Circolo Partito Democratico - Capistrello (Aq)

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venerdì 31 dicembre 2010

il Lavoro Cambia la Sinistra No

La retorica che non difende la fabbrica

C' è nella sinistra italiana una radicata convinzione che lega lo stato di salute della nostra democrazia alla temperatura dei rapporti sindacali in Fiat. La spiegazione di questa tendenza affonda nella storia del movimento operaio italiano e nel suo dna torinese. Una storia che ha via via esaltato gli scioperi del marzo ' 43 come l' anticipazione della Resistenza, i moti di piazza Statuto come l' antipasto del ' 68 e, infine, la marcia dei Quarantamila come l' inizio della «normalizzazione capitalistica». In tutte e tre queste vicende gli storici di professione hanno già riconosciuto una sorta di ruolo anticipatore di Torino e degli avvenimenti svoltisi attorno alla Grande Fabbrica, ma da allora le discontinuità sono state tali e tante che voler prolungare la narrazione del Novecento, oltre i suoi limiti, sembra servire solo a rimettere in circolo ideologie fuori corso e a prolungare carriere politiche prematuramente interrottesi. È questa l' impressione che si ha leggendo le dichiarazioni degli esponenti di punta della Fiom e degli intellettuali che ne sostengono le tesi. Sergio Marchionne è stato associato persino a Benito Mussolini e l' accordo raggiunto tra la Fiat e le organizzazioni sindacali è considerato «un incubo autoritario», che pone fine addirittura «a un secolo di conquiste di civiltà». Ora, per carità, l' intesa realizzata su Mirafiori è sicuramente perfettibile e Marchionne non sarà Henry Ford. Da più parti, poi, si chiede alla Fiat di tradurre gli strappi in materia di relazioni industriali in nuovi modelli di vetture capaci di influenzare significativamente l' andamento del mercato dell' auto e dare così maggiore riprova delle qualità manageriali dell' amministratore delegato. Ma stiamo parlando di questioni che vanno affrontate sul terreno del negoziato e della dialettica politico-sindacale. Gli anatemi lasciano il tempo che trovano e servono solo a demonizzare l' avversario, non certo a costruire soluzioni alternative. La verità è che un pezzo importante della sinistra italiana fatica maledettamente a fare i conti con la società globale. Chiede che il lavoro torni al centro dell' agenda politica ma stenta a comporre una nuova mappa delle disuguaglianze, ha una conoscenza limitata della condizione lavorativa moderna e delle sue mille sfaccettature. Il suo resta un laburismo degli insider. Non è certamente un caso, infatti, la sottovalutazione che da anni la sinistra fa del caso Prato e più in generale della presenza cinese in Italia. Nella città toscana si scoprono a ritmo continuo laboratori clandestini in cui lavorano in condizioni di schiavitù cittadini asiatici che non sanno neppure di trovarsi a Prato. C' è stata una mobilitazione o anche solo un appello di intellettuali indignati? Non ce n' è traccia, tutto è stato lasciato alla destra che ha conquistato alla grande il Comune. L' intellighenzia di sinistra vuole davvero ridare centralità al lavoro debole? E allora perché non interrogarsi (e indignarsi) sulla condizione di qualche milione di partite Iva costretto a vivere sul mercato in regime di mono-committenza, senza tutele e con il rischio di avere a fine carriera (si fa per dire) una pensione da fame? Anche in questo caso si tratta evidentemente di lavoratori considerati di serie B e quindi non degni di attenzioni e appelli. Meglio lasciarli alla destra. Se non si possiede una mappa aggiornata del lavoro si finisce anche per discriminare (intellettualmente, per carità) tra alimentaristi e metalmeccanici. Perché le deroghe e le flessibilità ampiamente negoziate per i primi, diventano un viatico al fascismo se applicate ai secondi? E perché i lavoratori siderurgici garantiscono alle loro controparti il massimo utilizzo degli impianti e la massima flessibilità senza che nessuno li avverta di preparare così il tramonto della democrazia repubblicana? Un mese fa, non un secolo fa, i lavoratori della ceramica hanno sottoscritto un' intesa che permette alle imprese di modulare l' orario settimanale in presenza di esigenze produttive temporanee, tecnologiche e organizzative. Non si sono resi conto i sindacalisti della Cgil, che pure hanno firmato l' intesa, che stavano demolendo «un secolo di conquiste di civiltà»? Infine i chimici, categoria che Sergio Cofferati conosce benissimo per averne orientato negli Anni 80 la cultura contrattuale in chiave pragmatica in competizione intellettuale con i metalmeccanici torinesi di allora. Ebbene le aziende chimiche possono spalmare i turni su 4, 5 o 6 giorni con orari più o meno elevati a seconda delle necessità produttive. E anche in questo caso a nessuno è venuto in mente un paragone con la temperie che rese possibile il delitto Matteotti. Al di là delle polemiche cercare di ri-comporre una mappa aggiornata delle disuguaglianze e delle soluzioni contrattuali non ha la finalità di contrapporre lavoratori a lavoratori. Serve solo a dimostrare come l' ideologia ai tempi della concorrenza globale non aiuti e rischi di assomigliare alla retorica dell' ovvio. Serve anche a sostenere che non esiste in linea di principio negoziato o accordo che un sindacato non possa sottoscrivere. Pessime intese si sono rivelate nel tempo dei buoni compromessi e viceversa. Dipende di volta in volta dai rapporti di forza, dai temi in discussione e soprattutto dalle alternative che si hanno a disposizione. La società globale - e non Marchionne - obbliga tutti a essere pragmatici e a stilare un alfabeto dei diritti e delle tutele diverso da quello del passato. Si tratta di provarci.

Di Vico Dario

lunedì 27 dicembre 2010



Il Partito Democratico augura
Buone Feste

a tutti i cittadini di Capistrello

In occasione degli auguri di buone feste, ricordiamo che c’è tempo fino alla fine dell’anno per iscriversi o rinnovare la tessera del Partito Democratico

Per farlo puoi contattare il segretario del
Circolo di Capistrello Alfio Di Battista

venerdì 17 dicembre 2010

In Abruzzo minore riduzione dei fondi Fas



L'Aquila – La Regione avrà un restringimento dei fondi Fas da parte del Governo rispetto alle altre regioni italiane. La riduzione dei trasferimenti appartenenti per la programmazione del Fas sarà per la nostra regione del 10 per cento. Le altre regioni subiranno un'ulteriore decurtazione del 5% che invece non interesserà l'Abruzzo al quale l’ esecutivo lascerà circa 40 milioni di euro in più.È quanto ha stabilito ieri la Conferenza delle regioni riunita presso la sede di Cinsedo, a Roma, cui ha partecipato l'assessore al Bilancio Carlo Masci. La Conferenza, esaminando la proposta di taglio del Governo, ha tenuto conto delle specificità dell'Abruzzo e della sua necessità di portare avanti una politica di rilancio economico e delle infrastrutture."Questa decisione - ha commentato il presidente Gianni Chiodi - è il frutto di un intenso lavoro portato avanti ad ogni livello, nelle ultime settimane, da parte dei tecnici della Presidenza che, nel corso di riunioni al Ministero per lo Sviluppo economico, hanno sollevato e motivato il problema chiedendo di non gravare eccessivamente sull'Abruzzo per poter creare migliori e durature condizioni di sviluppo e di rilancio di un'economia già fortemente penalizzata". Sull'Abruzzo dunque, graverà in maniera meno onerosa il taglio che il Governo ha chiesto alle Regioni sulle proprie quote di dotazione dei Fondi per le aree sottoutilizzate destinati a cofinanziare programmi di opere pubbliche e infrastrutture. Il Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas), infatti, è lo strumento di finanziamento del governo italiano per le aree sottoutilizzate del paese. Esso raccoglie risorse nazionali aggiuntive, da sommarsi a quelle ordinarie e a quelle comunitarie e nazionali. 17.12.10
tratto da : terremarsicane.it

La scuola dei Giovani Democratici del PD a L’Aquila "La classe non è acqua”


PROGRAMMA:


Giovedì 16 dicembre:

17,00 Teatro ridotto L’Aquila Saluti: Stefano Albano (Segretario Provinciale Gd Aquila)Marco Rapino (Segretario Regionale Gd Abruzzo)Introduzione scuolaFausto Raciti (Segretario Nazionale Giovani Democratici)


18,00 Teatro Ridotto L’AquilaCondannati a vivere nel torto
Massimo D'Alema (Presidente FEPS)Antonio Pennacchi (scrittore)inervistati da:Antonio Polito (direttore de "Il Riformista")


Venerdì 17 dicembre: Classi Parlare di classi sembra un esercizio da antiquari. Anche perché si potrebbe dire che, parafrasando Marx, le questioni sovrastrutturali sembrano determinare quelle strutturali. Eppure il vento soffia ancora, il vento delle diseguaglianze e dell’ingiustizia. E se finora poteva sembrare questione solo di etica, la crisi finanziaria del 2008 ha dimostrato che la diseguaglianza sociale mina anche l’efficienza del nostro sistema economico. Le trasformazioni della produzione capitalistica hanno modificato profondamente non solo l’oggetto della produzione ma le forme stesse. Il sapere sembra essere un nuovo fattore della produzione, difficilmente monetizzabile ma soprattutto impossibile da torcere ai fini della speculazione finanziaria.


10,00 - 11.00 Teatro Duca Degli Abruzzi - Ricchezza e povertà: la crisi e la redistribuzione della ricchezza Vincenzo Visco (Fondazione N.E.N.S - Università di Roma La Sapienza)


11,30 – 13.00 Hotel Duca Degli Abruzzi - Fabbrica Italia, lavoro polacco?Fausto Durante (FIOM) Marco Bentivogli (Segretario nazionale FIM-CISL) Matteo Orfini (Segreteria nazionale Pd)modera:Manuele Bonaccorsi (Left)15,00 – 17,00 Teatro Duca Degli AbruzziComposizioni di classe, rappresentanza d’interessi e libertà del lavoro. Gigi Roggero (Università di Bologna)


17,30 19,00 Teatro Duca Degli Abruzzi - Giovani disposti a cosa? Ilaria Lani (CGIL)Francesco Lauria (CISL)S


Sabato 18 dicembre: Stati/finanza Il sistema istituzionale occidentale sembra un sistema senza potere. Lo stato è malato, il potere sovranazionale sembra come la favola di Babbo Natale, esiste per chi ci crede. Come interagisce la finanza con gli stati e con gli equilibri tra potenze? Che ruolo giocano gli hedge found? Qual'è la mappa, dopo la crisi del 2008, dei rapporti di potenza? E l'Italia ha qualche speranza di giocare un ruolo fuori dal contesto europeo?


10,00 – 12,00 Teatro Duca Degli Abruzzi - 30 anni e non capirli. Finanza e lavoro dopo la crisiMario Pianta (Università di Urbino)


15,00 – 17,00 Teatro Duca Degli Abruzzi - Poveri e neanche belli. La ricchezza diseguale.Maurizio Franzini (Università di Roma “La Sapienza”)


17,30 – 18,30 Teatro Duca Degli Abruzzi - Acqua privata e trasporto pubblico - reti e servizi tra pubblico e privatoRonny Mazzocchi e Massimo D’Antoni (Università di Siena)


18,00 - 20,00 Hotel Duca Degli Abruzzi - L’Italia del potere e dei poteri, licenziare i padroni?Angelo Rovati e Massimo Mucchettimodera: Paolo Possamai (direttore Il Piccolo)


Domenica 19 dicembre : Il potere della conoscenza Se dovessimo mettere su una bilancia il potere della finanza e quello del lavoro, oggi la bilancia penderebbe in favore della prima. Ma non è un destino. Quali sono i nuovi fattori di ricchezza delle nazioni? E' possibile conciliarli con un ideale di sviluppo umano che metta al centro la persona? E' possibile restituire valore alla produzione e alla democrazia togliendone alla finanza e alla rendita?


9.00 - 11.00 Hotel Duca degli Abruzzi -Il sapere come ricchezza delle nazioni Andrea Ranieri (Assessore Comune Genova)Walter Tocci (Deputato PD)


11.30 - 13.30 - Chiusura ScuolaFausto Raciti (Segretario Giovani Democratici)Rosy Bindi (Presidente Partito Democratico)Susanna Camusso (Segretario Generale CGIL)




mercoledì 15 dicembre 2010

Di Pangrazio: Incontro dibattito sulle prospettive di sviluppo sostenibile nella Marsica



Avezzano. Giovedì 16 dicembre, alle ore 18:30, presso la sala del ristorante Fonte Rio, si terrà un dibattito sul tema: “Avezzano città territorio, proposta per un programma di sviluppo compatibile con il territorio Marsicano”. L’incontro è organizzato dal gruppo del Partito Democratico del Comune di Avezzano ed aperto a tutti gli iscritti e simpatizzanti. La relazione introduttiva è affidata a Franco Colaprete del Coordinamento del circolo del Pd locale. Interverranno, tra gli altri, i Consiglieri Comunali Fabrizio Amatilli, Giovanni Chicarella e Carlo Tinarelli.Le conclusioni sono affidate al capogruppo Giuseppe Di Pangrazio.



giovedì 9 dicembre 2010

Con l’Italia che vuole cambiare: 11 dicembre manifestazione a Roma. La mobilitazione dall’Abruzzo.



Il Partito Democratico d’Abruzzo si mobilita per la Manifestazione nazionale Pd ”Con l’Italia che vuole cambiare”, Roma 11 dicembre 2010.
Per info. e prenotazioni contattare il segretario del circolo di Capistrello
Alfio Di Battista 335.8759861
oppure : Piera Colabianchi 348.0436659
partenza da Avezzano h 10 davanti l’Istituto Magistrale di Avezzano



Pd responsabile ma governo inadeguato
Il Pd presenta la relazione di minoranza sulla Legge di stabilità. Lusi: "Documento inadeguato alle aspettative e alle necessità del tessuto sociale".

di Luigi Lusi, pubblicato il 7 dicembre 2010

"La legge di stabilità per l'anno 2011 è un documento del tutto inadeguato non solo in relazione alle aspettative e alle necessità del tessuto sociale e produttivo del Paese, ma anche con riguardo agli obiettivi delle nuove regole di governance economiche e finanziarie che si stanno discutendo sia in sede europea che nelle più importanti sedi istituzionali internazionali". Lo ha sostenuto il senatore del Pd e relatore di minoranza della legge di stabilità Luigi Lusi, illustrando la sua relazione nel dibattito in corso al Senato."Ciò che più preoccupa - ha affermato Lusi - è che il Paese, bloccato dall’immobilismo e dalla crisi della maggioranza, rischia non solo di perdere il treno della ripesa economica, ma di non adempiere adeguatamente agli importanti impegni assunti o che dovranno essere assunti da qui ai primi mesi del prossimo anno"."Questa legge non delinea alcun obiettivo, né per il prossimo anno, né per quelli successivi, sul terreno non più rinviabile della ripresa economica e sul controllo degli andamenti della finanza pubblica. E, soprattutto, non prospetta interventi volti a favorire il recupero di capacità competitive del Paese attraverso un netto accrescimento della produttività totale dei fattori. Nel frattempo, il Paese sta pericolosamente regredendo non solo nei fondamentali macroeconomici, di finanza pubblica e di competitività, ma soprattutto inizia a registrare gravi e preoccupanti fenomeni di disgregazione sociale, territoriale ed ambientale, ad un livello mai raggiunto in passato"."Ci siamo confrontati con un Governo imbarazzato, la cui unica attitudine è stata non guardare, non sentire, non vedere. Abbiamo visto una ex maggioranza caotica e rinunciataria. Tutto ciò, però, non sarebbe stato possibile, non sarebbe potuto accadere se alle spalle non ci fosse stato un comportamento incredibile dell'Esecutivo"."II PD, pur limitando il numero degli emendamenti (17 su 309 complessivi) nel pieno rispetto dell'accordo intercorso ad altissimo livello istituzionale, ha avanzato proposte serie come quella, per esempio, per sostenere i carichi familiari, proponendo misure, come quella del Forum delle Associazioni delle famiglie per la riforma della tassazione dei nuclei familiari, prospettando l'individuazione di una no tax area. O abbiamo proposto di cominciare ad alleggerire l'IRAP sul costo del lavoro. Ma il Governo non ha risposto su nulla"."Il PD ha consentito che questo provvedimento venisse approvato in tempi brevi per dare sicurezza ai mercati, ai nostri conti, per dare sicurezza al nostro Paese in Europa. Il governo poteva accettare di migliorarla, ma ha avuto paura della terza lettura della Camera dei deputati, di quel luogo che la maggioranza residua chiama "condominio" che da mesi non riesce a governare".

martedì 7 dicembre 2010

Franco Marini a Capistrello per “Una svolta per l’Abruzzo”



Assemblea del PD molto affollata sabato scorso 4 dicembre a Capistrello, almeno duecento persone hanno partecipato al dibattito promosso dal Pd dal titolo “Una svolta per l’Abruzzo” molti dei presenti sono rimasti in piedi dall’inizio alla fine delle tre ore dense e ricche di contenuti. Ospite d’eccezione dell’evento il Presidente emerito del Senato della Repubblica On. Sen. Franco Marini che dopo aver ascoltato con interesse i vari interventi che si sono susseguiti ha tratto le conclusioni offrendo diversi spunti di riflessione sia per il dibattito interno al partito, raccomandando unità e coesione, sia per ciò che riguarda la crisi che in questo momento sta vivendo il governo nella prospettiva del voto di fiducia del prossimo 14 dicembre. Dopo la relazione del segretario del locale circolo del PD Alfio Di Battista si sono alternati amministratori, sindacalisti, iscritti e cittadini che hanno posto diverse questioni che testimoniano quanto sia importante focalizzare l’attenzione sui problemi concreti da parte della politica, troppo spesso risucchiata da beghe interne che i cittadini faticano a comprendere. Sono state affrontate le problematiche legate alla crisi occupazionale che secondo Augusto Bisegna, componente della segreteria nazionale della FIM Cisl giovani, va messa al primo punto dell’agenda politica prestando attenzione ai reali problemi delle aziende rispetto al mondo bancario e del credito in generale. Sulla buona pratica amministrativa si sono soffermate le riflessioni dell’assessore al bilancio del comune di Capistrello Francesco Piacente che sono il miglior viatico per una sana gestione del territorio. Enfasi sui problemi del mondo giovanile è stata posta da Elisa Di Giacomo, componente della direzione regionale dei giovani del PD e da Alice Campoli, iscritta del circolo di Capistrello. Presenti tra gli altri il consigliere regionale del Pd Giuseppe Di Pangrazio, il responsabile della segreteria regionale pd, Andrea Catena e la candidata alla segreteria provinciale del PD, Ilaria Cacciarelli che è tornata sulla questione del congresso rivendicando l’ottimo lavoro svolto dai suoi sostenitori e la necessità del ricambio della classe dirigente. Anche il sindaco di Capistrello Antonino Lusi, non ha fatto mancare il proprio contributo sottolineando che lo spirito che anima la sua amministrazione - composta da una maggioranza consiliare di 11 consiglieri del PD su 12 e da una giunta monocolore PD – è che quando si varca la porta del municipio non esistono più le tessere ma solo cittadini che vanno ascoltati, e problemi da risolvere. La manifestazione di Capistrello ha dimostrato che quando la politica fa il proprio mestiere, la gente accorre ad ascoltare perché ha voglia di partecipare e di esprimere la propria opinione.

tratto da :
marsicanews.it 06-12-10

domenica 5 dicembre 2010

Scontro nel Pd provinciale Il richiamo di Marini «Unità, basta polemiche» Il senatore incontra iscritti, amministratori e sindacalisti



CAPISTRELLO.
«Si è andati oltre con le polemiche, ma preferisco non entrare nel merito della questione. La provincia dell’Aquila, dopo tutte le difficoltà degli ultimi anni, ha bisogno di un congresso unitario e di un Pd unito». Questo il «richiamo» del presidente emerito del Senato, Franco Marini, dopo la disputa nel partito che ha portato all’annullamento del congresso provinciale per la scelta del nuovo segretario. Un «richiamo» arrivato a margine dell’assemblea «Una svolta per l’Abruzzo e per Capistrello» organizzata dal circolo cittadino del Pd nella biblioteca comunale. Tra gli ospiti dell’incontro anche Ilaria Cacciarelli, rivale del segretario uscente Michele Fina, che durante il suo intervento non ha tralasciato la questione: «Il provinciale ha creato inagibilità democratica. Si deve rifare il congresso». Poi la stoccata a Fina. «Chi è autore del rinvio del congresso non può farne parte». Infine la richiesta: «Si commissari il Pd provinciale». Nel dibattito sono intervenuti anche il coordinatore regionale del partito, Andrea Catena, e il consigliere regionale Giuseppe Di Pangrazio. Entrambi hanno ribadito la necessità di coesione per la rappresentanza provinciale e per gli elettori. Ma l’incontro è stato anche occasione per gli amministratori di portare all’attenzione di Marini alcuni problemi del comprensorio. Il sindaco Antonino Lusi e il suo vice Alfio Di Battista hanno moderato gli interventi di sindacalisti, iscritti e cittadini che hanno voluto esporre problematiche e meriti della zona. «Un’occasione di crescita per il partito e per i suoi elettori», ha commentato Marini.

tratto da : Il Centro.it 05.12.10

giovedì 2 dicembre 2010

La decisione dei garanti nazionali sul congresso provinciale PD dell'Aquila



L'Aquila. La Commissione nazionale di garanzia del Partito Democratico ha reso giustizia a quanti si sono impegnati seriamente e nel rispetto delle regole: infatti la stessa commissione – rilevando le “violazioni statutarie e regolamentari da parte di diversi organismi, con decisioni talora in contrasto tra loro, non sanabili a posteriori e che hanno creato grave disorientamento tra gli iscritti” - ha annullato “tutte le procedure poste in atto per lo svolgimento” del congresso provinciale dell’Aquila e ha invitato la struttura regionale “ad assumere, in accordo con l’organizzazione nazionale tutte le iniziative necessarie per la corretta riconvocazione del congresso”. Ora il Partito Democratico può riprendere un sereno percorso di dialogo e di rinnovata credibilità. Tutti i tesserati e i militanti possono continuare a dare il proprio contributo per la crescita del partito e per rinnovare il confronto politico sulla base dei bisogni reali del Paese.
in foto Ilaria Cacciarelli

mercoledì 1 dicembre 2010

Si riapre il tesseramento del Pd

L’AQUILA. Il dilaniato Partito democratico in provincia dell’Aquila dovrà aspettare il 2011 per il nuovo congresso provinciale. Nel frattempo tutte le procedure adottate finora sono da ritenersi nulle «a causa di gravi violazioni». È quanto stabilito dalla Commissione nazionale di garanzia chiamata a dare risposte dopo la disputa fra le due fazioni del partito in provincia dell’Aquila (esplosa dopo l’aumento dei tesserati). La risposta è arrivata ieri a firma di Luigi Berlinguer, presidente della Commissione nazionale che in queste ultime settimane ha ascoltato una ventina di esponenti nazionali, regionali e provinciali. La commissione, come riportato nella delibera, ha appurato che, come risulta dalla cospicua documentazione agli atti, lo svolgimento del congresso dell’unione provinciale Pd dell’Aquila è stato alterato da violazioni statutarie e regolamentari da parte di diversi organismi con decisioni talora in contrasto tra loro non sanabili a posteriori e che hanno creato grave disorientamento fra gli iscritti. La commissione ha quindi deliberato all’unanimità di ritenere nulle tutte le procedure finora poste in atto per lo svolgimento del congresso provinciale del Pd in provincia dell’Aquila e ha invitato l’unione regionale del Pd Abruzzo ad assumere in accordo con l’organizzazione nazionale tutte le iniziative necessarie per la corretta riconvocazione del congresso stesso. Bisognerà attendere il 2011 per conoscere il nuovo segretario provinciale del Pd e nel frattempo si potrà procedere con nuovi tesseramenti. Non è esclusa la nomina di un commissario. Appare ormai insanabile la rottura in un Pd alla ricerca del rilancio dopo l’emorragia di voti delle ultime Provinciali. La sfida e le polemiche riguardano principalmente il segretario uscente Michele Fina, 32 anni, di Luco dei Marsi, e Ilaria Cacciarelli, stessa età, di Avezzano. Il primo cerca la riconferma con la lista «Per un partito libero», la Cacciarelli è pronta a scalzarlo a capo dello schieramento «Progettare il futuro insieme». Con Fina c’è una folta cordata di esponenti del partito vicini al segretario nazionale Bersani: il deputato Giovanni Lolli, il sindaco dell Aquila, Massimo Cialente, l’assessore comunale Stefania Pezzopane. L’uomo forte a sostegno della Cacciarelli è il senatore Luigi Lusi. Ma con lei anche il consigliere regionale Giuseppe Di Pangrazio e il sulmonese Bruno Di Masci.
ROBERTO RASCHIATORE
tratto da : Il Centro 02.12.10
clicca sull'immagine per ingrandirla


lunedì 29 novembre 2010

Una svolta per l'Abruzzo



"Una svolta per l'Abruzzo" questo è il filo conduttore dell'assemblea -dibattito che si terrà

sabato 4 dicembre, con inizio alle ore 16.30

presso i locali della biblioteca comunale di Capistrello (via San Silvio).

Si discuterà di politica e territorio, lavoro e sviluppo, alla presenza di esponenti del Partito
Democratico regionale e nazionale .



giovedì 25 novembre 2010

UNA SVOLTA PER L’ABRUZZO



PREMESSA
All’Abruzzo serve un cambiamento epocale nel segno della legalità e delle regole, della competizione e del merito per aprire una nuova fase di sviluppo. I provvedimenti giudiziari che hanno colpito il Pdl abruzzese ci impongono una riflessione profonda, di fronte al fossato sempre più largo che separa, oggi, la politica dalla società in Abruzzo. La giunta Chiodi era stata eletta dopo le vicende di Sanitopoli sulla base di un’aspettativa di legalità e di cambiamento che non si sono realizzati. Già prima del 2008 uomini chiave del Pdl e della squadra che, poi, ha portato all’elezione di Chiodi, probabilmente a conoscenza di tutto, sembrerebbero essersi resi protagonisti di uno scambio, tra politica e interessi economici, poco trasparente, attorno all’affare dei nuovi inceneritori per rifiuti.
L’occasione per il presidente Chiodi, il suo “modello teramano” e una classe casuale di governo (di governo in seguito a varie inchieste) di rappresentare una discontinuità col passato è andata persa irreparabilmente. Ancora una volta il governo regionale impatta sul tema della trasparenza, del rapporto tra politica ed economia, tra regole e mercato. Non può essere frutto solo del caso. In questi ultimi 15 anni l’Abruzzo si è trovato di fronte alla necessità di trasformarsi da regione assistita e ‘meridionale’, in regione competitiva e europea. Ciò richiedeva alla società abruzzese un salto di qualità: un’impresa concorrenziale, dotata di autonoma capacità di competere sul mercato. Una pubblica amministrazione moderna ed efficiente. Una classe politica non invasiva, che fornisse un quadro di obiettivi condivisi su cui far convergere l’intera comunità regionale ed in grado di premiare merito, competenza e professionalità.
Questa sfida è stata persa. Si è preferito seguire la strada rassicurante delle vecchie scorciatoie, di un sistema di intermediazione tra politica ed economia non più capace di generare consenso, mai adeguato a garantire efficienza e crescita. Un sistema che ha finito con l’alterare la concorrenzialità tra le imprese rendendo discrezionale l’operato delle pubbliche amministrazioni. Ad aver fallito in questi anni è in realtà un’intera classe dirigente politica, imprenditoriale, amministrativa rivelatasi inadeguata a guidare la trasformazione dell’Abruzzo.
Ciò non vuol dire cancellare le differenze di responsabilità che sussistono tra un centrodestra che, quando è stato messo alla prova, si è distinto per una gestione del potere fine a se stessa senza alcuna ambizione riformatrice, e i governi di centrosinistra che pure hanno sempre cercato di portare avanti una politica di programmazione e riforme, come da ultimo il nuovo Piano Sanitario e il Piano per la gestione dei rifiuti approvati dalla precedente Giunta Regionale, per citare due ambiti particolarmente cruciali. Un conto è un vero e proprio sistema di potere, in cui politica ed affari si confondono, un altro è una classe di governo dentro la quale ci sono stati fenomeni circoscritti di comportamenti politici eticamente inadeguati. Ciò precisato, però non possiamo esimerci da un giudizio sul passato che riconosca che questo ultimo quindicennio, in cui il centrosinistra ha governato la Regione per 8 anni nonché gran parte delle Province e dei Comuni, ci consegna un Abruzzo meno competitivo e con meno benessere per i suoi cittadini.
E’ necessaria ora una rottura radicale con il passato ed una classe dirigente responsabile, moderna, europea.
C’è bisogno di una vera e propria rivoluzione della legalità e della meritocrazia, dove le imprese possano produrre ricchezza e benessere non perché amiche del politico di turno, ma perché competitive, innovative, intelligenti; dove i cittadini siano valorizzati per le proprie capacità e tutelati nelle difficoltà e nei bisogni, e non perché clienti di qualcuno. Rivoluzione possibile, solo se la politica garantisce trasparenza, regole condivise, diritti. L’imprenditore che vuole avere successo deve essere cosciente che in futuro lo potrà fare solo con le proprie forze, così come fanno già tante nostre piccole imprese tra mille sacrifici, e non per gli appoggi politici. Basta appalti assegnati senza gare pubbliche trasparenti e rigorose.
La politica deve imparare a fornire visione, obiettivi, ad attuare politiche di contesto e non ad intromettersi nella sfera economica per trarne benefici e consensi. Il lavoro e l’impresa devono essere sostenuti con la formazione, la scuola e l’università di qualità, la ricerca e l’innovazione, una pubblica amministrazione efficiente, senza abbandonare i valori di uguaglianza e solidarietà garantendo merito, concorrenza, opportunità. Cominciando dall’agenda che tutti già conosciamo: ricostruzione, Fas, sanità, tasse, scuola, politiche industriali, vertenze e scioperi in atto. Questa è l’idea di Abruzzo che il Pd deve mettere in campo. Di questo cambiamento epocale deve farsi protagonista un nuovo centrosinistra abruzzese. Ai nostri naturali alleati chiediamo di lavorare insieme, in modo costruttivo, ad un nuovo progetto per il governo dell’Abruzzo; a loro chiediamo rispetto e lealtà, solo così potremo realizzare insieme una credibile alternativa di governo. All’Udc è tempo di chiedere di non puntellare più una destra in crisi. L’Abruzzo è in ginocchio. E’ tempo di aprire una nuova stagione per la nostra Regione.

ABRUZZO DEL 2020 IN UNA EUROPA DEL 2020

Sei mesi fa BARROSO ha presentato la strategia e gli obiettivi per la Unione Europea del 2020, il titolo del documento è “Europa 2020 - Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”.
È una conferma ed un rilancio della Strategia di Lisbona, in cui si affermava la necessità che l’Europa, attraverso lo sviluppo della economia della conoscenza, si potesse candidare ad esercitare un ruolo guida a livello mondiale.
Nel nuovo Documento si ribadisce come per conseguire una crescita intelligente bisogna sviluppare una economia basata sulla conoscenza e sulla innovazione.
Per una crescita sostenibile sia necessario promuovere una economia più efficiente nell’uso delle risorse, più verde e più competitiva.
Infine, per una crescita inclusiva occorra rilanciare una economia con una alto tasso di occupazione capace di favorire coesione sociale e territoriale.
La Commissione dice che negli stati e nelle regioni dell’Unione Europea:
· il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro
· il 3% del PIL deve essere investito in Ricerca & Sviluppo
· i traguardi "20/20/20" in materia di clima/energia devono essere raggiunti
· il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10%
· almeno il 40% dei giovani deve essere laureato
· 20 milioni di persone in meno devono essere a rischio di povertà
Il nostro progetto di sviluppo, che prende avvio in questo momento, non può non conformarsi su questa dimensione temporale e non può non assumere come obiettivi principali quelli assunti dalla Commissione europea ed indicati come livelli medi da perseguire nel corso del prossimo decennio.
Partiamo dai nostri valori di partenza rispetto agli obiettivi medi UE indicati per il 2020:
Il nostro tasso di occupazione è del 55% (20 punti % sotto)
Il PIL investito in ricerca & sviluppo è dell’1% (66 punti % sotto)
Il tasso di abbandono scolastico è del 15,6% (50 punti % sotto)
La percentuale di giovani laureati è del 22,6% (la metà dell’obiettivo UE)
La povertà tocca il 15,4% della popolazione (il doppio dell’obiettivo Ue).
Non dobbiamo, sulla base di questi parametri, farci vincere tuttavia da ragioni di depressione, al contrario dobbiamo desumere motivazione, determinazione, coraggio.
Insomma l’avventura che potrebbe vederci protagonisti potrebbe essere affascinante, esaltante per la sua portata, per l’enorme spazio che offre all’impegno di tanti che si danno come missione quella di concorrere alla costruzione di un futuro europeo per il nostro Abruzzo in grado di fornire risposte adeguate alla comunità intera.

IL 2009 UN ANNO INFAUSTO
Tra le regioni italiane, l’Abruzzo è quella che ha fatto registrare la contrazione del PIL più pesante (-7%, due punti peggio della media italiana).
Una riduzione degli investimenti del 13%, del 3,6% dei consumi delle famiglie.
Il PIL per occupato, indice della produttività del lavoro, è di 10 punti sotto la media nazionale e di 15 punti sotto la media del centro – nord. Siamo scesi a livello del resto del mezzogiorno.
La ricchezza procapite degli abruzzesi si è ridotta di 7 punti e mezzo a fronte di un calo medio nazionale del 5,6%.
Nel settore industriale il valore aggiunto è sceso di oltre 17 punti, quello delle costruzioni di poco meno di 7 punti.
Teramo è la provincia che è andata peggio: PIL -8,4%;( nel MANIFATTURIERO il calo è stato del 15,6% e nelle COSTRUZIONI del 10,0%).
L’Aquila: PIL - 8,0%; ha risentito di un calo generalizzato, particolarmente consistente nell’industria -20,7%.
Le previsioni per il 2010 non sono confortanti.
Secondo le stime più recenti la ripresa a livello regionale sarà molto modesta (0,3%) e comunque inferiore rispetto a quella attesa in media per il resto del paese (0,8%).

La struttura produttiva regionale ha dimostrato segni di debolezza, di vulnerabilità e di scarsa capacità di competizione. Infiacchita anche dalla grave crisi ancora in atto, dal terremoto e dal dissesto finanziario regionale.
In pratica tutti i comparti presentano risultati negativi.
Uno per tutti il dato relativo al Turismo che dovrebbe rappresentare in termini di sviluppo futuro quello che ha rappresentato l’industria manifatturiera nel passato.
Il 2009 ha fatto registrare un decremento del 12% delle presenze turistiche (-9,3% alberghiere, -17,5% extra - alberghiere). I turisti italiani sono diminuiti rispetto all’anno precedente dell’11%, gli stranieri del 18%.
L’Agricoltura versa in una condizione drammatica, senza precedenti.
L’export abruzzese ha fatto registrare una battuta d’arresto molto pesante (-32%), superiore rispetto a quella media nazionale (-21%). L’esportazione dei mezzi di trasporto si è dimezzata.
I principali indicatori misurati su base annuale forniscono un quadro preoccupante del mercato del lavoro abruzzese.
Il numero degli occupati si è ridotto di 24mila unità, -4,6% in termini relativi. La flessione ha riguardato tutti i settori e colpito in particolar modo l’occupazione a tempo parziale femminile.
Il tasso di occupazione è passato dal 59% del 2008 al 56% (43% tasso di occupazione femminile).
Il tasso di disoccupazione è passato in un anno dal 6,6% all’8,1% e continua a crescere in particolar modo nella componente femminile ed in quella giovanile. Cresce la disoccupazione e cresce il numero di chi non cerca lavoro.
Troppi giovani, anche in Abruzzo, non studiano e non lavorano.
Non esiste nessuna forma di intervento sulle conseguenze psico – sociali della non attività lavorativa prolungata. La perdita del lavoro non produce solo l’azzeramento del reddito, ma tante altre conseguenze, talora gravi e molto serie.
……………………………
Il CRESA scrive nel suo ultimo rapporto che per l’Abruzzo la battuta d’arresto è stata molto forte: nel biennio 2008-2009 il prodotto lordo si è contratto di quasi 8 punti percentuali, quasi due terzi della crescita accumulata nel decennio precedente.
E molti nodi restano al pettine:
a) le caratteristiche dimensionali e di posizionamento settoriale delle imprese industriali e dei servizi,
b) la loro scarsa propensione alla ricerca e all’innovazione;
c) una forte presenza di giovani che non studiano e sono fuori dai circuiti lavorativi,
d) un tasso di disoccupazione giovanile elevato e fortemente differenziato (Pescara e Teramo intorno al 17%, L’Aquila e Chieti oltre il 30%);
e) una bassa quota di investimenti pubblici;
f) un sistema formativo che non fornisce competenze adeguate per le attività richieste dalla società della conoscenza ma perpetua diseguaglianze sociali di partenza;
g) un problema di efficienza energetica ed ecologica che rischia di rallentare ancora a lungo il raggiungimento di una soglia minima di sostenibilità ambientale.

QUESTIONE MORALE, CAPITALE SOCIALE E CAPITALE UMANO.

I nodi appena richiamati, ampiamente trattati anche nel Documento politico – programmatico presentato in occasione delle primarie per la elezione del Segretario regionale nel 2009, possono costituire la piattaforma sulla quale appoggiare la nostra elaborazione, la nostra proposta che dovrebbe agevolare la costruzione su base nuova e più adeguata ai tempi di un utile ed importante rapporto con le categorie produttive, economiche e sociali.
In questo ultimo quinquennio emerge sempre più drammaticamente come dei rapporti tradizionali tra politica e mondo della economia sopravvivono solo gli aspetti più deteriori.
La fiducia e la credibilità si sono fortemente ridotte. Le relazioni tra sfera politica e sfera economica si presentano patologicamente rarefatte e quelle che persistono, in troppe situazioni e per settori fondamentali, hanno come terreno di coltura la illegalità, la malversazione, la corruzione, il voto di scambio, il clientelismo.
Qual’è stata la reazione al richiamo energico dell’arcivescovo Forte?
Quella di Chiodi si commenta da se!!! Ma quella delle forze politiche, sociali, sindacali non è stata adeguata alla gravità della situazione denunciata.
Il tentativo di relegare la enorme questione morale, il rapporto tra politica ed etica, nell’improprio ed insufficiente confine delle aule giudiziarie, fa assomigliare l’Abruzzo sempre più alle peggiori situazioni regionali meridionali.
Oggi, in sintesi, ci stiamo giocando l’ultimo scampolo di capitale sociale che aveva sempre caratterizzato la nostra regione e che è stato anche un apprezzato fattore di attrazione di investimenti.
Questione morale, capitale umano e capitale sociale rappresentano i pilastri portanti sui quali appoggiare un progetto innovativo di sviluppo e di rilancio della nostra regione.
Peraltro, va considerato anche un aspetto che accomuna e caratterizza i tre fattori richiamati: essi presentano un favorevole rapporto tra costi e benefici, perché molte delle cose delle quali l’Abruzzo ha bisogno non costano o costano molto poco.
Razionalizzare la pubblica amministrazione, gli ipertrofici organismi strumentali (talora, veri mostri, vere fabbriche di corruzione e di malaffare) regionali, provinciali e non solo, si può fare anche in una regione finanziariamente fallita come l’Abruzzo.

Sono azioni che riducono anche lo spazio e le occasioni di corruzione, di inefficienze odiose, non più sopportabili da un apparato produttivo fortemente provato da mille problemi propri e che vorrebbero interagire con una pubblica amministrazione dalla quale, seppure non ottiene molto, almeno non vorrebbe subire danni.
Il miglioramento dell’attività accademica e degli istituti di ricerca, del sistema scolastico e formativo, per molti aspetti non richiedono volumi finanziari esorbitanti.
Bisogna assolutamente elevare la qualità della istruzione e della formazione dei nostri giovani, avviare una performance che ci farebbe recuperare il gravoso distacco che ci separa dalla media OCSE e da quella nazionale.
Senza considerare il decisivo valore aggiunto, che una discreta università e un dignitoso sistema di ricerca porterebbe nel sistema produttivo e sul miglioramento generale delle condizioni di vita e di prospettiva per i nostri giovani talenti.
Talenti che ci abbandonano in misura crescente senza essere rimpiazzati da nessuno arrivo. In Abruzzo, come nel resto del sud, le buone teste vanno via e nessuna buona testa è attratta da noi o dal resto del meridione.
Il depauperamento, dice la Banca di Italia, del capitale umano quando raggiunge il livello e le dinamiche in atto, rende molto complicato avviare un processo di sviluppo virtuoso, innovativo e competitivo. Viene a mancare la risorsa di base.
Allo stesso modo bisogna impegnarsi per il miglioramento del capitale sociale, ossia la qualità e l’adeguatezza delle relazioni sociali, il rispetto sistemico delle regole, una affermazione di livello alto e crescente di trasparenza che è sicuramente importante nelle attività della politica e delle istituzioni pubbliche, ma anche in quelle del mondo imprenditoriale e professionale.
Questione morale, capitale umano e capitale sociale, quindi come, settori di impegno preliminare anche per noi, per i nostri dirigenti, i nostri amministratori, i nostri militanti. Come temi unificanti all’interno, da utilizzare correttamente all’esterno, a partire dai partiti della coalizione.



L’ALTERNATIVA PER UNA GUIDA NUOVA DELL’ABRUZZO

La situazione economica ed industriale dell’Abruzzo è davvero seria.
Se non si recupera tempestività, forza e dimensione adeguata agli interventi da compiere, la crisi ci restituirà un teatro popolato di morti e feriti, uno scenario di una battaglia finita male.
I dati relativi alla perdita di produzione, talora di interi settori, quelli relativi alla perdita di lavoro “produttivo” debbono ancora manifestarsi nella loro reale dimensione.
E la regione che fa? Dove sta? Su quale grande questione è impegnata? In che cosa si snodano le relazioni tra le forze produttive ed il governo regionale?
Lo sconforto è sempre crescente presso il mondo dell’impresa.
Le forze economiche e sociali ormai si vanno convincendo che questo governo regionale e questa classe dirigente non sono all’altezza e quindi non perdono nemmeno più tempo nel cercarli.
Sta a noi indicare le linee di un cambiamento radicale che metta nuovamente l’Abruzzo in condizione di competere con le altre regioni centrali italiane e con regioni europee con dimensioni e caratteristiche analoghe alle nostre, e non ripiombare come sta accadendo in una situazione di “meridionalizzazione” sotto il profilo delle dinamiche socio-economiche.
Le linee programmatiche strategiche del PD Abruzzese sono state indicate nel progetto Abruzzo 2020 già approvata con le primarie del 2009, contestualmente alla rielezione della nostra Assemblea Regionale.
In questo documento vogliamo solo indicare le priorità che devono essere oggetto di un’iniziativa immediata su cui costruire la nostra opposizione e la nostra proposta alternativa, a fronte dell’immobilismo della Giunta Chiodi.

A) RIPENSARE IL MODELLO DI SVILUPPO ABRUZZESE
Finora La Giunta Chiodi ha sostanzialmente ignorato la necessità di fare i conti con una crisi economica internazionale e nazionale, che in Abruzzo più che altrove ha fatto sentire le sue ripercussioni in termini di perdita drammatica di reddito e posti di lavoro.
E’ necessario invece un governo regionale capace di aggredire la crisi, di mettere in campo una politica industriale ed economica, di attrarre risorse ed investimenti. E che lo faccia sulla base di una visione, prendendo atto di una realtà decisiva: ciò che oggi è in crisi è lo stesso modello tradizionale d sviluppo dell’Abruzzo, che va radicalmente ripensato. Non regge più un sistema fondato prevalentemente sull’industria manifatturiera, prevalentemente frutto di grandi investimenti delle multinazionali. Oggi la sfida è nella capacità di internazionalizzare le piccole e medie imprese locali. Questo richiede un forte investimento in ricerca, innovazione, formazione. E richiede la costruzione di sistemi locali integrati tra scuola, università, centri di ricerca, poli di innovazione, imprese. Ed insieme a ciò lo sviluppo di una moderna rete di infrastrutture materiali ed immateriali, di un sistema della mobilità e dei trasporti moderno ed efficiente. Decisivo è, inoltre, affrontare la questione dell’accesso al credito, che oggi vede soprattutto le piccole e medie imprese in drammatica difficoltà.
Ripensare il modello di sviluppo non significa “buttare via il bambino con l’acqua sporca”, rinunciando a salvaguardare i punti di forza e di eccellenza da cui l’Abruzzo può e deve ripartire.
Da qui deriva l’importanza strategica della Vertenza Sevel, da cui finora il governo regionale è stato drammaticamente assente. Vertenza su cui il PD Abruzzo ha preso posizione, difendendone il valore irrinunciabile di quell’insediamento e un patrimonio di relazioni industriali positive di una realtà dove il compromesso virtuoso tra flessibilità, produttività e garanzia dei livelli occupazionali è da tempo praticato.
Ripensare il modello di sviluppo significa inoltre trasformare la peculiarità dell’Abruzzo Regione Verde d’Europa in una opportunità, per innalzare i livelli di qualità della vita, e allo stesso tempo di crescita economica ed occupazione dei nostri territori.
Valorizzazione dei parchi e delle risorse naturali, riconversione ecologica delle politiche abitative, sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili possono fare dell’Abruzzo una regione all’avanguardia dello sviluppo sostenibile, affinché la definizione di Regione Verde d’Europa non sia solo retorica ma una parola d’ordine capace davvero di riunificare una comunità regionale e darle una nuova prospettiva di crescita.
Così come la comunità regionale va riunificata attorno al dramma del terremoto e dalla questione della ricostruzione de L’Aquila e del suo territorio.
Anche qui c’è un drammatico ritardo del Commissario Chiodi e del governo nazionale, aldilà della troppa propaganda sviluppata su questo argomento, ed il PD Abruzzo ha messo in campo le sue proposte alternative, a partire dalla necessità di una Legge nazionale speciale, che dia certezza di risorse adeguate finalizzate alla ricostruzione (vedi scheda allegata 1).
Sono queste le priorità che abbiamo sintetizzato nelle nostre proposte per il Piano di utilizzo dei Fondi FAS (vedi scheda allegata 2), altra occasione sprecata da un governo regionale che non è stato capace di segnare una vera discontinuità rispetto ad una politica di distribuzione clientelare e parcellizzata delle risorse e avviare una seria politica di programmazione, in grado di individuare le priorità strategiche per un nuova fase di crescita dell’Abruzzo.

B) RIORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA SANITARIO.
Portare a compimento la riforma del sistema sanitario avviata dalla Giunta Regionale di centrosinistra è la condizione non solo per garantire ai cittadini un diritto alla salute, che troppo spesso viene compromesso dalle inefficienze, dalla scarsa presenza di livelli adeguati di eccellenza, dalla lunghezza delle liste di attesa, ma anche per abbattere in maniera strutturale un debito sanitario che costituisce la più pesante palla al piede dello sviluppo economico regionale. Siamo di fronte ad un debito sanitario che da un lato determina un livello di tassazione troppo elevato per famiglie e imprese, dall’altro assorbe gran parte delle risorse regionali, oltre l’80%, impedendo qualsiasi seria scelta di investimento sulle politiche per l’occupazione, lo sviluppo, i servizi sociali, ecc.
Il PD Abruzzese non vuole sottrarsi alla sfida della riorganizzazione della rete ospedaliera, dello sviluppo dei livelli di eccellenza, della riconversione dei piccoli ospedali, ma ha posto precise condizioni, che qualsiasi governo regionale dotato di buon senso dovrebbe seguire come sono state seguite in tutte le regioni, dove la riforma sanitaria è stata attuata con ottimi risultati: la concertazione con il territorio, gli operatori del settore, le associazioni di rappresentanza dei cittadini; il potenziamento della rete di emergenza; lo sviluppo della medicina territoriale. Tutte condizioni di cui la Giunta Regionale ha dimostrato finora di non voler tener conto, anche a causa dell’assenza di un Assessore alla Sanità agli arresti domiciliari per la vicenda rifiuti, che continua a non dimettersi e a non essere sostituito.
Il PD ha messo in campo le sue proposte alternative, che sono contenute nelle Linee approvate dalla Direzione regionale il 26 Luglio 2010 (vedi scheda allegata 3).



C) RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE REGIONALE.
Le imprese e i cittadini abruzzesi hanno bisogno di una pubblica amministrazione efficiente, snella, moderna. Provare a rivolgere la pubblica amministrazione verso la costruzione di una cittadinanza attiva e di relazioni sociali estese e cooperative, è la riforma che consente tutte le altre riforme. La riforma delle riforme.
Si cambia la pubblica amministrazione intanto cominciando a rivendicare il diritto di pensarla migliore. L’Abruzzo, infatti, ha bisogno di un’amministrazione migliore.
Più qualificata, agile, efficiente, moderna. Ne hanno bisogno i comuni, le province ma anche le imprese, il terzo settore. I cittadini. Il motivo è evidente.
L’amministrazione pubblica è la risorsa essenziale del capitale sociale, il motore di un territorio, la leva dello sviluppo.
Una burocrazia pesante, dissipativa, introversa, lenta non regge il passo spedito delle trasformazioni in atto. Perde e fa perdere terreno.
E in una fase delicata e difficile come l’attuale è un costo insostenibile.
E poi non è affatto detto che non si possa osare: la pubblica amministrazione si può cambiare.
Le molteplici modifiche legislative e costituzionali che si sono succedute negli ultimi quindici anni hanno assegnato all’ente Regione una vocazione strategica: produrre “politiche pubbliche”, ossia tracciare la rotta e coordinare l’azione dei protagonisti del territorio, monitorandone i risultati.
La missione della regione è la governance. Buona e di sistema.
Non promuovere sporadiche e accidentali azioni di settore ma elaborare risposte strutturali ai problemi. Non trattenere in proprio le opportunità ma offrirle al territorio. Non fare ma far fare. Non un ente chiuso ma aperto. Non un’istituzione di potere ma di servizio.
La questione della riforma degli enti strumentali e delle società pubbliche, in questo quadro, va affrontata con coraggio, con particolare riferimento alla gestione dei servizi pubblici a rilevanza industriale come l’acqua e i rifiuti. In questi campi essenziali per lo sviluppo regionale, la concorrenza, la trasparenza, l’efficienza e l’economicità nella gestione dei servizi devono diventare, pur nell’ambito di un forte controllo pubblico, i criteri di riferimento della nostra azione riformatrice.

Approvato all’unanimità dall’Assemblea regionale PD Abruzzo del 18 ottobre 2010.


tratto da : pdabruzzo.com

scarica quì documenti e materiali per le assemblea di circolo

lunedì 22 novembre 2010

L’Annuario della industrie abruzzesi 2009 è sul web



ABRUZZO. E’ stata pubblicata dal Cresa (Centro Regionale di studi e ricerche economico-sociali istituito dalle Camere di Commercio d’Abruzzo), la 21^ edizione dell’Annuario delle industrie abruzzesi.


Dal punto di vista della distribuzione per settore di attività economica è rilevante il peso del settore metalmeccanico (31,1%) seguito dall’abbigliamento (12,2%), dal settore alimentare (11,1%), dal legno e mobili (9,7%) e dal settore dei materiali da costruzione (8,1%). Per gli altri settori solo elettromeccanica, gomma e plastica, carta e cartotecnica, superano il quattro per cento.
Il 64,2 per cento delle aziende occupa da 10 a 30 addetti e il 34,0 per cento ha un fatturato fino a un milione e cinquecentomila euro. Si tratta quindi in larga parte di piccole aziende la cui natura giuridica è concentrata nelle società di capitale (64,4% Srl e 16,6% SpA).
Riguardo all’anno di fondazione il 74 per cento delle aziende è stato fondato nell’arco di tempo che va dal 1981 al 2009 ed in particolare il 23,4 nell’ultimi quindici anni.
Il valore percentuale delle aziende presenti nell’Annuario che dichiara di esportare è pari al 44,4 per cento.
Dal punto di vista territoriale non si delineano rilevanti cambiamenti nella consistenza per provincia: le province di Teramo (37,2%) e di Chieti (35,2%) restano le province più industrializzate, mentre Pescara (13,9%) e L’Aquila (13,6%) continuano ad attestarsi su posizioni più modeste. La provincia con l’indice più alto di aziende esportatrici resta Teramo che, rispetto al 2006, conferma l’indice 1,09, seguita da Chieti (1,0) nella media regionale. Le province di L’Aquila (0,95) e Pescara (0,81) presentano valori al di sotto della media regionale .
Per facilitare la lettura complessiva dei dati sono riportati cinque cartogrammi che consentono di fotografare sul territorio regionale la distribuzione comunale del peso percentuale delle aziende con più di 60 addetti sulle aziende totali, delle aziende operanti nei settori dell’abbigliamento, dell’alimentare, del legno e mobili e della metalmeccanica.
Per ogni azienda vengono fornite: denominazione o ragione sociale; natura giuridica; indirizzo della sede amministrativa e dello stabilimento o degli stabilimenti con numero di telefono, fax, e-mail e pagina web (quando l’indirizzo è unico la sede amministrativa e lo stabilimento coincidono); anno di fondazione; capitale sociale; occupazione per classi di addetti e fatturato annuo per classi di ammontare elenco dei principali prodotti; elenco dei principali paesi di esportazione.
Alla pagina http://www.cresa.it/ è visibile l'annuario completo del 2009.


giovedì 18 novembre 2010

“SOS L’Aquila chiama Italia”

“SOS L’Aquila chiama Italia”
il circolo del PD di Capistrello risponde all'appello e aderisce alla manifestazione del 20 novembre con una propria delegazione invitiamo tutti gli iscrittti e i cittadini di Capistrello a partecipare numerosi

mercoledì 17 novembre 2010

Distretti rurali, passo avanti

Nasce una commissione per promuovere lo sviluppo della Marsica - NINO MOTTA


AVEZZANO. C’è voluta la caparbietà del commissario della Comunità montana marsicana, Stefano Di Rocco, per strappare alla Provincia l’impegno ad attuare la legge regionale che prevede l’istituzione del distretto rurale. Quella legge, che demandava alle Province il compito di individuare l’area, per cinque anni è rimasta sulla carta.
Solo a Teramo un gruppo di lavoro ha condotto uno studio sulle attività del territorio. Ma di agricoltura, è
stato osservato, c’è poco e niente.
Nell’incontro, svoltosi nella sede dell’ente comunitario, ad Avezzano, è stata istituita una commissione che dovrà occuparsi del caso. La Provincia, per bocca dei consiglieriGianluca Alfonsi e Felicia Mazzocchi, si è impegnata a procedere con rapidità, per non perdere i finanziamenti previsti dall’Ue per lo sviluppo agricolo delle aree interne. Un decreto legislativo del 2001, oltre ai distretti rurali, prevede anche l’istituzione di distretti agroalimentari di qualità. I primi prevedono un’integrazone tra attività agricole e altre attività locali; i secondi la promozione di prodotti tradizionali e tipici. Che nella Marsica potrebbero essere le carote, l’olio extravergine d’oliva, le castagne, le mele. La loro istituzione spetta alle Regioni. Alcune, come la Toscana e il Veneto, hanno colto immediatamente questa opportunità. Altre sono rimaste a guardare, nonostante «i contratti di distretto» e «di filiera», previsti da un decreto legislativo del 2008, facilitassero l’accesso ai finanziamenti.
La Regione Abruzzo, con la legge 18 del 2005, ha dato facoltà alle Province di indicare le aree interessate al distretto rurare, riservando a sé l’individuazione e l’istituzione dei distretti agroalimentari di qualità. Col risultato che tutto è ancora in alto mare. Dall’incontro promosso dal commissario della Comunità montana, su input di un imprenditore marsicano, Gianni Gatti, che ha parlato della sua esperienza in Toscana, è partito un severo monito a Regione e Provincia a non perdere altro tempo.
Erano presenti il presidente del Consorzio di bonifica, Francesco Sciarretta, e rappresentanti delle associazioni di categoria. Pochi, purtroppo, i sindaci. Eppure il problema riguarda tutti i comuni del comprensorio. Di particolare interesse gli interventi di Sergio Iacoboni, dell’Arssa, e di Luca Cannistrà, esperto di problemi agricoli. Il primo ha fatto un’approfondita analisi dei distretti agroalimentari che «nascono sullo stesso ceppo di quelli industriali» e che «non possono prescindere dal territorio», il secondo si è ampiamente soffermato sui «contratti di distretto» e di «filiera», che danno la possinbilità alle imprese di accedere ai finanziamenti. Si possono avere fino a 50 milioni. Per ottenerli però bisogna presentare i progetti. Ma come si fa a presentarli se prima i distretti non vengono istituzionalizzati? Un interrogativo che chiama direttamente in causa la Regione.

tratto da : Il Centro.it 16-11-2010

sabato 13 novembre 2010

“Politica, etica e sviluppo compatibile. I presupposti per ridare fiducia alla comunità.”


Domenica 14 novembre alle ore 10, presso il Castello Orsini, ad Avezzano si terrà un convegno aperto a tutti i cittadini su :

Politica, etica e sviluppo compatibile.

I presupposti per ridare fiducia alla comunità.”






I lavori inizieranno alle ore 10:00 con l’introduzione del consigliere regionale

Giuseppe Di Pangrazio.

Interverranno rappresentanti della cultura, delle professioni, delle attività produttive e rappresentanti del mondo politico.

e conclusioni alle ore 12:00 affidate al
Sen. Luigi Lusi, vicepresidente della Commissione Bilancio.




domenica 31 ottobre 2010

L'Aquila, Lolli (Pd) si dimette da consigliere provinciale

Giovanni Lolli, parlamentare Pd, si è dimesso da consigliere provinciale dell'Aquila, carica alla quale era stato eletto alle amministrative della scorsa primavera che videro prevalere il centrodestra guidato da Del Corvo.

"Nonostante la legge non lo imponga, poiché non esiste incompatibilità tra la carica di deputato e quella di consigliere provinciale - scrive Lolli nella sua lettera di dimissioni - ritengo doveroso rassegnare le dimissioni dal consiglio provinciale in quanto i lavori parlamentari, ed in particolare quelli di Commissione, si sovrappongono a quelli delle Commissioni della Provincia e non posso, quindi, assicurare la presenza e la continuità del lavoro che un impegno come quello del Consigliere provinciale merita.
Sono certo che chi mi sostituirà, sostenuto dai colleghi del mio gruppo, sarà all’altezza dei compiti richiesti e che il gruppo del Partito Democratico rimarrà tra i più attivi e propositivi tra quelli presenti nel consiglio provinciale".

E al suo posto, in Consiglio provinciale, subentra Fabrizio D'Alessandro, primo dei non eletti nella lista del Pd.
Classe 1974, dipendente del Centro Ricerche Dompè S.p.A. di L’Aquila, ha all'attivo una lunga militanza nei Ds e già una esperienza da consigliere provinciale nell'ultima consiliatura, fra i banchi dell'allora maggioranza di centrosinistra.
Ricandidato, alle provinciali di marzo, nel collegio Barisciano-Capestrano ha ottenuto 966 voti, pari al 19,85%, non abbastanza da risultare eletto ma essendo il primo dei non eletti, risultato che ora - con le dimissioni di Lolli - gli consente di prendere posto in Consiglio.

31/10/2010 10:52
tratto da : www.Abruzzo24ore.it

giovedì 28 ottobre 2010

Quell’infelice insinuazione del segretario Pd su Capistrello

di Antonino Lusi *

Egregio direttore, una infelice insinuazione del segretario provinciale del Partito democratico, affidata a Il Giornale del 18 ottobre 2010, ha steso una torbida ombra sul presunto «scandalo tessere» dell’Aquilano e, in particolare, sugli iscritti del circolo di Capistrello. Tale ombra, purtroppo, è stata ripresa da altri organi di informazione, compreso il Centro del 23 e del 24 ottobre, senza previamente accertarne la benché minima attendibilità.
Sarà dunque sufficiente invocare il buon senso, piuttosto che le disposizioni della legge sulla stampa, per richiedere la cortese possibilità di fornire ai lettori qualche precisazione al riguardo.
Appare evidente, innanzi tutto, come l’attacco «politico» di Fina - sferrato anche per il tramite de Il Giornale - non abbia alcun riferimento al programma espresso dal gruppo concorrente e dalla sua candidata alla segreteria provinciale dell’Aquila: esso, infatti, si qualifica solo come uno scomposto insieme di insinuazioni - profferite pubblicamente, del resto, anche in diversi circoli Pd - per colpire la credibilità personale di un parlamentare che quel programma e la sua linea politica condivide e sostiene pubblicamente. Per di più talune ricostruzioni di stampa circa la dislocazione politica dei candidati alla segreteria provinciale del Pd peccano di approssimazioni che sconfinano nella disinformazione.
I sostenitori dell’uno e dell’altra, infatti, non coincidono affatto con i sostenitori o meno del segretario nazionale Bersani. La geografia politica di entrambi, invero, è alquanto più complessa e non riducibile a mere logiche di schieramento personale poiché nell’Aquilano, malgrado tutto, cresce una forte domanda di discontinuità da parte sia di vecchi che di nuovi iscritti, nella consapevolezza che gli intrecci perversi del passato, tra segmenti diversi di centrodestra e centrosinistra, non debbano più ripetersi.
In tale contesto - asserisce in modo perentorio lo stesso Fina - «non è un caso che a Capistrello, paese dove il fratello di Lusi fa il sindaco, ci siano 472 tesserati di cui 304 nuovi di zecca». L’essere fratello di qualcuno, verrebbe da osservare, non può essere automaticamente inteso come un eufemismo letterario per rinviare ai contesti familistici delle saghe siculo-americane. Così come non può essere emblematico di una presenza o attività in fotocopia. Basterebbe, in proposito, conoscere solo un po’ delle rispettive storie personali per comprendere come uno dei tratti maggiormente caratteristici della nostra numerosa famiglia sia sempre stata
la passione - un vero e proprio culto - per il libero confronto delle idee senza confini di materia, dalla fede alla politica, dalla scienza al costume. Un confronto senza veli e reticenze, talora anche ruvido, che nelle condivisioni e nelle diversità ha accresciuto e non condizionato la stima reciproca.
Nondimeno, a ben vedere, i tesserati di cui si parla proprio un caso non sono perché, contrariamente alleinsinuazioni di basso profilo goffamente propalate, si tratta del riconoscimento pubblico e trasparente di una presenza politica che parte da lontano, da persone ricche di esperienza e da giovani, tutti con la passione per la politica intesa come servizio e non come mestiere del quale vivere. La credibilità del gruppo in questione, nel marzo 2010, ha prodotto - tra i pochissimi comuni italiani - un aumento di voti rispetto alle elezioni politiche del 2008, passando da 1.292 a 1.634 e, percentualmente, dal 40% al 44% dell’elettorato.
Alle Provinciali tale consenso ha dato allaPezzopane quasi il 47% mentre nell’intero collegio la stessa registrava il 41%. La maggioranza in consiglio comunale è composta da ben 11 consiglieri iscritti al Pd, così come l’intera giunta, ma quel che più rileva, in definitiva, è che i cittadini stanno avvertendo sempre più le innovazioni prodotte dalla buona politica. Non stiamo facendo, sia ben chiaro, nulla di rivoluzionario. Siamo soltanto impegnati a rispettare il principio di legalità, che la nostra Costituzione pone come presupposto dell’attività amministrativa, vincolati a lasciare fuori dalla porta del municipio interessi di parte e tessere di partito, ad ascoltare i bisogni di tutti e in special modo dei più deboli, a restituire fiducia e credibilità in un governo del territorio purtroppo ridotto allo stato fallimentare non solo dai debiti irresponsabilmente accumulati ma soprattutto dal degrado alimentato dalle pessime abitudini di circoscritti gruppi dirigenti.
Per questo il nuovo gruppo di lavoro, ora alla direzione dell’Ente locale, riscuote sempre più attenzioni dalla parte sana del paese, ampia e diversamente articolata, che da anni attendeva una possibilità di riscatto collettivo.
Esso, in sostanza, sta registrando un consenso crescente, sia pure in condizioni tutt’altro che rosee, per il lavoro che fa e per come lo fa. In tutto ciò straparlare di Capistrello come della nuova Ceppaloni (sic!) la dice lunga sul modo di pensare e di agire di certi personaggi: purtroppo per il Pd, infatti, costoro non si rassegnano a comprendere come sia definitivamente conclusa una fase storica animata da inamovibili protagonisti di una irreversibile caduta di consensi, nella società e nelle urne. A tutela non della mia persona, in conclusione, ma della funzione pubblica alla quale sono attualmente preposto, signor direttore, è bene che i lettori sappiano come nessuna insinuazione, più o meno volgare, potrà mai alterare il senso della mia storia
personale né tantomeno dimostrare che l’amministrazione di cui mi onoro essere parte sia stata poco meno che corretta, anche per quanto concerne il tesseramento Pd: non solo perché non me ne sono mai occupato ma perché i cittadini mi hanno conferito un altro mandato, quello di amministrare un Comune dissestato dal punto di vista economico, finanziario, urbanistico e sociale. Dovrebbe essere chiaro a tutti, dunque, come, anche volendolo, non sarebbe possibile riconoscere alcun fondamento alle polemiche pretestuose di chi, pur di difendere l’indifendibile, offende la dignità personale di troppi cittadini di Capistrello.

* sindaco di Capistrello
(Il Centro 28.10.2010)

giovedì 21 ottobre 2010

Pd, rinviato il congresso


La commissione regionale per i congressi del Pd ha sospeso ufficialmente il congresso in corso nella provincia che avrebbe dovuto scegliere chi tra Michele Fina e Ilaria Cacciarelli dovrà rivestire il ruolo di segretario.
Al centro di liti, polemiche e ricorsi, la verifica di chi ha il diritto al voto, se i tesserati fino al 2009 o quelli fino al 2010. In ballo circa 1800 nuovi iscritti.
Il presidente della commissione nazionale di garanzia, Stefania Misticoni ha comunicato che nel giro di pochi giorni si pronuncerà il presidente, ma i congressi, in tutta Italia dovranno essere svolti entro il 31 di ottobre.
Un’eventuale proroga ( sarebbe la 3.a per la provincia dell’Aquila) porterebbe al rischio di commissariamento della segreteria.
Il segretario reggente, Michele Fina ha commentato:” carità un commissario proprio no; perché qui non c’è solo da eleggere il segretario, ma gli organi operativi del partito in un territorio pieno di problemi e dove c’è da ricucire pezzi importanti del gruppo, a partire da Sulmona, il secondo circolo per importanza in provincia.
tratto da: Marsicanews.it 21-10-10

martedì 19 ottobre 2010

Nuovi tesseramenti nel Pd, un caso nazionale

L’AQUILA. Un ricorso alla Commissione nazionale di garanzia per chiedere la riammissione al voto dei 1.800 nuovi tesserati del Partito democratico. È stato presentato dal gruppo che sostiene la candidatura a segretario provinciale di Ilaria Cacciarelli.
Il duello nel Pd si fa incandescente. La Cacciarelli, spinta dal senatore Luigi Lusi, è a capo della lista «Progettare il futuro insieme». Vorrebbe prendere il posto del segretario uscente Michele Fina, che corre con la lista «Per un partito libero». Tutta la polemica è nata per la riapertura dell’anagrafe degli iscritti fra i democratici, che ha portato 15 circoli e 1.800 tesserati in più. In alcuni paesi della provincia i simpatizzanti sono raddoppiati o triplicati. Voti che secondo alcuni farebbero pendere l’ago della bilancia politica in favore del gruppo Lusi. Il ricorso alla Commissione regionale, presentato da Loreto Ruscio, è partito perché il tesseramento violerebbe le norme. I nuovi iscritti, secondo la Commissione regionale, non possono partecipare a votazioni. Si aspetta adesso la decisione degli organismi nazionali.
Le riunioni dei circoli, intanto, sono cominiciate. Fra le polemiche e col rischio di essere invalidate prima che si arrivi al congresso provinciale. Ieri la Cacciarelli ha fatto girare un documento fra i simpatizzanti del partito. «Documento che ha raccolto mille adesioni in poche ore» precisa l’aspirante segretario della provincia dell’Aquila. Documento che richiama al rispetto delle regole e a una democrazia interna.
Nel clima di veleni si inserisce anche Alfio Di Battista, segretario del circolo Pd di Capistrello. Uno dei circoli più chiacchierati. Perché a Capistrello c’è stato un elevatissimo numero di tesserati (304). Più che raddoppiati nel Comune retto dal sindaco Antonino Lusi, fratello del senatore Luigi. Sospetti avanzati dalla cordata che sostiene Fina.
«Illazioni spiacevoli, infondate e gratuite» precisa Di Battista «abbiamo lavorato negli anni senza riserve per costruire insieme un Pd più forte e propositivo». (r.rs.)
tratto da : Il Centro 19-10-10

lunedì 18 ottobre 2010

Lettera aperta



Doveva essere un congresso caratterizzato da un confronto interno sereno e costruttivo che per la prima volta dopo anni poteva registrare una crescita di consenso e un rinnovato entusiasmo di iscritti, militanti e simpatizzanti. In realtà a causa di un’errata decisione della commissione regionale di garanzia, che ha stravolto le regole del gioco a partita in corso annullando il diritto di voto dei nuovi iscritti, si è determinata una situazione incresciosa, giunta all’attenzione delle cronache nazionali.

In verità, il 17 giugno la Direzione provinciale dell’Aquila decide all’unanimità “di rinviare le date di svolgimento dei congressi di circolo e provinciale e di riaprire i termini del tesseramento e della registrazione all’anagrafe degli iscritti ai fini dell’elettorato attivo”. Il 5 luglio la commissione congressuale regionale delibera le norme attuative per l’elezione del segretario provinciale dell’Aquila e dei coordinatori di circolo sulla base delle quali si è svolto il dibattito precongressuale.

In realtà è ormai palese che alcuni dei promotori della riapertura del tesseramento non ne hanno gradito l’esito al punto da rinnegare persino la validità delle decisioni unanimemente assunte lo scorso giugno.

In tale contesto apprendiamo da Il Giornale che tra i circoli maggiormente accusati di “aver fatto troppo” ci sarebbe quello di Capistrello. Qui, infatti, sono stati 304 i nuovi tesserati che, sommati ai vecchi iscritti peraltro non tutti confermati, 168 per la precisione, hanno fatto registrare un numero complessivo di circa 472 democratiche e democratici. Motivo principale di contestazione il rapporto eccessivamente elevato tra iscritti e voti espressi nelle consultazioni elettorali dei mesi e anni passati. Ma basterebbe restare sui numeri per comprendere che questo genere di contestazione è assolutamente infondato. Nell’ordine, il circolo locale di Capistrello è riuscito a vincere le ultime elezioni amministrative con ben 1634 voti ( 44,34 % sul totale con un rapporto, dunque, fra tesserati e consensi del 28,8%); ha portato in dote alla candidata presidente Stefania Pezzopane, “famosa in tutto il mondo per la foto con George Clooney e Barack Obama”, ben 1693 voti (46,86% sul totale con un rapporto tra tesserati e consensi del 27,8%) conseguendo straordinari risultati nonostante la difficile e controversa competizione. Già alle politiche del 2008, del resto, a Capistrello il PD contava 1190 voti con una eccezionale partecipazione alle primarie, due giorni di Festa democratica il mese scorso, unico circolo nella provincia dell’Aquila a festeggiare con soddisfazione e partecipazione la chiusura del tesseramento e un’azione politica che, ripartendo dai territori e dalle amministrazioni locali, ha saputo fare cose concrete e non promettere illusioni.

Tutto ciò a dimostrazione che le illazioni spiacevoli, infondate e gratuite di “gonfiare il tesseramento” non hanno alcun dato di riferimento che possa dimostrarlo, né in termini formali né tantomeno politici. Questo conforta chi come noi auspica ancora, nonostante tutto, una soluzione condivisa e il recupero di un’agibilità politica che riporti i congressi nell’alveo del confronto e del dibattito costruttivo. Abbiamo lavorato negli anni senza riserve per costruire, insieme, un PD più forte e propositivo. La polemica eccessiva e lo scontro innescati da incomprensioni superabili e magari da futili personalismi non può mettere in crisi questo grande progetto nel quale vogliamo continuare a credere.


Capistrello, 18 ottobre 2010

Il Segretario del circolo PD

Alfio Di Battista

domenica 17 ottobre 2010

Rispetto delle regole e democrazia interna per un PD all’altezza delle sfide che lo attendono.


Nel momento politico più difficile nella storia della nostra regione e in un contesto di grande disillusione il Partito democratico nella provincia dell’Aquila raggiunge uno straordinario obbiettivo: 2000 nuovi tesserati 2010.

Un grande risultato che riconsegna al nostro PD un ruolo da protagonista nella politica regionale, contro una tendenza irreversibilmente negativa che per anni ha visto affievolirsi intorno a noi consenso e partecipazione, mentre sono aumentate sconfitte politiche e divisioni.

Il lavoro svolto sui territori è stato faticoso, senza riserve, appassionato; ci ha restituito vitalità e fiducia verso un progetto che sembra aver smarrito valori, storia e prospettiva politica.

Amministratori, dirigenti, militanti, ma, più di tutti, semplici cittadini, giovani, uomini e donne, hanno contribuito a questo risultato spendendosi personalmente per una vera e propria rinascita politica che passi, innanzi tutto, per l’ascolto delle istanze autentiche delle comunità e della società locale, per l’elaborazione di progetti concreti e di un’azione politica che innovino incisivamente la realtà nei territori, facendo e non promettendo.

Questo straordinario risultato del Partito democratico nella provincia dell’Aquila non può essere cancellato con un colpo di mano.

La fase congressuale di un partito politico è innegabilmente il momento più importante di confronto e dibattito per la definizione di una prospettiva di crescita comune.

Ciò è certamente più rilevante in una fase di grande apertura verso nuovi e più ampi settori della società, in un momento di ritrovata crescita e rinnovato entusiasmo.

In questo contesto la decisione della commissione regionale di garanzia, per cui tutti i nuovi iscritti al partito vengono privati del diritto di voto ed esclusi dal confronto reale e dalla partecipazione attiva, costituisce una scelta politica inspiegabile e inaccettabile, lontana dall’affermato rispetto delle regole.

Lo svolgimento dei congressi locali e del congresso provinciale, con regole fortemente volute nel giugno 2010 da chi oggi le contesta, deve continuare in un clima di confronto costruttivo e sereno, rendendo possibile la ricerca di soluzioni politiche condivise.

Chi ha aderito con entusiasmo ad un progetto politico nuovo, capace di risvegliare una forte volontà di partecipazione e una rinnovata passione politica, non può essere escluso con una decisione intempestiva che a “partita in corso” modifica le regole del gioco per adeguarle alle nuove richieste di una parte che teme l’esito del gioco democratico: sarebbe una scelta non solo contraria alla democrazia ma anche al buon senso.

La legittimità procedurale non è solo una questione formale: dice molto di più sulla cultura, sui valori e sul senso di un progetto politico.

Per questo chiediamo, con coraggio e senso di responsabilità, che siano ristabilite le condizioni minime di agibilità politica nel Partito Democratico della provincia de L’Aquila affinchè si sviluppi un corretto e partecipato svolgimento della fase congressuale, nella convinzione che solo questo può fare davvero il bene del nostro partito.

Tutti siano persuasi della necessità e dell’urgenza di ristabilire le garanzie politiche per i nuovi iscritti di oggi e per coloro che guardano a noi con speranza per il futuro.

E’ questa la sfida cui siamo chiamati a misurarci, tutti insieme e nessuno escluso, riconoscendo la necessità di mettere da parte ottusi personalismi a discapito della crescita del partito.

Solo così potremo evitare irrimediabili scenari di rara gravità che esporrebbero il Partito Democratico, a tutti i livelli, a più severi giudizi con la credibilità di ognuno esposta ad un irreversibile discredito.

Non è questo l’epilogo che merita un progetto politico come il nostro per la storia e i valori che ci contraddistinguono.

La ricerca di una soluzione che ristabilisca la legittimità, la trasparenza e la democrazia è ancora possibile e deve essere auspicata da tutti: si risponda ad una questione politica con la politica, senza usare strumentali e discutibili formalismi attivati per esigenze di singoli e non di un partito politico.

Continuiamo insieme a costruire un Partito Democratico forte, capace di rappresentare con i propri dirigenti e con le proposte che siamo capaci di mettere in campo una vera e credibile alternativa di governo nei nostri territori.

Possiamo farlo solo mettendo da parte veti, pregiudizi, incomprensibili censure e affidandoci a coloro che oggi ci danno fiducia con il proprio contributo di partecipazione, di condivisione politica e di impegno personale.

Ad ognuno degli iscritti va il nostro grazie per il tributo di fiducia che ci hanno affidato, perché di fronte ad una politica confusa e lontana scelgono di schierasi con il Partito Democratico, ma, prima di tutto perché il nostro partito - prima che essere nostro - è soprattutto il loro!