi entro giugno 2009.
Anche a Capistrello la situazione non è delle migliori. Oltre al commissariamento da quasi un anno, il comune ha anche un dichiarato dissesto finanziario che preoccupa molto il segretario del circolo del Pd di Capistrello, Alfio Di Battista, sostenitore del ritorno al voto entro il 2009.
"L'ulteriore rinvio del voto acuisce i problemi nel nostro comune", ha spiegato.
"Stando così le cose ribadiamo la necessità di un tavolo di confronto costante nel quale il commissario dovrà aggiornarci sulle decisione che intenderà prendere di volta in volta". "Se i quattro senatori del Pdl avessero votato", ha affermato il candidato a sindaco della coalizione Unitinsieme per Celano, Carlo Cantelmi. "Celano sarebbe tornata alle urne entro pochi mesi e avrebbe risolto così molti problemi legati alla mancanza dell'amministrazione.
Il senatore Piccone ha votato contro questi emendamenti forse per paura di affrontare il voto".
Gli emendamenti, come a San Benedetto, anche a Celano sono stati sostenuti da una raccolta di firme e diverse iniziative.
Ora bisogna solo attendere il voto della Camera.

tratto da : Terremarsicane.it


Ecco gli emendamenti proposti dai senatori Lusi e Legnini, depositati ufficialmente, presso la I° commissione Affari costituzionali del Senato.


___________________________________________________

A.S. 1773

Emendamento

Art. 1

Al comma 1, primo periodo, dopo le parole "dei consigli comunali," inserire le parole: "salvo quelle relative ai comuni di Celano, Capistrello, San Benedetto dei Marsi,".

Conseguentemente

Dopo il comma 1 è aggiunto il seguente comma:

«1-bis. All’articolo 6, comma 3, del decreto legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, è apportata le seguente modificazione: dopo le parole "novembre ed il" le parole "15 dicembre 2009" sono sostituite dalle seguenti parole "15 gennaio 2010"».

LUSI, LEGNINI.




lunedì 5 ottobre 2009

Intervento del segretario circolo PD Capistrello alla riunione convenzione provinciale PD


Da qualche tempo mi sforzo di capire le ragioni profonde che ci spingono a stare in un partito come il nostro, dove la militanza viene sempre più vissuta come affermazione della propria identità politica, caratterizzata evidentemente dalla propria matrice di provenienza.

La questione dell’identità è importante, perché essa serve a definire noi stessi rispetto al mondo e ci fornisce gli strumenti per interpretare la realtà circostante.

Ci permette di sviluppare gli anticorpi per crescere e fortificarci, per essere più solidi e resistenti.

L’identità non deve, né può essere una clava da brandire contro chi non ci è affine solo perché cresciuto sulla base di valori diversi.

Non è forse la diversità che ci caratterizza come democratici?

Non è forse la capacità di accogliere l’altro che caratterizza il nostro essere democratici?

Non è forse, l’immenso valore del confronto tra diversi che ci fa maturare e crescere come democratici?

Vedete, per me, l’identità politica, non può essere qualcosa da registrare agli atti o da enunciare all’occorrenza in occasioni come questa.

L’identità politica deve essere traduzione visibile nell’agire quotidiano con atti concreti attraverso scelte chiare, responsabili e rispettose delle differenti declinazioni culturali che necessariamente caratterizzano i grandi partiti come il nostro.

Non a caso evidenzio valori universali quali il rispetto e la responsabilità, valori sempre più marginali rispetto all’agire di una politica, sempre più avvitata verso un decadente nichilismo barbarico, in discesa folle verso un autismo politico in cui ogni genere di relazione interpersonale è compromessa ed inquinata dal personalismo e da una sorta di sindrome di Dio che attanaglia molti nostri rappresentanti politici.

Il rispetto non è ossequio, deferenza, riverenza; ma al contrario è attenzione, riguardo, considerazione per le persone, le istituzioni e le cose.

Mi viene in mente la frase di un grande come Don Milani … “I care”, … mi riguarda.

Il rispetto è la prima categoria d’ogni forma educativa che non può essere insegnata, ma che si apprende con l’esempio, la prassi, l’imitazione e l’identificazione.

E’ semplicemente buona educazione.

Il rispetto dipende essenzialmente da ciò che ognuno di noi ha ricevuto dagli altri.

Se tu sei stato rispettato nella tua entità di persona, tu rispetterai le persone ma anche le Istituzioni e le cose.

Se hai ricevuto rispetto nelle forme giuste, riesci a darlo correttamente, al contrario, lo impari solo come una lezione scolastica, che non è la stessa cosa perché rimane un apprendimento razionale troppo lontano dal vissuto emotivo.

Responsabilità è la capacità di rispondere prima di tutto a se stessi e alla propria coscienza, poi agli altri, a chi ci da fiducia, a chi scommette su di noi.

E’ farsi carico delle scelte, è provare a cercare una strada da indicare a chi crede in noi per poi, percorrerla assieme.

Rispetto e Responsabilità sono in stretto rapporto con la verità, con la lealtà, la coerenza e la trasparenza.

In tutto ciò che si trova, tra lo scetticismo di chi non crede più a niente ed il dogmatismo di chi invece ha sempre le certezze in tasca, preferisco il dubbio alimentato dalla curiosità di sapere come andrà a finire.

In fondo, possiamo solo avvicinarci alla verità attraverso le parole che indicano cosa la verità non è, senza dimenticarci, che le parole hanno sempre il volto di chi le pronuncia.

Ecco allora che, il dire non seguito dal fare, o peggio ancora, il dire seguito da un fare opposto al dire, produce almeno due affetti negativi: squalifica chi dimostra incoerenza, ma, soprattutto squalifica il concetto, magari giustissimo, che è stato enunciato.

Occorre fermezza nei principi, quella fermezza che si manifesta col rispetto delle regole, differentemente dall’ottusa puntigliosità del presidio di posizioni “contro” qualcosa o qualcuno, che, esprimono al massimo, solo un distruttivo e inconcludente risentimento.

Al rispetto delle regole segue la condivisione di un percorso o di una modalità di approccio ai molteplici temi di cui la politica può e deve farsi carico.

Poi, si può lavorare insieme per il piacere di farlo, oppure solo per opportunismo, non vedo contraddizione in ciò, perché tutto in politica, si può riconnettere in relazione alla visione che ognuno ha dell’altro.

Corre però l’obbligo del rispetto dei ruoli, riconoscersi ognuno nell’altro, per collaborare ad un fine più alto delle proprie legittime aspettative ma sempre nel massimo rispetto dell’altro, non più, un nemico da abbattere ma componente in gioco nella stessa partita dentro la stessa squadra.

Dico questo, perché dobbiamo riconoscere tutti, che nei recenti congressi ci siamo dilaniati tra noi e a tal proposito, vorrei citare un’osservazione che un mio amico sindacalista faceva qualche giorno fa, ed è la seguente:

“ a volte mi sembra che certi nostri dirigenti politici, somiglino, nei comportamenti a quei ragazzini capricciosi che portavano il pallone nelle partitelle che si facevano all’oratorio, e se capitava che perdevano, si riprendevano il pallone, se ne tornavano a casa e non facevano giocare più nessuno.”

Se si accetta liberamente di far parte di una comunità se ne accolgono le regole dando ognuno il proprio contributo alla crescita di un sentire comune nell’ambito delle sedi deputate al confronto.

Quando le cose non vanno secondo le proprie aspettative si hanno due possibili modalità di reazione:

1) mettersi in discussione per adeguare il proprio comportamento in funzione di ciò che si è rivelato sbagliato

2) oppure polemizzare con tutto e tutti, attribuendo responsabilità e colpe solo agli altri.

Io preferisco la prima opzione perché rappresenta i termini più efficaci per reagire alla novità, ovvero percepire la stessa come opportunità di miglioramento, come occasione di crescita e non come difficoltà da eludere o peggio da nascondere.

In tal senso, credo, vada rimodulato il rapporto che la politica, una certa politica, ha con il potere.

Il “potere”, deve essere e rimanere semplice strumento e mai fine della politica.

Non può, il potere, essere percepito come possesso o dominio degli altri perché se si dice di voler stare dalla parte dell’uguaglianza ed essere credibilmente alternativi allo stile dominante occorre un profondo cambiamento nel modo di gestire il potere e di certo non basta sostituire una classe dirigente con un’altra all’insegna del “vattene tu, che mi ci metto io”.

Esercitare il potere è un atto di profonda responsabilità e di enorme umiltà perché deve essere prima di tutto servizio alla collettività.

Offrire tempo ed energie a questo forte impegno che è la politica militante per molte persone, e per fortuna nel Pd ce ne sono tante, vuol dire organizzarsi al meglio per evitare di incidere negativamente sulla propria professione e sulla propria famiglia, non sempre vi si riesce.

Non sovrapporre la professione ed il lavoro con la politica significa salvaguardare la propria indipendenza come fattore primario per esprimere libertà di scelta, libertà di agire, libertà di parlare e anche libertà di contrapporsi senza infingimenti con la pretesa sacrosanta di confrontarsi, con interlocutori credibili e altrettanto liberi perché abbiamo tutti l’obbligo, oggi, di pretendere una politica alta e realmente al servizio della collettività.

La dove il lavoro o la professione, si mescolano alla politica, si indebolisce il pensiero sminuendone il senso, si generano schiavi sempre proni al giogo della cattiva politica.

Dalla fondazione del PD ci siamo tutti impegnati e battuti affinché questo partito fosse percepito dalla gente come luogo di partecipazione aperto a tutti, ed è proprio per questo motivo che non possiamo esimerci dal rappresentare le nostre istanze e le nostre idee se non attraverso ciò che è la buona politica, che a grande fatica ci sforziamo di diffondere per rendere un servizio alla società, ma anche per rendere noi stessi migliori di quando abbiamo iniziato quest’avventura nel Partito democratico.



Alfio Di Battista

Avezzano 04.10.2009