Circolo Partito Democratico - Capistrello (Aq)

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venerdì 24 giugno 2011

I Comuni chiedono di stoppare il Dpcm sulle gestioni associate Sindaci contro alleanze obbligate

Fermare il Dpcm sulle gestioni associate obbligatorie per i Comuni fino a 5mila abitanti, e riaprire una discussione con i diretti interessati sulle modalità per attuare l'obbligo previsto dalla manovra estiva 2010.
È la reazione dei sindaci al decreto (anticipato sul Sole 24 Ore di ieri) che vorrebbe avviare associazioni «progressive» tra i piccoli Comuni, traducendo in pratica l'obbligo di unire le forze per gestire le funzioni fondamentali introdotto dal Dl 78/2010.
Il testo, in realtà, solleva più di un problema applicativo: le funzioni fondamentali da mettere in comune sono quelle elencate dalla legge delega sul federalismo fiscale, e riguardano amministrazione generale (nei limiti del 70% della spesa), polizia locale, istruzione pubblica, viabilità e trasporti, territorio e ambiente (tranne l'edilizia residenziale pubblica) e settore sociale. Secondo il testo, gli enti sotto i 5mila abitanti (3mila abitanti nei territori montani) dovrebbero gestire in forma associata almeno due funzioni dal 1° gennaio prossimo, almeno quattro dal 2013 e tutte e sei dal 2014. Il tutto senza specificare quali funzioni associare per prime, e secondo quali modalità, con il rischio di creare una geografia frastagliata di aggregazioni ad assetto variabile
sul territorio. La regola prevista dalla bozza di Dpcm, poi, contiene in sé lo strumento per aggirare lo scopo stesso della norma inserita in manovra, quello di «razionalizzare» le gestioni dei piccoli Comuni prevedendo aggregazioni di almeno 5mila abitanti: il limite demografico minimo, infatti, sarebbe pari al quadruplo degli abitanti nel Comune più piccolo, in modo che chi si allea con un mini-ente può fermarsi molto sotto la soglia dei 5mila.
Gli amministratori locali contestano in toto la norma, che dovrebbe essere presentata dal Governo (come informativa) nell'Unificata del 7 luglio, visto lo slittamento della riunione prevista ieri. «Chiediamo al Governo di non dare ulteriore corso al provvedimento - spiega Enrico Borghi, vicepresidente Anci con delega alla montagna - e di confrontarsi con noi, perché nel merito abbiamo una serie di rilievi da sollevare».
Sempre ieri, l'associazione dei Comuni è tornata a chiedere una nuova proroga (al 30 luglio) per il termine entro il quale approvare il bilancio preventivo (dopo l'ultima proroga la scadenza è ora fissata al 30 giugno). A motivare la nuova richiesta è la mancata pubblicazione dei decreti che sostituiscono gli ex trasferimenti erariali con le compartecipazioni e la perequazione. Si tratta di poste essenziali per i conti del 2011, rese urgenti anche dal calendario delle amministrazioni locali: entro giugno dovrebbero essere erogati ai sindaci i due terzi delle nuove spettanze (nel vecchio sistema giugno era il mese della seconda rata dei trasferimenti), per evitare di aprire un buco nella gestione di cassa dei sindaci.
Gianni Trovati

tratto da : Il Sole 24 Ore 24.06.2011

Passa da qui la strada per posti di lavoro stabili

L a conferenza nazionale per il lavoro del Pd della scorsa settimana ha confermato, pur tra le profonde diversità d'impostazione, una sostanziale convergenza tra maggioranza e opposizione su uno dei temi centrali del dibattito sulle riforme del lavoro. Entrambi gli schieramenti concordano come non sia sufficiente un semplice tratto di penna del legislatore per affrontare e risolvere un tema complesso come quello del precariato.

La soluzione – si legge infatti nel documento preparatorio della conferenza di Genova - non sta nel "contratto unico" di primo ingresso e cioè in velleitarie soluzioni dirigistiche tese ad appiattire in rigidi schemi legali il dinamismo e la multiforme realtà del lavoro. Fondamentali sono, piuttosto, le azioni tese ad assicurare un migliore e più efficace incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro. A partire dalla transizione dalla scuola al mercato del lavoro. Rendendo trasparenti e mobili le qualifiche.

Migliorando il riconoscimento, anche a fini curriculari, delle forme di apprendimento realizzate in ambiente lavorativo. Contrastando l'abuso dei tirocini formativi, che spesso vengono usati in alternativa a regolari rapporti di lavoro. Incentivando, con un adeguato orientamento e robusti servizi di placement nelle scuole e nelle Università, l'acquisizione di professionalità e competenze realmente spendibili sul mercato del lavoro, senza per questo rinunciare all'obiettivo di una formazione che educhi i giovani ad affrontare con consapevolezza e spirito critico la realtà che li circonda.

È in questo quadro che diventa irrinunciabile – come a più riprese sostenuto dal Governo e come ora ribadito dalla conferenza per il lavoro del Pd – un convinto e coraggioso rilancio del contratto di apprendistato per restituirlo alla sua vocazione originaria di veicolo di primo ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Sottraendolo, per un verso, all'utilizzo improprio che lo ha fatto non di rado diventare uno strumento per il mero abbattimento del costo del lavoro. Garantendo, per l'altro verso, l'effettività della sua componente formativa oggi riservata soltanto a un giovane apprendista su cinque.

Lungi dall'essere un semplice contratto di lavoro l'apprendistato può rappresentare, in effetti, un canale di incontro tra domanda e offerta di lavoro particolarmente efficace. Un apprendistato di qualità consente di superare la vecchia quanto artificiosa distinzione tra sapere e saper fare. Condizione questa imprescindibile per offrire ai nostri giovani robusti percorsi di apprendimento, come tali coerenti con i fabbisogni professionali e le esigenze del sistema produttivo.

A differenza del "contratto unico" di primo ingresso, che nella sostanza si traduce in un rapporto di lavoro temporaneo di durata triennale senza le tutele dell'articolo 18, il contratto di apprendistato si caratterizza per una maggiore qualità e per un più corretto equilibrio tra tutela del giovane lavoratore ed esigenze della impresa. Con questa forma di lavoro, infatti, la stabilità al termine dell'inserimento iniziale non è frutto di rigide imposizioni legislative, peraltro facilmente aggirabili dal datore di lavoro. Oltre ad accompagnare tutta la fase formativa dell'apprendista, la stabilizzazione diventa piuttosto una convenienza reciproca.

La formazione e le competenze acquisite nel percorso di apprendistato rappresentano infatti un valore aggiunto. Non solo per il singolo apprendista, che può acquisire in ambito lavorativo una qualifica professionale e persino un titolo di studio di livello universitario. Ma anche per la stessa impresa che investe in capitale umano accrescendo così la produttività e la qualità della forza lavoro di cui si avvale e avviando il necessario ricambio generazionale. Perché i giovani che entrano oggi in azienda in apprendistato saranno le "competenze" e le "professionalità" di cui l'impresa potrà avvalersi nel futuro.

Governo, Regioni e parti sociali sono chiamati a valutare un progetto di riforma dell'apprendistato che già oggi registra un'ampia e significativa convergenza. Non a caso lo schema di decreto legislativo approvato dal Governo lo scorso maggio dà piena attuazione alla delega del Governo Prodi frutto, a sua volta, del protocollo sul lavoro del luglio 2007. Sono passati quattro anni e l'obiettivo pare a portata di mano. Anche in questo caso, come per l'atteso avviso comune per l'esigibilità del contratto aziendale, occorre recuperare uno spirito condiviso e mettere l'interesse generale davanti a quello particolare. Ognuno faccia davvero la sua parte e non si sottragga alla quota di responsabilità che gli appartiene. Perché per il futuro dei nostri giovani - e delle imprese che li assumono scommettendo su di loro - non esistono scorciatoie.

tratto da: Il sole 24 ore 24.06.2011

mercoledì 22 giugno 2011

CAPISTRELLO: VICE SINDACO CONTRO POSTE ITALIANE, ''TROPPI DISSERVIZI''



CAPISTRELLO - "Una settimana da dimenticare per i cittadini di Capistrello (L'Aquila) alle prese con le inefficienze degli uffici postali".
Lo dice il vice sindaco del centro rovetano Alfio Di Battista che, in una nota, esorta Poste italiane a prestare una maggiore attenzione alle esigenze dell’utenza; non foss’altro "per pure ragioni di marketing, visto che Capistrello, rappresenta uno degli sportelli più importanti in termini di depositi della provincia dell’Aquila".
"Già nei mesi scorsi era accaduto che gli uffici periferici delle frazioni di Corcumello e Pescocanale rimanessero chiusi - aggiunge - suscitando le proteste dei residenti".
"Oggetto delle rimostranze - dice il vice sindaco - è la perdurante carenza di personale rispetto alle necessità della piazza che a tal proposito richiederebbe un più adeguato dimensionamento della struttura".
"La mia preoccupazione - conclude Di Battista - è resa ancor più palpabile dall’imminenza delle ferie estive che giustamente i dipendenti delle poste hanno diritto a fare, ma che potrebbero essere ulteriore motivo di diminuzione del personale in un periodo in cui il servizio andrebbe potenziato, sia per la presenza di concittadini che vivono fuori ma che tornano a trascorrere l’estate in paese, sia per la presenza di turisti che da qualche anno, per effetto dei convenienti prezzi degli immobili del centro storico, scelgono Capistrello per acquistare la seconda casa e trascorrere così tra i nostri boschi e le nostre valli le loro ferie".

18 Giugno 2011

domenica 5 giugno 2011

4 SI DEMOCRATICI



Si avvicinano le date del 12 e 13 giugno 2011, in cui i cittadini Italiani saranno chiamati a pronunciarsi in merito ai quattro quesiti referendari, ovvero :

a) referendum popolare n. 1 – Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione;

b) referendum popolare n. 2 – Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma;

c) referendum popolare n. 3 – Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme;

d) referendum popolare n. 4 – Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale.


Di fronte al clima di reticenza informativa e confusione, che sta contraddistinguendo i referendum, il circolo del PD di Capistrello invita tutti i cittadini ad andare a votare e votare SI a tutti e quattro i quesiti referendari.

Riteniamo infatti, nell’ovvietà dell’enunciazione, che beni come l’acqua ( quesiti n.1 e n.2 ) non possano essere privatizzati, ne essere imbrigliati nelle regole del mercato e della finanza;
mentre sul quesito n.3 riteniamo che la realizzazione di nuove centrali nucleari, aldilà dell’emotività innescata dall’incidente nucleare di Fukushima, sia ad oggi una scelta anacronistica ed economicamente insostenibile per un Paese come l’Italia – ritenendo invece strategico sia in termini economici che in termini occupazionale l’investimento sulla filiera dell’ energie rinnovabili;
sul quesito n.4, riteniamo che in una moderna e compiuta democrazia tutti i cittadini debbano essere uguali di fronte alla legge, aldilà del ruolo che ricoprono;

Per tali ragioni, invitiamo tutti i lavoratori e cittadini ad andare a votare il 12-13 giugno e votare SI a tutti e quattro i quesiti referendari.

Quesito n°1 e 2:
Vota SI per dire NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA.

Quesito n°3:
Vota SI per dire NO AL NUCLEARE.

Quesito n°4:
Vota SI per dire NO AL LEGITTIMO IMPEDIMENTO.

giovedì 2 giugno 2011

Aldo Moro statista degli anni settanta





In occasione della festa della Repubblica – a Capistrello presso la Biblioteca comunale si terrà un convegno sulla figura dell’on. Aldo Moro : partecipano il Sindaco di Capistrello; il prof. Claudio Vasale, docentedi Storia delle dottrine politiche Università LUMSA; il dr. Vladimiro Satta, documentarista della ex Commissione parlamentare bicamerale per le stragi. Il Convegno sarà un momento di riflessione su una stagione politica decisiva per la storia recente del Paese. Una stagione bianco e nero, dentro giochi di potere internazionali all’ombra della guerra fredda fra Urss e Usa.
L’esperimento politico tentato in Italia da Moro e Berlinguer- passato alla storia come compromesso storico, poteva rappresentare forse qualcosa di nuovo rispetto a quella che poi è stata la politica del Paese – le speranze per questo qualcosa di nuovo cessarono brutalmente il 16 marzo 1978 - l’assassinio dell’On. Moro proprio nel giorno del primo dibattito sulla fiducia al nuovo governo Andreotti IV archiviò definitivamente la cosiddetta alternativa democratica, lasciandoci il Paese che conosciamo.