Circolo Partito Democratico - Capistrello (Aq)

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martedì 27 luglio 2010

La storia degli scavi marsicani raccontata in piazza Capistrello, oggi il primo appuntamento con «Le serate archeologiche»



CAPISTRELLO. La storia degli scavi marsicani approda nelle piazze di Capistrello per animare «Le serate archeologiche». Esperti del settore, professori universitari e archeologici, in due diversi appuntamenti, il primo questa sera, il secondo giovedì 5 agosto, parleranno dei risultati delle ricerche portate a termine negli anni sul territorio e delle radici della terra dei Marsi.
Per accorciare la distanza tra il pubblico e l’archeologia gli organizzatori, tra i quali ricordiamo l’Associazione culturale Cic (Centro iniziative culturali) e la Pro loco, hanno pensato di utilizzare un linguaggio multimediale.
L’impiego di tecniche audiovisive permetterà agli esperti relatori di introdurre lo spettatore in un contesto privo dell’austerità di cui spesso viene ricoperta la materia.
Le due serate, patrocinate dal comune di Capistrello e dalla Comunità montana Marsica 1, si svolgeranno in piazza Sant’Antonio.
Il primo appuntamento, quello previsto per questa sera alle 21, sarà dedicato all’archeologia preistorica. Interverranno Rita Melis, docente dell’Università di Cagliari, e Margherita Mussi, docente dell’Università Sapienza di Roma. Le professoresse parleranno della nascita delle montagne appenniniche e della vita delle popolazioni della Marsica durante il Paleolitico superiore.
La seconda serata invece, che si svolgerà il 5 agosto, sarà dedicata all’archeologia romana e medievale. Hermann Borghesi e Francesco Terracciano, della Cooperativa archeologica limes, incentreranno i loro interventi sulla fondazione di Alba Fucens, l’organizzazione dell’Ager Albensis, il prosciugamento del Fucino e le prime testimonianze medievali nella Marsica. Un tuffo nel passato per comprendere meglio il presente. (e.b.)

tratto da : Il Centro 27-07-10

sabato 24 luglio 2010

Strade pulite a Capistrello Oggi e domani l’iniziativa dedicata all’ambiente


CAPISTRELLO.
Un week-end all’insegna dell’ecologia attende gli abitanti di Capistrello. Questa mattina e domani il circolo locale del Pd ha promosso l’iniziativa «Strade pulite a Capistrello». La due giorni dedicata all’ambiente è sostenuta anche dall’amministrazione comunale di Capistrello e dalle tante associazioni del paese. Scopo degli organizzatori è quello di ripulire alcune strade del paese e ridare vita così a dei quartieri spesso dimenticati. Tutti i cittadini che vorranno prendere parte a queste due giornate ecologiche potranno recarsi, sia questa mattina, sia domani, alle 8 nella piazza antistante il municipio. Da lì tutti i partecipanti saranno divisi per squadre e ad ognuno verrà assegnata una zona precisa da ripulire. Gli organizzatori consigliamo a tutti i cittadini di Capistrello che hanno deciso di aderire all’iniziativa di munirsi degli attrezzi da lavoro necessari: guanti, sacchi per l’immondizia e scope. (e.b.)

tratto da: Il Centro 24-07-10

giovedì 8 luglio 2010

E il senatore abruzzese Lusi (Pd) scrive agli ambasciatori del G8 Pezzopane: colpiti anche i ragazzi


ROMA. Molteplici le reazioni anche fra gli esponenti politici abruzzesi. Il senatore del Pd, Luigi Lusi, ha inviato una lettera agli ambasciatori in Italia dei Paesi che hanno partecipato al G8 a L’Aquila per informarli di ciò che è accaduto a Roma: «Le persone che hanno perso familiari, amici, casa, lavoro, ma non la dignità, sono state spintonate, caricate, manganellate, mentre manifestavano pacificamente. Tra poco, questa gente dovrà tornare a pagare le tasse». Indignato anche il senatore del Pd, Giovanni Legnini. «L’attacco ai manifestanti è stato vergognoso. A Roma non c’erano folli urlatori facinorosi ma cittadini comuni, imprenditori, commercianti, pensionati, studenti, lavoratori, rappresentanti delle istituzioni. Ci appelliamo nuovamente al governo affinché si ricreda e valuti seriamente gli emendamenti del Pd bocciati dalla maggioranza in Commissione bilancio, che prevedono di sospendere le tasse per tutti gli abruzzesi colpiti dal terremoto». Interviene anche l’ex presidente della Provincia, ora assessore comunale, Stefania Pezzopane. «Non è accettabile che si usi il manganello contro ragazzi inermi e uomini delle istituzioni». Alfonso Mascitelli e Augusto Di Stanislao dicono che il «governo continua a prendere in giro gli abruzzesi». Di diverso avviso la parlamentare Pdl, Paola Pelino: «È vero che è legittimo manifestare ma è altrettanto vero che i risultati si ottengono a un tavolo attraverso un confronto giusto ed equilibrato. Al popolo aquilano va tutta la mia sentita e forte solidarietà, a quel popolo che oggi deve essere grato al governo per quello che ha fatto e che continuerà a fare. La ricostruzione richiede tempi lunghi. Mi auguro che prevalga il senso di responsabilità, che si mettano da parte le polemiche». Il senatore Fabrizio Di Stefano, vicecoordinatore regionale del Pdl, attacca l’Idv: «Di fronte al gravissimo problema della ricostruzione aquilana le sceneggiate del senatore Pedica con la bandiera sono patetiche e riprovevoli. Si tratta, infatti, di un tentativo becero di strumentalizzazione. Al senatore dell’Idv non interessa nulla degli aquilani». (r.rs.)

tratto da : Il Centro.it 08.07.10

La città sgomenta per i fatti di Roma "Le cariche sono state una vergogna"


L'AQUILA. Lo sconcerto è il sentimento che domina il cuore degli aquilani. L'Aquila, ieri semideserta e caldissima nel giorno della protesta a Roma, non accetta la violenza, gli spintoni, le manganellate. Per strada, nei social network, sul sito del Centro, l'opinione è unanime: le manganellate della polizia sugli aquilani sono una «vergogna».

«Questa manifestazione era solo una richiesta d'aiuto al governo e all'Italia», dice un edicolante alla periferia della città, «è assurdo prendere a botte persone disperate».

Anche il vescovo Giusepppe Molinari esprime la sua preoccupazione ai sacerdoti: «Ho visto i telegiornali, mi raccomando continuate a pregare per tutti i problemi della nostra gente». «Gli episodi violenti di Roma ci fanno capire che la tensione è veramente alta e lasciano un po' perplessi», commenta don Claudio Tracanna, portavoce del vescovo, «mi auguro che ciò che abbiamo visto oggi nei tg non accada più e che il governo dia ciò che è giusto a noi aquilani per rinascere. L'utilizzo dei manganelli rischia di aumentare la tensione».

L'epilogo degli scontri preoccupa anche gli psicologi. «Da oltre un anno e mezzo gli aquilani sono sottoposti a un forte stress», dice una psicologa, «le persone sono disperate, stanno aumentando i problemi di salute e il consumo degli psicofarmaci».

«Gli scontri a Roma sono la prova della scarsa sensibilità del governo nei confronti della ricostruzione e della ripresa dell'economia», commenta Agostino Del Re, direttore della Cna dell'Aquila.

Per Alessandro De Lucia, consigliere comunale di Scoppito, «non bisogna mai portare all'esasperazione le protesta, perché la violenza non ha niente a che vedere con le nostre richieste di vedere rinascere la città».

Una tempesta di telefonate è arrivata ieri in redazione subito dopo l'edizione serale del Tg4 di
Emilio Fede. «Fate qualcosa, impedite a quel giornalista di dire bugie», implora un aquilano riferendosi alla notizia, letta in diretta dal conduttore, secondo cui «Di Pietro era alla testa del corteo degli aquilani che hanno aggredito le forze di polizia». Arrabbiata Maria Giuliani, «ma come si permette di dire falsità?".

Sul sito del Centro la protesta dei lettori che hanno seguito la diretta web della manifestazione, si mescola alla solidarietà. «Siamo con voi», scrive boxcarbertha. Ilrione invece se la prende con il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che avrebbe commentato così la manifestazione degli aquilani: "La protesta? Ho sentito solo qualche fischietto". «Questo signore si vergogni di denigrare il suo datore di lavoro, e cioè il popolo», dice ilrione.
Su Facebook corre la rassegnazione, come quella espressa da Domenico Di Giamberardino: «Ci hanno presi a manganellate, io sogno di vivere in un paese libero».

tratto da : Il Centro.it 08.07.10

Terremotati picchiati a Roma Ripetute cariche contro i manifestanti in corteo pacifico nella capitale


ROMA.
Vincenzo, il pizzaiolo che vive nel camper, ha la testa rotta e una maglietta «RicostruiAmo L’Aquila» che prima era bianca e ora è rosso sangue. Marco, che studia e lavora, la maglietta ce l’ha blu ma è lo stesso una maschera di sangue. Altro sangue. Dopo quello delle vittime e dei feriti del sisma. Erano venuti a braccia alzate con migliaia di concittadini per chiedere la ricostruzione. Trovano le manganellate.
ROSSO SANGUE. Si tinge di rosso, come il sangue dei feriti a colpi di manganello usato alla rovescia da carabinieri e finanzieri in assetto antisommossa, la pacifica invasione di oltre 5mila aquilani (8mila secondo gli organizzatori, giunti con 47 pullman e auto private) nella capitale. Una protesta, non la prima, non l’ultima, che vive diversi momenti di tensione. Manganellate anche al deputato del Pd Giovanni Lolli. Tre i feriti che si fanno medicare, tanti di più i contusi tra i quali anche alcuni nomi noti: il sindaco Massimo Cialente, il segretario regionale della Cgil Gianni Di Cesare che cade a terra nel parapiglia, il consigliere comunale Fabio Ranieri. Colpite anche donne. Nessuna provocazione dagli aquilani. A sera la polizia (il ministro Maroni annuncia che verrà disposta un’indagine per capire cos’è successo) punterà l’indice contro alcuni esponenti dell’area antagonista e dei centri sociali che, da infiltrati, avrebbero provocato e aggredito le forze di polizia. Lo stesso servizio d’ordine del corteo, fatto di volontari, confermerà di aver individuato, e isolato, una ventina di non aquilani ai quali sarebbero da attribuire sia la scritta lasciata contro un mezzo dei carabinieri («L’Aquila non dimentica, merde e servi») sia lo sgonfiamento delle ruote di una camionetta. Ma se a spingere davanti c’erano gli infiltrati, com’è che le sole teste fasciate, a fine giornata, sono proprio quelle degli aquilani?
ROMA BLOCCATA. Gli aquilani, per un giorno, bloccano Roma e gridano tutta la loro rabbia davanti ai palazzi del potere che restano chiusi. Impenetrabili, come nel caso della residenza romana del premier Berlusconi, quel palazzo Grazioli difeso dalle forze dell’ordine a suon di manganellate. Una giornata intensa, un’altra pagina della storia della città nell’anno uno dopo il terremoto. Le bandiere neroverdi, i colori della città, sono i totem attorno ai quali la gente si ritrova. Neppure un attimo sfiancati dal giro turistico imposto dalla scorta di polizia e vigili urbani (raccordo anulare, Appia Antica, tomba di Cecilia Metella, Terme di Caracalla) né dal caldo africano della capitale, i cittadini delusi dalla ricostruzione che non c’è, dalla ripresa delle tasse, dagli annunci dell’ultim’ora fanno sentire alta la propria voce. A sera, poi, gli aquilani che sfilano per il lungotevere sono un fiume in piena. Nessuno li può fermare. Si comincia con le manganellate a via del Corso. Si finisce con la contestazione in via Ulpiano, davanti alla sede della Protezione civile. «Ladri, assassini, noi non ridevamo», urlano gli aquilani esasperati. Arrivano i rinforzi dei carabinieri. Qualcuno si affaccia alle finestre, poi quando la protesta cresce di tono viene chiuso il grosso portone. Qui la gente, tra cui anche familiari di vittime del sisma, scaglia accuse alla gestione della prevenzione, con riferimento alle rassicurazioni della commissione grandi rischi. La rabbia è tanta. Poi si risale sui pullman che formano una colonna interminabile per questo pellegrinaggio laico che, per un giorno, colora di neroverde la città eterna.
IL GOVERNO. Proprio mentre sono sulla via di casa gli aquilani apprendono che, al termine di una giornata in cui la voce della piazza arriva fin dentro il palazzo, l’unica concessione è la restituzione in 120 rate (10 anni) delle vecchie tasse non pagate. Nessuna menzione sulla quota. Si era ipotizzato il 40% ma, stando così le cose, si resta fermi al 100%. Questo il risultato delle febbrili trattative tra i palazzi del potere, dalla Camera al Senato fino a palazzo Grazioli dove il premier si barrica con i suoi fedelissimi per parlare, tra l’altro, anche del caso-L’Aquila.
VIA DEL CORSO. «Entrano solo 150 persone, il corteo non è autorizzato». All’ingresso di via del Corso i funzionari della questura bloccano la gente. Non fu così in altre occasioni. E non è la prima volta degli aquilani a Roma. Ma se allora il cordone di polizia provò a fermare la gente e poi si fece da parte oggi no. Oggi l’ordine è un altro. Alzare anche il manganello, se serve. In via del Corso prima, e sotto palazzo Grazioli dopo, non si entra. Gli aquilani sono migliaia. Sono qui per manifestare pacificamente. Ma quando la folla capisce che da qui non si passa, sotto questo sole cocente e con la rabbia dentro di chi vuole solo manifestare senza creare incidenti, dalle file dietro arrivano spintoni. Una, due volte. A quel punto il reparto mobile dei carabinieri e i finanzieri alzano gli scudi e preparano i manganelli. Come in curva. Come coi black bloc. Partono più cariche, i colpiti sono tanti. Tre i ragazzi feriti alla testa. Vincenzo Benedetti il pizzaiolo ha la peggio. Torna con una ferita profonda. Lo medicano in una banca. Lui entrando imbratta di rosso il muro esterno. Lo segue, con un turbante, Marco De Nuntiis. «Ora capisco», sussurra, «quando la gente dice: io non ho fatto niente, ma m’hanno menato». Eppure davanti ci sono i sindaci con le fasce tricolori. Anche alcuni amministratori le prendono. Inizialmente si sparge la voce che anche il sindaco Massimo Cialente sia stato manganellato. Poi, più tardi, chiarirà di essersi messo in mezzo e di aver rimediato un pestone.
IN AULA. La notizia delle botte arriva in aula. A difesa degli aquilani giunge il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro coi parlamentari abruzzesi Alfonso Mascitelli e Augusto Di Stanislao. Di Pietro telefona al questore e fa da mediatore per sbloccare il corteo. Via libera ai 300 metri che separano gli aquilani da palazzo Chigi.

tratto da : Il Centro 08.07.10