Circolo Partito Democratico - Capistrello (Aq)

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lunedì 30 marzo 2009

RIFIUTI ZERO: COME PRODURNE MENO E RICICLARLI TUTTI


Segnaliamo a quanti fossero interessanti quest'interessante convegno organizzato dal Comitato Piani Palentini.

per unteriori info. consultare il blog: http://pianipalentini.blogspot.com/


Il giorno 5 aprile 2009 alle ore 15,30, presso la Sala del Consiglio Comunale di Tagliacozzo (Piazza Duca degli Abruzzi), il Comitato Piani Palentini illustrerà ed approfondirà alcune tematiche inerenti il progetto di “Mega Discarica” in località “Trasolero” (Corcumello di Capistrello), tema di cogente attualità.

In particolare verranno illustrate le obiezioni al progetto presentate in forma di osservazioni nella procedura di Valutazione Impatto Ambientale. Saranno anche presentate le azioni fin qui messe in atto dal Comitato finalizzate a contrastare l’ampliamento della discarica ed alla individuazione di razionali soluzioni alternative.

In questo ambito parteciperà all’incontro il Prof. Paul Connett, esperto mondiale di problemi sanitari provocati dagli inceneritori e ideatore della strategia “WASTE NOT” (Rifiuti Zero), con un intervento sul tema riduzione, riciclaggio e gestione dei rifiuti. Al termine dell’incontro il Prof. Connett ed i componenti del Comitato saranno a disposizione per un “question time”.


mercoledì 25 marzo 2009

Infiltrazioni mafiose nella Marsica - caso Tagliacozzo


Riciclaggio, si cercano gli altri investimenti Zangari nega, ma la procura di Avezzano punta alla collaborazione di Lapis

L’amministratore della Sirco versò quasi due milioni per il villaggio turistico di Tagliacozzo

AVEZZANO. A dieci giorni dagli arresti dell’ex assessore Nino Zangari e dei fratelli Achille e Augusto Ricci - proprietari della società «Alba d’oro», che secondo la Procura distrettuale antimafia reinvestiva in Abruzzo i soldi del boss Vito Ciancimino - la procura di Avezzano si prepara al nuovo interrogatorio dei tre imprenditori ristretti ai domiciliari. Dopo il sequestro del complesso turistico “La Contea” di Tagliacozzo, l’inchiesta sul tesoro della mafia riparte da Avezzano. La procura distrettuale antimafia dell’Aquila, pur riconoscendo la piena validità delle indagini del Gico della Finanza sulla provenienza palermitana dei soldi usati per la realizzazione del villaggio turistico di Tagliacozzo, e pur confermando per Zangari e i Ricci l’accusa di riciclaggio con l’impiego di denaro di provenienza illecita, ha trasferito il fascicolo alla procura di Avezzano non essendo i tre direttamente coinvolti nell’associazione di stampo mafioso. Ma, come ha tenuto a precisare il 18 marzo scorso il procuratore distrettuale dell’Aquila Alfredo Rossini, «ci troviamo difronte a una infiltrazione pesante, con uso di capitali che provengono indiscutibilmente da attività mafiose».LA TESI DIFENSIVA. Fattostà che nel primo interrogatorio condotto mercoledì scorso dal pm Fabio Picuto e dal gip Giansaverio Cappa, che ha firmato le tre ordinanze di arresto, i tre imprenditori marsicani hanno ribadito di non sapere che i soldi provenivano da una società “cassaforte” della mafia, quella «Sirco spa» amministrata dall’avvocato ravennate Gianni Lapis, prestanome dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino. «Non sapevamo che erano soldi sporchi, e non sappiamo nulla di Ciancimino». Una tesi difensiva, questa, ribadita dallo stesso difensore di fiducia dei tre tagliacozzani, l’avvocato Salvatore Sciullo, che nella tarda mattinata di ieri ha raggiunto gli uffici della procura di Avezzano. «Proseguiamo le nostre indagini difensive con il conforto che Lapis è una persona in regola, e che la condanna del gup di Palermo del 10 marzo 2007 è stata impugnata. Quindi», ha aggiunto l’avvocato Sciullo «fino a quando non si avrà una sentenza di Appello e poi di Cassazione nessuno potrà dire che la provenienza di quei soldi è illecita. Sono convinto della perfetta buona fede dei miei assistiti, che hanno utilizzato fondi familiari in attesa di ricevere i finanziamenti pubblici».LA TESI DELL’ACCUSA. Secondo il gip Giansaverio Cappa, invece, l’ex assessore Nino Zangari è una persona «dall’elevata capacità criminale», che insieme ai fratelli Ricci non poteva non essere a conoscenza che quelli che venivano riversati nelle casse della società «Alba d’oro» fossero milioni di euro provenienti da canali illeciti. Dalla mafia. La guardia di finanza di Avezzano ha ricostruito ogni singolo passaggio di quei soldi che finivano nelle casse della società Alba d’oro, per il 50% marsicana e per il 50% palermitana (attraverso la Sirco spa). Fino al 10 dicembre 2004, si legge nella ricostruzione del gip Cappa, Zangari, in qualità di amministratore delegato, ha ricevuto complessivamente un milione e 610mila euro dalla Sirco, assegni incassati presso la Carispaq di Tagliacozzo sul conto intestato alla società Alba d’oro. Dieci gli assegni a firma di Mariangela e Mauro Lapis versati a Zangari, quasi tutti provenienti dalla Unicredit di Palermo, tra il 15 ottobre 2003 e il 10 dicembre 2004. Soldi utilizzati per la realizzazione del complesso turistico “La Contea” di contrada Sfratati di Tagliacozzo. Oltre 4 milioni di euro i soldi che servivano per acquistare due capannoni a Sulmona attraverso due società legate a Zangari: la Marsica plastica srl e la Ecologica Abruzzi srl, che, come spiega sempre Cappa nell’ordinanza, sono entrambe riconducibili a Lapis Gianni «per il tramite di Giuseppe Italiano, Mariangela Lapis (figlia di Gianni), Roberto Magnano ed Epifania Scardino (moglie di Lapis)».CIANCIMINO COLLABORA. Ma mentre Zangari e i fratelli Ricci negano di conoscere la provenienza illecita di tutti quei soldi arrivati da Palermo, due settimane fa i pubblici ministeri di Palermo Antonio Ingroia e Nino Di Matteo hanno interrogato Lapis in merito a uno stralcio di indagine che riguarda i suoi rapporti con Massimo Ciancimino, figlio del boss morto nel 2002. E Lapis avrebbe iniziato a collaborare anche in merito ai ruoli delle società Gas spa, Sirco spa e di altre coperture utilizzate per riciclare i 600 milioni del tesoro di Ciancimino. Non solo. Nel processo attualmente in corso a Bologna, dove Massimo Ciancimino è coimputato con Lapis proprio per il riciclaggio di denaro sporco, il rampollo del boss ha cominciato a parlare anche delle amicizie sulle quali il padre poteva contare sia a livello politico che giudiziario. Per ora sono usciti fuori i soliti nomi, a cominciare da quello del senatore del Pdl Carlo Vizzini, recentemente minacciato di morte da Cosa nostra. Ma tornando in Abruzzo, la procura di Avezzano (l’indagine è stata affidata al pm Stefano Gallo) vuole puntare alla collaborazione di Lapis. Anche per capire se, oltre al villaggio turistico di Tagliacozzo e ai capannoni di Sulmona, il tesoro della mafia sia stato utilizzato in Abruzzo per investire su rifiuti, energia alternativa o centri commerciali.


Lusi (Pd): con i beni confiscati oratori o impianti fotovoltaici


AVEZZANO. «I beni confiscati alla mafia diventino autentiche risorse da utilizzare per fini sociali». E’ l’auspicio lanciato dal senatore del Pd Luigi Lusi che, raccogliendo l’appello dei giovani della Santissima Trinità di Avezzano per avere un oratorio, afferma: «Sarebbe augurabile che alcune strutture o il ricavato della vendita di immobili venissero utilizzati per creare centri di aggregazione per giovani e famiglie». Tornando ai proventi delle attività criminali, Lusi aggiunge: «Credo sia utile continuare a promuovere la diffusione della cultura dell’uso sociale dei beni confiscati come affermazione dell’azione di contrasto alle organizzazioni mafiose e dell’autorità dello Stato». Lusi è «favorevole all’idea di utilizzare i terreni espropriati per costruire impianti sportivi o impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica».


tratto da: Il Centro 25.03.09


martedì 24 marzo 2009

Europee 2009 - conosciamo i candidati : Andrea Losco



... L'inizio della mia attività politica presso il Parlamento Europeo non può oggi prescindere dalla necessità di trovare una continua e forte ispirazione in una concezione nuova e moderna del modo di gestire le istituzioni pubbliche... Per quest'opera positiva confido nella collaborazione di chi è persuaso che per intraprendere un'azione di rinnovamento, occorre prima che ognuno di noi si rinnovi, nel proprio intimo, nella consapevolezza dei propri limiti, ma nella volontà del massimo sforzo per il raggiungimento di mete morali ed intellettuali sempre più alte

Chi è Andrea Losco

nato a CARDITO (NA) il 31 marzo 1951.

Dopo il conseguimento della maturità classica si è laureato in Giurisprudenza nel 1975.
Dirigente del FORMEZ (Centro di formazione e studi) ha svolto l’attività di Segretario nazionale CISL-FORMEZ negli anni 1991-1993.
Dal 2003 al 2005 è stato componente dell'Assemblea costituente e membro della Direzione nazionale DL-La Margherita.
Dal 2006 è componente dell'Assemblea Nazionale DL-La Margherita.
Consigliere del Comune di Cardito (1976-1995). Sindaco del Comune di Cardito (1984-1985). Consigliere della Provincia di Napoli (1990-1995). Sindaco del Comune di Cardito (1991-1993). Assessore al personale e agli enti partecipati della Provincia di Napoli (1993-1995).
Presidente della commissione bilancio della Regione Campania (1995-1999). Consigliere della Regione Campania (1995-2005). Vicepresidente della commissione bilancio della Regione Campania (2000-2005).
Presidente della Giunta della Regione Campania (1999-2000).
Componente del Comitato di gestione dell'USL n. 25 della Provincia di Napoli (1985-1990).
Sposato con Margherita ha due figli, Luigi e Lucia.

consuta il sito di Andrea Losco :
http://www.andrealosco.it/

«Proteste e protezionismo: sarà un anno pericoloso, l' Europa non deve dividersi»

BRUXELLES - Stiamo vivendo «un anno pericoloso», dice al Corriere Robert Zoellick, presidente della Banca Mondiale. «Siamo passati da una crisi finanziaria a una crisi economica, che si sta trasformando in crisi occupazionale. Questa poi diventa crisi sociale e umana e può indurre in certi Paesi anche una crisi politica. Assistiamo a eventi che portano a un ripiegamento, politiche isolazioniste, protezionismo». Di fronte a tutto ciò l' Europa deve restare unita, evitare «una nuova cortina di ferro finanziaria».

Zoellick (Banca Mondiale): no alla spirale pericolosa protesta sociale-isolazionismo «G8, l'Italia dia l'esempio sugli aiuti allo sviluppo». «Non voltate le spalle all'Est»

BRUXELLES – In compostezza e puntiglio, Robert Zoellick non perde un colpo neanche ora che sembra esausto: tosse, febbre, sindrome da troppi aerei e troppi fusi orari nel pieno dell'ennesimo giro del mondo per incontri sulle emergenze della crisi o sul G20 di Londra da preparare fra pochi giorni.
Esperto di Cina, poi consigliere e ministro in varie amministrazioni repubblicane, quindi banchiere a Goldman Sachs, oggi presidente della Banca mondiale: Zoellick ne ha viste troppe perché lo si possa ignorare quando dice che viviamo «un anno pericoloso », e non solo per la sua salute. È un anno nel quale, insiste, serve un contributo del-l'Italia come presidente del G8 perché i Paesi ricchi non scordino le promesse di sostegno agli altri. Le cifre sono terribili: «Per effetto della crisi cento milioni di persone torneranno in povertà. Fra 200 e 400 mila bambini rischiano di perdere la vita per la denutrizione e la mancata assistenza sanitaria», dice Zoellick in una pausa del Forum del German Marshall Fund di Bruxelles.

Crede davvero che la recessione investirà l'intero pianeta?
«Il Fondo monetario internazionale prevede una contrazione dello 0,7% per l'economia globale. Noi alla Banca mondiale non abbiamo ancora pubblicato una stima, ma credo sarà una riduzione fra l'uno e il due per cento. Sono analisi comparabili, con metodi diversi».

In Francia, enormi scioperi e poi Renault che riporta le fabbriche in patria incassando i sussidi: l'Europa è avviata verso una spirale di proteste e protezionismo? «Non conosco i motivi della scelta di Renault. Ma in generale, vedo che siamo passati da una crisi finanziaria a una crisi economica, che a sua volta si sta trasformando in crisi occupazionale profonda. Questa poi diventa crisi sociale e umana e può indurre in certi Paesi anche una crisi politica. Non solo nel mondo avanzato, anche in quello in via di sviluppo: assistiamo a eventi che portano a un ripiegamento, politiche isolazioniste, protezionismo. Tutto ciò può rendere i problemi economici ancora più difficili da risolvere. Dunque sì: è una preoccupazione generale, ma non solo in questo caso francese ».

Robert Zoellick
Robert Zoellick
I governi del G20 condannano il protezionismo ma, calcolano alcuni, sono già in 17 su 20 a praticarlo. È così?
«In realtà sono già 47 i Paesi che hanno approvato misure di chiusura. Non sempre violano accordi internazionali, magari fanno quel che Gordon Brown chiama protezionismo finanziario: un certo governo dà un sostegno alle banche ma le spinge a usare i soldi in patria. Con effetti negativi quando quelle banche hanno filiali o controllate per esempio in Europa centro orientale».

Gli europei temono un terremoto su tutto il fianco Est dell'Unione, anche se dicono che ogni Paese fa storia a sé. Basteranno i fondi promessi nell'ultimo vertice?
«Ogni Paese è diverso e Repubblica Ceca, Slovenia o Slovacchia stanno meglio di altri. Ma la storia dimostra che l'Europa resiste o cade tutta insieme. Quante risorse serviranno lo vedremo, per ora noto che c'è stato un aumento sostanziale da parte dell'Ue. Un punto chiave su cui lavoriamo, piuttosto, è il sostegno al settore bancario e riguarda anche l'Italia. In sei Paesi d'Europa centro-orientale operano dodici grosse banche: italiane, tedesche, austriache, francesi e svedesi. Hanno tutte un ruolo decisivo ».

Teme una ritirata di queste banche entro i propri confini e una sorta di nuova cortina di ferro finanziaria?
«Noi stessi, la Bers di Londra, la Bei e i governi, tutti stiamo offrendo sostegno e lavoriamo con gli istituti per assicurarci che non ritirino denaro da quella parte d'Europa. Se uno ribalta vent'anni di strategia di integrazione perché c'è una crisi, deve sapere che le implicazioni non saranno solo economiche. Saranno politiche. Dopo aver lottato per decenni per un'Europa libera e intera, non vorremo mica una frattura adesso? Ma ciò richiede da parte europea una visione strategica ».

State parlando direttamente con le banche?
«Oh, certo! E incoraggio anche i ministri dell'Economia e la Commissione europea a lavorare con noi e con gli amministratori delegati, perché sono circolate voci in certi Paesi che stanno emergendo pressioni perché vengano riportati i soldi in patria. Sarebbe dannoso. Ma mi pare che molte di queste banche vogliano restare in Europa centro- orientale. Sanno che se ritirano gli investimenti, dovranno fare svalutazioni e accettare perdite. Probabilmente invece in alcuni casi ci saranno delle ristrutturazioni dei prestiti».

Lei è in contatto anche con il governo e le banche italiane?
«Certo, lavoriamo con tutti questi interlocutori».

Ed è soddisfatto dei messaggi che le arrivano?
«Be', sono preoccupato per la situazione in Europa centro- orientale, ma abbiamo un utile dialogo».

In America, lo scandalo dei bonus di Aig e gli attacchi al segretario al Tesoro Tim Geithner stanno complicando il salva taggio delle grandi istituzioni finanziarie?
«Il Congresso ha già stanziato 750 miliardi con il piano Paulson e altri 780 per lo stimolo di bilancio. Ormai è difficile chiedergli altri soldi per qualunque cosa, figurarsi per le banche. La furia per i bonus è il sintomo di quella generale verso Wall Street e i banchieri. Eppure so che è brutto, ma il sistema finanziario va assolutamente ripulito degli attivi tossici».

Il piano di rilancio dell'economia già approvato non basta?
«Senza risanamento delle banche, è come un'iniezione di zucchero nel sangue. Per un po' spinge il sistema ma se il credito resta congelato, perdi l'effetto moltiplicatore. Il sistema finanziario è il sangue di un'economia moderna e finché non riesci a farlo circolare non c'è vita».

Dunque fa bene l'Italia a limitare la spesa a sostegno della domanda, perché non è così importante?
«Se il debito pubblico è elevato, allargare molto la spesa può essere controproducente. La mia impressione è che l'Italia abbia un pacchetto ragionevole, modesto. Ma per tutti i Paesi, vedremo solo dopo se è abbastanza e se occorrerà continuare nel 2010».

L'Italia ha stralciato 350 milioni di aiuti allo sviluppo sul bilancio 2009, proprio mentre lei chiede di riservare lo 0,7% dei piani di rilancio nazionali a questo. Cosa si aspetta dalla presidenza italiana del G8?
«Insieme al resto del G20, l'Italia ha concordato di mantenere gli impegni. Capisco che sia sotto pressione, come tutti i Paesi avanzati. Ma gli italiani con cui parlo nella preparazione del G8 della Maddalena hanno mostrato molto interesse in vari progetti sull'Africa, sull'acqua e su altri fronti. E certi programmi assecondano anche gli interessi dei donatori: per esempio l'Italia lavora molto sulla sanità internazionale, con il progetto sui vaccini di cui parlo spesso con il ministro Giulio Tremonti».

Federico Fubini
Tratto da: Il Corriere della Sera 22 marzo 2009


martedì 3 marzo 2009

Senato, lo 'sconto' alla buvette da domani andrà in beneficenza


Ecco cosa fa arrabbiare gli Italiani ...chi troppo la tira!!!

ROMA - La pasta al ragù di ieri dicono fosse ben condita e cotta al punto giusto. E pagarla 1,50 centesimi anziché 1,80 l'ha resa ancora più buona. Carne tenerissima e speziata come si deve per il roast beef servito per secondo. Due euro e non più 2,50. E che dire del caffè? Precipitato a 42 centesimi anziché i 50 pagati fino a venerdì scorso (e che nel famoso bar accanto Palazzo Madama vola a 1 euro per i comuni mortali). Da oggi, quando come ogni martedì torneranno al lavoro dal lungo weekend, i 315 senatori si imbatteranno nella novità che di questi tempi vale doppio: sconto del 20% per tutti i prodotti serviti in buvette.

Sì, la novità è quella: dentro il palazzo che è stato dei Medici e di Margherita d'Austria e che ospita uno dei due rami del Parlamento, a differenza di quanto accade fuori e a dispetto delle indennità complessiva da 14 mila euro dei suoi inquilini - i prezzi da ieri mattina anziché aumentare sono diminuiti. Svolta che matura nel giorno in cui crollano le borse, vengono ufficializzati il tracollo del pil 2008 e l'inflazione all'1,6%, insomma fa un certo effetto. Ma va pure detto che al "miracolo" del Senato non corrisponderà un aggravio per le casse pubbliche.

L'aggiornamento al contrario del prezziario, si affrettano a precisare i senatori questori, è dovuto all'avvicendamento nella gestione della buvette. Infatti, da ieri è subentrata alla vecchia ditta quella stessa multinazionale "Compass group" che già gestiva da 15 anni il ristorante dei senatori. Prezzi "politici" anche lì, com'è noto, fermi però da qualche tempo.

Invece, al bar del primo piano di fronte l'aula, accessibile solo a senatori, funzionari e giornalisti, tac, si taglia di un quinto. Mantenendo ferma per il momento la voce di spesa del bilancio di Palazzo Madama, che per la voce "ristorazione dei senatori" nel 2008 ha comportato un esborso da 1 milione 427 mila euro.

"No, la crisi con le riduzione non c'entra. Abbiamo affidato per cinque mesi la gestione a una società che garantiva il medesimo servizio con costi ridotti - spiega il questore Benedetto Adragna (Pd) - C'è già un bando di gara che tra poco tempo ci consentirà di affidare tutti i servizi di ristorazione al medesimo soggetto, con un notevole risparmio". In attesa, subentra la Compass group. "La nostra è una multinazionale, sia chiaro - precisa il direttore del ristorante e della buvette, Giovanni Moralli - e grazie a una serie di economie interne, grazie alle cucine del ristorante di cui già disponiamo nell'edificio, abbiamo potuto garantire l'ulteriore sconto sui prezzi. Partecipiamo alla gara e speriamo dunque di restare".

Il ribasso è minimo ma si nota, considerate le cifre già modeste. Elenca il direttore, giusto per farsi un'idea: una spremuta da 1,20 euro a 92 centesimi; panino col prosciutto da 1,50 a 1,17; il tramezzino da 1,20 euro a 96 centesimi; il cappuccino da 0,70 a 58; il the con fette biscottate, gettonatissimo al pomeriggio dalle onorevoli senatrici, da 1 euro a 84 centesimi. E poi tutto giù del 20%, appunto, il liquore come l'aperitivo a 0,93, il pasticcino a 0,46, la birra a 1,60.

"La cosa veramente scandalosa è che noi, al bar dei dipendenti al piano di sotto, riservato ai lavoratori, pagheremo adesso di più" lamentava un impiegato ieri pomeriggio sventolando tanto di scontrino. Poca cosa in più: la spremuta giù costa 1,10 euro, il cappuccino 0,60, roba di pochi centesimi, ma è il segnale che a loro no va.

"Diciamo la verità, non sono quei pochi centesimi che d'ora in poi risparmieremo che cambieranno la vita di noi senatori - prova a minimizzare una vecchia guardia come Carlo Vizzini (Pdl), presidente della commissione Affari costituzionali - Chi mangia in buvette, contrariamente a quanto si pensa fuori, è un disperato come me, che mangia sempre in piedi come un cavallo perché non ha il tempo di sedere al ristorante. Detto questo, certo, è un'operazione virtuosa a costo zero per il Senato che rischia però di avere un pessimo impatto all'esterno. Si ritirerà fuori la storia della casta. Il momento magari non era dei migliori, ma conta il fatto che sia a costo zero".

Sorpreso il dipietrista Francesco "Pancho" Pardi. "Ma sul serio hanno tagliato i prezzi? Ma erano già bassi! Non è che ne avessimo bisogno, inviterei i vertici del Senato a risparmiare, sì, ma in settori più strategici che non a vantaggio della nostra pausa caffè".


Senato, lo 'sconto' alla buvette da domani andrà in beneficenza

ROMA - Su pressione del presidente del Senato Renato Schifani, alla buvette di Palazzo Madama tornano i vecchi prezzi. L'annuncio è del questore Benedetto Adragna, senatore del Pd, che sottolinea come si tratti di una risposta alle proteste che erano venute dopo la notizia del calo del 20% del listino prezzi delle consumazioni, diffusa da Repubblica. La differenza del 20% tra il prezzo stabilito dal nuovo gestore e il vecchio prezzo andrà in beneficenza.
"Ho appena finito di parlare - ha detto Adragna ai giornalisti convocati alla buvette - con il presidente Schifani, che non poteva rimanere assolutamente indifferente su tutto quello che stava accadendo rispetto alla questione dei costi alla buvette e al nuovo prezzario che, anche se calato di pochi centesimi, ha avuto un forte impatto all'esterno".
Il questore ha spiegato anche che l'attuale calo dei prezzi, "di cui i senatori erano all'oscuro", è dovuto al fatto che in attesa della gara di appalto che si svolgerà tra 4 mesi, "i tre gestori rimasti (quello che aveva l'appalto della buvette aveva rinunciato ndr) hanno fatto una sorta di garetta per la gestione della buvette. E chi ha vinto, avendo a disposizione anche una serie di macchinari forniti dalla gestione del ristorante, ha deciso di ritoccare i prezzi in basso del 20 %". Ha vinto, infatti, la ditta Compass Group, che ha già in gestione il ristorante e ha potuto abbattere i costi dei servizi alla buvette.
Tra le reazioni fortemente polemiche seguite alla riduzione dei prezzi alla buvette del Senato quella di Federconsumatori: "I prezzi alla produzione sono in calo, l'abbiamo denunciato più volte, ma l'effetto di tale diminuzione, a quanto pare, si percepisce solo alla buvette del Senato!". E della Confsal dei vigili del fuoco: "I senatori ci invitino a pranzo nella loro buvette, visto che con il solo buono pasto giornaliero di cui beneficiamo, da un minimo di 3.31 euro ad un massimo di 7, è quasi impossibile acquistare un pasto in un bar".

La Repubblica (3 marzo 2009)

Impedire che i soliti se la cantino da soli


È sempre più evidente lo scollamento tra l' elettorato di centro sinistra e chi dovrebbe rappresentarlo. Prevale nella cosiddetta base l' impressione di non contare nulla, premessa di un assenteismo punitivo nelle prossime elezioni locali ed europee. Eppure è paradossale che il fenomeno del distacco si verifichi in un' epoca caratterizzata, come non mai, dalla possibilità, ampiamente realizzata da milioni di individui, di interscambio di massa tra le persone singole e tra queste ed ogni tipo di istituzione. È vero, non esistono quasi più o sono semi deserte le sezioni territoriali, ma quanti milioni di collegamenti si realizzano in rete e si articolano in blog, facebook, e-mail, chat ed altri accessi in Internet? Il centro sinistra italiano, anchilosato nei suoi riti ormai disseccati, sembra non accorgersi del cambiamento imposto dall' avvento dell' era informatica e ricalcitra di fronte all' idea di farlo proprio. Non si tratta, però, di una idiosincrasia tecnica ma di una resistenza politica. Non si vuole l' irrompere nel gioco interno della nomenklatura di una base messa in grado di manifestare a maggioranza una volontà propria, di sostenere l' emergere di nuovi personaggi, di mandare a casa chi non riscuota più la sua fiducia. Una conferma viene dal riemergere di una sorda ostilità verso le primarie, anche se queste non si svolgono per via telematica come in Francia. Vedi ad esempio l' affermazione di uno degli esponenti più autorevoli del Pd, l' ex presidente del Senato, Franco Marini secondo cui «le primarie rispondono a una idea presidenziale, mentre guidare un partito vuol dire accettare il dibattito e anche il dissenso... le primarie per eleggere un segretario di partito esistono solo in Italia». La diffidenza per primarie e dibattiti informatici unifica, del resto, i capi ex Margherita ed ex Ds. In una delle interessantissime interviste di Curzio Maltese sui giovani del Pd, il più votato tra i candidati del Pd alla Regione Lombardia, Giuseppe Civati ( Repubblica, 24/2) sbotta: «Ho letto che Bersani e Franceschini attaccano chi pretende di far politica coi blog. Pretende? Per la mia generazione è l' unico modo di fare ancora politica. Che dovremmo fare? Andare in sezione? A Milano la sede del Pd non c' è neppure». La pulsione a riproporre il vecchio copione, per cui i soliti noti se la cantano e se la suonano, non rispondono mai dei loro errori, si autocandidano e si autoassolvono di fronte a una platea assente, tutto questo mi ha spinto a prestare attenzione a chi miri a dar voce all' opinione pubblica di centro sinistra (per Berlusconi il problema non si pone: interpreta alla perfezione il ruolo dell' "unto" dal suo popolo). Per questo dopo aver segnalato il caso delle primarie di Forlì ( Repubblica 19/1) mi sono convinto che non è affatto da buttar via il progetto di un appassionato ricercatore del Cnr (studia Scienzee tecnologie della cognizione) Raffaele Calabretta, calabrese di 46 anni, che ripetutamente e invano mi aveva sommerso di e-mail concernenti una sua "invenzione", le doparie. L' avevo preso per uno degli immancabili "inventori" che incombono da sempre nelle redazioni. Mi sbagliavo anche se l' uomo, come ha scritto di lui Filippo La Porta sul Riformista appare come un «mistico della democrazia», irruente, insistente ed ottimista. Non starò a riassumere i dettagli tecnici (vedi: http://doparie.it) e mi limiterò a dire che le doparie dovrebbero svolgersi nei periodi post elettorali (non servono quindi per scegliere candidati) per prendere decisioni con procedura simile alle primarie su alternative di scelta affidate alla democrazia partecipativa degli elettori: (alimentazione forzata o no? Tav sì o no? ritorno al nucleare o no? ecc.). Secondo il progetto le doparie nazionali e/o locali dovrebbero svolgersi una volta l' anno in seggi predisposti dai partiti o coalizioni dove si recherebbero gli iscritti (e gli elettori simpatizzanti?). In tal modo le decisioni più controverse uscirebbero dalle compromissioni verticistiche e rifletterebbero la volontà maggioritaria dei votanti. Sul fine vita, ad esempio, quanti "cattolici adulti" potrebbero far sentire una voce ben più forte di quella di quattro teodem? Detto questo aggiungo che le votazioni sarebbero più agevoli se si svolgessero in genere col sistema informatico. Anche questo è un nodo politico. Il nuovo statuto del Pd, infatti, prevede, all' art. 28, referendum interni informatici. Non è un caso se quell' articolo sia stato subito dimenticatoe Veltroni sia giuntoa dimettersi senza che nessuno abbia chiesto un parere ai tre milioni e più che lo avevano eletto. - MARIO PIRANI

La Repubblica — 02 marzo 2009 pagina 25

Cerchiamo insieme come servire il nostro Paese


Entra nel vivo il dibattito politico sulle prossime elezioni comunali a Capistrello. Il Direttivo del Partito Democratico - primo partito alle scorse regionali - ha ribadito la posizione, già espressa il mese precedente, secondo la quale occorre compiere ogni sforzo per andare oltre la semplice appartenenza partitica se si vuole realmente porsi al servizio delle necessità avvertite dal nostro paese.

Le aperture, a livello nazionale, che il PD ha fatto verso diversi soggetti politici assumono un significato che va oltre le semplici alleanze a fini elettorali. Nella medesima ottica di responsabilità, verso le generazioni presenti e future, occorre adottare iniziative idonee ad arginare la grave crisi che ha effetti negativi sull'intera comunità locale.

La sostanziale paralisi in cui si trova, ormai da troppo tempo, la gestione amministrativa di Capistrello impone una forte e dirompente innovazione, alimentata da competenze ed esperienze diverse che, ovviamente, non possono essere patrimonio esclusivo di una sola parte, sia pur importante, del paese. Il PD è dunque impegnato allo sviluppo di una prospettiva strategica, volta a promuovere attitudini e professionalità capaci di includere i cittadini in un progetto di crescita comune, nella comune assunzione di compiti e responsabilità. A tal fine è indispensabile ricercare insieme i punti di contatto che uniscono le persone sul piano del fare concreto e non dell'astratto criticare.

Il confronto avviato dal Segretario di circolo PD con tutti i partiti e i movimenti organizzati, il mondo delle professioni, degli imprenditori e dei privati cittadini, con i quali sono state condivise analisi ed aspettative, ha confermato la richiesta forte che a Capistrello si manifestino iniziative reali, in un contesto di stabilità politica che però accolga e dia voce al profondo bisogno di un cambio di passo da parte della politica. Queste sono le ragioni essenziali che impongono al centro della nostra agenda politica il cittadino, le sue esigenze e le sue aspettative.

La proposta di incentivare un modello del territorio che, dal punto di vista economico e culturale, abbia un respiro più ampio, deve nascere proprio dalle comuni aspettative di chi vive la nostra realtà cogliendone gli aspetti di fondo che ne impediscono lo sviluppo. Il cittadino e i suoi bisogni, dunque, devono restare al centro della discussione, soprattutto per ciò che attiene il ristretto ambito di attività dell’ente locale, oggi indebitato come mai nel passato e a forte rischio di penalizzazioni ulteriori, stando ai provvedimenti preannunciati dal Governo.

Il PD auspica il contributo di tutti al processo di formazione delle idee e delle proposte idonee a fare di Capistrello un paese migliore. Il futuro che meritano i nostri giovani e i più anziani, che tanto hanno dato alla sua crescita, sia il frutto di un confronto che, proseguendo il serio dibattito avviato dal nostro circolo, venga esteso a una platea ancora più vasta di persone, recuperando il profondo valore civico e il gusto del partecipare alla costruzione di una comunità capace di riprendere il cammino del proprio sviluppo.


Il direttivo del PD, circolo di Capistrello