Circolo Partito Democratico - Capistrello (Aq)

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martedì 8 marzo 2011

Cialente getta la spugna: mi dimetto



Il primo cittadino si sente abbandonato, accusa l’ormai ex maggioranza e il suo partito, il Pd MARINA MARINUCCI


L’AQUILA. Poche parole cariche di amarezza, poi di nuovo quel «no comment» ieri ripetuto più volte dopo aver annunciato in aula le sue dimissioni. Sono le 20.30 quando il sindaco Massimo Cialente risponde al telefono di casa, mentre al Comune è ancora in corso la riunione di maggioranza convocata in gran fretta per riconfermare «sostegno e solidarietà» al primo cittadino. Il replay di cose già viste. Un documento che potrebbe non bastare al sindaco, deciso questa mattina ad ufficializzare le sue dimissioni, negli ultimi mesi più volte minacciate. A scatenare Cialente, che avrà venti giorni per ripensarci, la sospensione dei lavori del consiglio comunale. Tutto rinviato ancora una volta a causa dell’esiguità del numero dei consiglieri presenti in aula. Al momento del voto, sulle linee guida per la riorganizzazione delle società partecipate, hanno risposto all’appello solo in 19. Votazione infruttuosa «perché», così come chiarito dal presidente del consiglio Carlo Benedetti, «la materia della deliberazione richiede una maggioranza qualificata di almeno 20 consiglieri». Tutti a casa, dunque, anche perché la sede dell’Ance dove si è tenuta la seduta era stata prenotata fino alle 14. E l’orario era ormai scaduto. Ma non per la “sfuriata” in aula di Cialente che ha preso la parola per annunciare le dimissioni, «avendo preso atto di non avere più una maggioranza e neppure un partito su cui poter contare. Nè un consiglio comunale con la voglia di andare avanti». Poi, l’appello rivolto a tutti i presenti «a far leva sui loro partiti di appartenenza per sollecitare un decreto con il quale consentire agli aquilani di andare subito alle elezioni, così da evitare anche il danno di un commissariamento troppo lungo. È questo l’unico mio cruccio. Non ci sono i tempi tecnici per poter andare al voto nella tornata elettorale di maggio. Chiamerò il ministro Maroni per capire se c’è la possibilità di avere una deroga». Parole pronunciate in una manciata di minuti, poi via verso casa. Ed è subito cominciato il tam tam. I partiti in fibrillazione, maggioranza convocata d’urgenza a Villa Gioia e il sindaco “rincorso” per tutto il pomeriggio dai giornalisti. E non solo da loro. Tante le telefonate, molti gli sfoghi con «i compagni di strada», quelli dai quali Cialente si è sentito - a torto o a ragione - abbandonato. «Mi hanno lasciato solo» era stato il grido disperato di Cialente quando si era ritrovato più volte a denunciare i gravi problemi scaturiti dalla confusione nella governance. E poi, da ultimo, il buco di 32 milioni nel bilancio. Una voragine scaturita dai mancati trasferimenti, dal Governo e dal ministero delle Finanze, degli attesi 50 milioni di euro. Una situazione difficilissima, aggravata da quei tanti banchi vuoti ad ogni seduta del consiglio. Ieri, intorno alle 19, la telefonata più importante: quella del ministro Maroni che, però, non sembra aver lasciato speranze a Cialente circa la possibilità di poter consentire all’Aquila di andare alle urne a maggio. Una ragione in più, forse, per un ripensamento. Le altre - sempre che possano bastare - sono quelle contenute nel documento sottoscritto a tarda sera dalla maggioranza. Tutti presenti, anche quei consiglieri pronti a disertare ogni riunione del consiglio. Alla riunione anche gli assessori e il parlamentare del Pd, Giovanni Lolli. «Esprimiamo, in questo incontro preliminare», si legge nel documento firmato da tutti i gruppi e dai partiti della coalizione, «la nostra massima solidarietà al sindaco Massimo Cialente, esasperato da una solitudine istituzionale e da vicende politiche che spesso vanno a vanificare o a sminuire un’azione di governo responsabilmente condotta al prezzo di un lavoro incessante e di abnorme sacrificio». Quindi il “mea culpa”. «Siamo coscienti del fatto che, a volte, l’apporto del consiglio comunale, con la mancanza del numero legale sulle votazioni, possa aver giustamente leso l’immagine complessiva del Comune che, dal giorno del sisma, si sta assumendo enormi responsabilità. Vogliamo tuttavia precisare che tali vicende non sono mai state frutto di un distacco politico rispetto all’impegno prioritario assunto nei confronti della città. Occorre uscire da questa incresciosa situazione con un forte e responsabile cambio di passo, poiché in gioco non è il destino del singolo ma il futuro e la sopravvivenza di un intero Comune». Poi l’impegno «a rafforzare la collaborazione con il primo cittadino, disponibili ad assumerci fino in fondo il carico di responsabilità che appartiene a una compagine di maggioranza. Tuttavia non vogliamo neppure tacere il fatto che il Governo, a due anni dal sisma, lascia l’ente comunale in una situazione di drammatica difficoltà, in termini di bilancio e di gestione, che paralizza la programmazione finanziaria e impedisce l’attuazione anche di interventi ordinari in una città che avrebbe bisogno di sinergie e sostegni economici e istituzionali. Il senso di questo documento è di testimoniare al sindaco che non è solo, che la sua maggioranza c’è, lo sostiene ed è determinata a continuare a lavorare al suo fianco». Una maggioranza ritrovata, ma ora tutto è nelle mani di Cialente.


tratto da : Il Centro.it 08.03.2011

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