Circolo Partito Democratico - Capistrello (Aq)

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sabato 13 febbraio 2010

IO NON RIDEVO ALLE 3,32


Quanta violenza impunita deve sopportare ancora
l’Abruzzo?


GIOVANNI D’ALESSANDRO

Ci sono comportamenti umani che non verranno mai sanzionati e possono essere affidati solo alla giustizia divina, sperando che esista per strafulminare certe bestie, come gli intercettati nell’inchiesta di Firenze che si scambiavano frasi sul terremoto, ridendoci sopra a letto, tanto per ricordare le espressioni che stanno facendo il giro del mondo, e congratulandosi per l’insperata occasione di guadagno, che non si presenta ogni giorno.
La legge non sarà mai estesa quanto la maledizione: meglio, quanto l’indignazione umana, e soprattutto abruzzese, perché in questa regione la ferita si è prodotta ed è qui, dove il lutto si è consumato, che le parole scatenano la maggiore reazione emotiva. Eppure queste abiezioni pronunciate non sono reati. Non verranno punite, perché non sono punibili. Rappresentano esternazioni circoscritte nella sfera personale di chi le ha pronunciate. Oggetto di riprovazione, non d’altro. Prima o poi qualcuno degli interessati rilascerà una dichiarazione, facendo appello alle solite scusanti, del fraintendimento e dell’estrapolazione di singole frasi dal contesto in cui sono state pronunciata. E poco conterà che qui sia l’intero, chiarissimo contesto a inorridire. Questi soggetti esponenziali della collettività continueranno dunque a muoversi per il mondo con un retroterra logico e psicologico quale quello che le intercettazioni rivelano. Sono criminali, al di là del fattoche il cinismo non sia un crimine. Sono imprenditori affermati, a stretto contatto con l’establishment politico, o soggetti rivestiti, proprio, di incarichi istituzionali, che magari si saranno anche visti, nel 2009, tra altri, in doppiopetto, a rappresentare in qualche occasione ufficiale il cordoglio della collettività. Perché? Perché questa è l’anima mundi, volendola buttare in termini filosofici. E’ lo spirito, vincente su questa terra, di egoismo, d’insensibilità, di ferino ma occhiuto accaparramento di ogni occasione buona per far soldi, speculando anche e soprattutto sulle tragedie.
E’ giusto perciò che loro siano contenti, magari non del terremoto che non li ha toccati, ma delle prospettive che dischiude sì. Non c’è da meravigliarsi. Questa è una collettività oppressa da una feroce casta di potenti, per usare parole antiche e sempre valide, ai quali è stata data voce, una voce che si è sentita, quando ad altri, migliori di loro, il terremoto l’ha tolta per sempre.
Per rispetto allora a quei poveri morti sbeffeggiati, e alle migliaia di esistenze sconvolte dal sisma, cosa dovrebbe fare la società? Metterli al bando per sempre. Premere sui propri rappresentanti politici, e conservare memoria di nomi e cognomi, con costanza nel temo, perché le bestie non possano più operare sulla scena italiana. Perché se non sarà così, saranno quegli stessi rappresentanti politici, passato il “polverone”, ad affidare alle bestie nuovi incarichi e a continuare a fare affari con loro. Peggio, si faranno ringraziare per l’impunità guadagnata loro, diranno: tu però, ti ricordi? con quella telefonata, l’avevi propria fatta grossa. Domande e (meste) previsioni finali: la collettività reagirà? No. Le iene ridentes continueranno a operare impunite? Sì. Perché? Perché si è abbassato il livello di indignazione della collettività-Italia, che, se si rialza ogni tanto, viene poi sviato laddove non dia fastidio.
Ma quanta violenza deve ancora registrare impunemente l’Abruzzo?

tratto da : Il Centro 13.02.10

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