Circolo Partito Democratico - Capistrello (Aq)

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domenica 24 agosto 2008

Umiltà e spirito di servizio

Approfittiamo dello spazio del blog per pubblicare, su richiesta dell'assemblea di Circolo del PD di Capistrello ( tenutasi in data 24-08-08 ) la relazione, del Segretario Alfio Di Battista, essa sintetizza in maniera chiara, una comune traduzione della situazione politica interna ed esterna al Pd, emersa nelle riflessioni e nelle discussioni della precedente riunione di circolo del 22-08-08

La virtù per cui l'individuo non si esalta per i propri meriti e riconosce i suoi limiti naturali è l’umiltà.

L’umiltà, oltre che virtù, è la qualità propria di chi non avverte la necessità di mostrarsi né di mostrare i propri talenti che, se presenti, sono fonte autonoma di quella particolare luce che sgorga dalla verità.
L’umiltà è silenziosa, leggera, tenace; è trasparente come il vento che puoi avvertire per la sua forza ma che non puoi vedere, se non sei al servizio della verità.
Si può scegliere di servire una causa per perseguire un obiettivo comune più alto ma si può scegliere anche di essere servi di una causa perché si è schiavi di obiettivi altrui, si tratta comunque di scelte, spesso non completamente autonome, sicuramente non sempre consapevoli ma restano scelte che in quanto tali offrono la facoltà di decidere.
Ogni volta che si prende una decisione si esercita almeno una responsabilità che è impossibile sfuggire per chiunque, quella di rispondere sempre alla propria coscienza quando si resta soli con se stessi.
La differenza è tutta qui, è la stessa che c’è tra uomini che sfidano il futuro, rischiando sul filo del destino per cercare di renderlo migliore e comparse da avanspettacolo che recitano la loro scialba parte, nel rassicurante palcoscenico di un’esistenza già segnata.
Ho sempre pensato che il Partito Democratico rappresentasse una grande sfida, soprattutto perché ci avrebbe messo tutti alla prova facendo emergere prima o poi i limiti strutturali dell’assetto politico di questo paese.
Un paese, fortemente condizionato dal trasversalismo tipico di consuetudini alimentate dalla pratica consolidata di un clientelismo di stampo baronale.
Una versione della pratica clientelare in cui il familismo ha frantumato di fatto le appartenenze politiche, salvaguardando solo le apparenze di facciata. Questo modo di interpretare la politica è stato e continua ad essere la causa del lento ed inesorabile declino sociale che da oltre vent’anni risucchia il nostro paese in un vortice di oscurantismo senza la speranza di venirne fuori.
I risultati di questo modello politico (si fa per dire) e di questo approccio culturale alla cosa pubblica li vediamo chiaramente.
Capistrello sta diventando un paese fantasma! Un’entità ectoplasmatica.
Questo comune, cerniera tra il Fucino e la Valle Roveto, ha notevoli potenzialità ma tutte inespresse, se fosse uno studente diremmo che dovrebbe applicarsi di più perché ha doti notevoli per emergere.
Purtroppo l’attitudine all’autolesionismo che spesso si realizza in un abnorme ricorso alla critica distruttiva fa di Capistrello un comune estremamente diviso e litigioso.
Ci sfugge il concetto di comunità inteso come persone co-interessate, ovvero collettività fatta di individui che si organizzano per far funzionare al meglio la società in cui vivono.
Questo limite a stare insieme si ripercuote inevitabilmente in ogni settore della vita sociale, nelle associazioni di categoria, nelle associazioni di volontariato, nell’economia e ovviamente anche nei partiti.
Oggi però non è più il tempo delle accuse agli amministratori del passato. Ognuno s’è fatto la propria idea della qualità delle amministrazioni che si sono avvicendate negli anni scorsi e ognuno è in condizione di esprimere il proprio giudizio ma è evidente che un’intera classe politica sia giunta al capolinea.
La cronaca di queste settimane, gli elettori stessi attraverso il loro voto e in taluni casi purtroppo, anche la magistratura ha estromesso dalla storia molte esperienze decretandone la fine.
Ora è il momento dell’ assunzione delle responsabilità, dobbiamo essere capaci e abili nel dare risposte ai problemi perché non ci sarà nessun altro che le darà per noi.
Questo è il senso della politica; dare le giuste risposte alle innumerevoli questioni che ci riguardano come cittadini, ma le risposte si riesce a darle solo se si è capaci di avere una visione più ampia delle esigenze della collettività.
Chi pensa di anteporre le proprie, a volte anche legittime ambizioni, al bene comune, è un perdente perché mostra povertà di idee e dalla povertà di idee non può nascere ricchezza di contenuti e in definitiva, senza contenuti nessuno va da nessuna parte.
La condizione primaria che consente a tutti di poter crescere, secondo le proprie capacità e le proprie aspirazioni è perseguire il bene comune, in un contesto, in cui il gioco di squadra è determinante, perché il singolo può certamente dare un notevole contributo ma è il gioco di squadra che fa la differenza.
In una squadra che funziona, il candidato è sullo stesso piano del militante che lavora e fa attività politica per fargli guadagnare consensi.
In una squadra che funziona, il candidato non solo rappresenta il partito ma è il primo testimone dello stile di quel partito, è l’interprete migliore che incarna lo spirito del partito, è colui nel quale tutti si identificano ed è colui che si batte affinché tutti siano “lui stesso”, candidato che li rappresenterà nelle istituzioni.
Ciò mi porta a dire che, se il partito saprà scegliere i propri rappresentanti nell’ambito di un confronto maturo, affrontato con coraggio, il candidato sarà un candidato coraggioso e forte, viceversa se il partito mostrerà paura nella scelta e diffidenza nel confronto il candidato sarà un candidato debole, afflitto dalla paura e incerto del risultato.
In ogni caso saremo soltanto noi i responsabili delle nostre scelte, e questa mi pare una buona ragione per riflettere bene e a fondo su ciò che intendiamo fare aggiungendo un motivo in più nel mettere da parte i rancori personali che certamente ci sono, esistono, tanto che si fa fatica a superarli forse perché non si ha abbastanza coraggio da ammettere di esserne schiavi.
La politica non si fa voltando lo sguardo continuamente al passato ma rivolti al futuro, a scrutare l’orizzonte nel tentativo di immaginare cosa c’è oltre.
Credo che questo circolo sia fatto da donne e uomini che hanno dentro di loro la capacità di compiere lo sforzo che chiedo.
Non ho mai pensato che in politica si dovesse essere necessariamente tutti amici ma sicuramente, è necessario un notevole senso pratico unito ad una spiccata attitudine all’umiltà senza la quale non si possono capire le ragioni e il senso del mettersi al servizio di un disegno più grande.
Questo significa che dobbiamo maturare la consapevolezza degli obblighi che abbiamo assunto nei confronti della collettività.
Abbiamo il dovere di guardare avanti, liberandoci dal fardello di un passato di cui va conservato solo il buono, da ciò dipenderà la sopravvivenza stessa del partito.
Credo inoltre che tale sforzo vada trasformato nella volontà di perseguire un più alto livello di proposta e di azione da parte della politica, che non deve essere più un’arena dove combattersi senza esclusione di colpi per la vanagloria di qualche ego rancoroso, incattivito dalla propria stupida superbia, malfermo e claudicante sulle proprie insicurezze.
Non c’è rivendicazione alcuna per quanto profonda e motivata che possa valere da sola, la sistematica delegittimazione dell’altro, di chi non ci è affine perché portatore di una diversa esperienza di vita o di un diverso percorso politico all’interno del partito.
Ciò è semplicemente inaccettabile in un partito come il nostro che si definisce democratico e fa della diversità una grande ricchezza all’interno di un confronto senza paure e senza pregiudizi.
Dobbiamo ancora imparare a riconoscerci gli uni negli altri ma per farlo è necessario prima di tutto aprirsi gli uni agli altri senza riserve e con fiducia.
Chi non comprende questo è probabile che non abbia sufficiente forza per vincere le proprie paure né sufficiente spirito per affrancarsi dai suoi pregiudizi ma se è disponibile a mettersi in gioco potrà senz’altro farcela.
Chi non comprende ciò, vive una tale miseria di valori da risultare inadeguato alla rappresentanza politica perché confuso dall’illusione effimera che fare politica significhi esclusivamente perseguire un tornaconto personale e magari la finta considerazione di chi invece sta solo aspettando il proprio turno al prossimo giro.
Non ne avete abbastanza come me, di questa politica da accattoni, di questa politica da barboni perennemente con il cappello in mano?
E allora diciamo basta!
La politica è altro, può e deve diventare esaltazione di idee ma anche confronto di passioni, se ne siamo capaci diamole i giusti contenuti, confrontiamoci senza peli sulla lingua ma rispettosi dei ruoli e della storia di ognuno di noi, mettiamoci al servizio del gruppo con la stessa umiltà di chi si mette al servizio del prossimo e soprattutto impariamo a parlare senza voce, semplicemente ascoltando il suono del silenzio.

Alfio Di Battista

1 commento:

Gino Scatena ha detto...

Approfitto di questo spazio per chiedervi cosa ne pensi il circolo PD riguardo la nostra proposta sull energia eolica a Capistrello.
Sicuro di una vostra risposta vi invito a leggere l` ultimo numero di "Fuori Contesto" sul blog www.fuoricontesto.blogspot.com

G.S.