Circolo Partito Democratico - Capistrello (Aq)

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lunedì 12 gennaio 2009

LA MALATTIA DELLE ISTITUZIONI


“La situazione politica in Italia è grave, ma non è seria”. La battuta dal Diario notturno di Ennio Flaiano, intrisa di amaro sarcasmo, si materializza in questi giorni nella sua città, Pescara. Quelle dimissioni del sindaco annunciate e poi ritirate, causa certificato medico, hanno aggiunto un inedito tassello al variopinto mosaico delle rappresentazioni degli italici difetti delle classi dirigenti: al consumato «tengo famiglia», cui neanche un duro come Antonio Di Pietro ha saputo sottrarsi, ecco affiancarsi un «marco visita» che sa tanto di servizio militare.
Mossa astuta ma non troppo, da alunno furbetto dell’ultimo banco come l’ha definita Maurizio De Luca su questo giornale. Naturalmente io credo nella professionalità dei medici e alla bontà dei certificati di malattia che quotidianamente vengono vergati. Tuttavia non pochi avranno pensato che il sindaco di Pescara sia un po’ più privilegiato dei comuni ammalati.
Quel documento medico, infatti, prima ancora della patologia di Luciano D’Alfonso, certifica la malattia di cui soffrono le nostre istituzioni democratiche. Una sindrome autoreferenziale che allontana sempre più chi governa dai cittadini.Il Centro è stato il primo giornale a raccontare i punti deboli e le contraddizioni dell’inchiesta giudiziaria che ha colpito D’Alfonso; abbiamo imparato che non tutte le accuse provenienti dagli uffici delle procure rappresentano la verità rivelata. Ciononostante avevamo auspicato un passo indietro del sindaco affinché potesse difendersi liberamente adottando un costume politico raro in Italia ma così diffuso in altri paesi occidentali: quello delle dimissioni irrevocabili. Da un sindaco emergente, con ambizioni da leader, esponente di punta di un partito che si definisce riformatore ci si aspettavano due elementi di novità: moralità pubblica e innovazione politica. A Pescara stanno venendo meno l’una e l’altra.
Con questa mossa D’Alfonso (e chi lo ha mal consigliato) non evita neppure le elezioni anticipate che comunque si svolgeranno in giugno. Trasferendo i poteri di primo cittadino al suo vice e ai suoi assessori, come legge e regolamenti consentono, dà l’immagine di chi non intende rinunciare per nessuna ragione al controllo del Palazzo, come una Iervolino o un Bassolino a Napoli. Nelle intenzioni sarà pure una scelta a favore della città, scongiurando l’arrivo di un commissario, ma nei fatti appare come una mossa di convenienza. Un insperato regalo al centrodestra; dopo la Regione il Pdl punta a riprendersi anche il Comune e forse le province. La questione morale, per un partito che è in conflitto permanente con la giustizia, diventa l’arma da brandire per la vittoria. Le
elezioni incombono. Un innocuo striscione di protesta srotolato durante un confuso e impacciato consiglio comunale viene strappato e censurato da solerti vigili-gendarmi. Vittime i consiglieri di centrodestra, quelli del centrosinistra i mandanti. E’ proprio vero: la situazione è grave ma non è seria.

Di Luigi Vicinanza

Tratto da Il Centro - 11 gennaio 2009


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