Circolo Partito Democratico - Capistrello (Aq)

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martedì 28 ottobre 2008

Cassa e Precari . Emergenza Nazionale


Pongo all'attenzione di tutti Voi che frequentate e seguite questo blog , un' interessante articolo uscito su "La Stampa" di oggi a firma di P.Garibaldi.
Nell'articolo si evidenzia come le preoccupazioni di tecnici e politici in merito alla crisi finanziaria si stiano spostando (e aggiungo io speriamo!) dalla finanza, all'economia reale.
Ma quali sono le proposte della Politica per limitare i danni ?

In Abruzzo, come del resto oramai in tutta Italia non passa giorno senza leggere sui quotidiani locali di qualche azienda grande o piccola che sia, che fa ricorso alla CIG, se non addirittura nel peggiore dei casi di chiusure e fallimenti.
Si vanno disegnando quindi, scenari poco incoraggianti per l'Italico paese ma nell'asettica drammaticità delle cifre, nessuno sembra voglia contare anche tutte quelle migliaia di lavoratori precari che, in queste fasi di crisi mercato perdono il lavoro senza avere un minimo di sussidio che gli permetta di tamponare l'immediata perdita del lavoro.
Sono, uomini e donne, apparentemente senza nome e senza volto, che non rientrano neanche nei conteggi statistici; eppure queste persone, non sono così lontane da noi, forse le conosciamo molto bene, amici, fratelli, mogli, fidanzate.

Proprio nella Marsica, assistiamo inermi alle decine di contratti precari che lavoravano in note aziende del nucleo industriale una tra tutte la Micron Tec. di Avezzano (una delle più grosse aziende della regione) "costrette" dalla crisi finanziaria e dei mercati a licenziare e quindi, mandare a casa senza più un lavoro decine di lavoratori precari -
se sono fortunati, alcuni di loro potranno far ricorso all'indennità di disoccupazione, ma per molti purtroppo non c'è neppure quella.
Ha ragione allora P.Garibaldi nel suo articolo, a dire che una legge degli ammortizzatori sociali dovrebbe essere all'ordine del giorno dell'agenda di governo "...l’Italia ha urgente bisogno di introdurre un sussidio unico di disoccupazione a cui si accede indipendentemente dal tipo di contratto con cui si è stati impiegati". E allora cosa stiamo aspettando?

Bisegna Augusto

Tra Cassa e precari

Mentre la Borsa continua a crollare, le preoccupazioni di tecnici e politici si spostano sull’economia reale.
Dai mercati finanziari la crisi è infatti destinata a colpire le decisioni di imprese, consumatori e lavoratori.
I primi segnali di crisi sono già evidenti, come testimoniato dal calo della produzione industriale e della forte riduzione della fiducia dei consumatori.
Il repentino aumento del numero di imprese che accedono alla cassa integrazione, denunciato in questi giorni anche dal sindacato, rappresenta un ulteriore e significativo campanello d’allarme. Tra qualche mese inizieranno a vedersi i primi licenziamenti.
Una priorità quasi assoluta dovrebbe quindi essere quella di riordinare gli ammortizzatori sociali.

Con l’arrivo dei licenziamenti, i primi a essere colpiti saranno i circa quattro milioni di lavoratori precari. È inevitabile.
Quando un contratto è a tempo determinato, per interrompere un rapporto di lavoro non è necessario passare per il licenziamento. È sufficiente che un’impresa non rinnovi il contratto alla scadenza. Lo stesso discorso, addirittura amplificato, si applica ai lavoratori impiegati con un contratto a progetto.

Paradossalmente, i lavoratori che saranno più colpiti dall’arrivo della crisi appartengono a quella crescente fascia di lavoratori che già oggi hanno una retribuzione inferiore alla media e che non hanno accesso a ferie pagate e a maternità. Tutelare questi lavoratori dovrebbe essere una priorità. I lavoratori a tempo indeterminato delle grandi imprese sono in larga parte coperti. In caso di crisi aziendale, da una grande impresa si accede alla cassa integrazione straordinaria e, nel caso di licenziamento, si accede alle liste di mobilità, con protezione al reddito fino a tre anni. I sette anni di sostegno al reddito promessi ai lavoratori in esubero di Alitalia sono ancora sotto gli occhi di tutti.
Certamente le risorse a disposizione del governo sono poche. È comprensibile che il ministro Sacconi cerchi di rifinanziare la cassa integrazione straordinaria e i cosiddetti settori in deroga (quei settori industriali che il Ministero ritiene di dover proteggere). È anche comprensibile che il segretario della Cgil Guglielmo Epifani ricordi le poche risorse a disposizione della cassa integrazione (ma al tempo stesso non dovrebbe dimenticarsi dei lavoratori precari). Nel Paese circa 4 milioni di lavoratori rischiano di diventare dei disoccupati senza alcuna forma di sostegno, o con al più un sussidio di disoccupazione ordinario inferiore a sei mesi.
Non possiamo affrontare la recessione in arrivo con disoccupati di serie A e disoccupati di serie B, dove soltanto ai primi è concesso il privilegio di un sostegno al reddito.
Il riordino degli ammortizzatori sociali dovrebbe quindi essere al centro dell’azione del governo. Agendo ora si può arrivare preparati in primavera, quando inevitabilmente arriveranno i primi licenziamenti.
La legge delega per riformare gli ammortizzatori sociali esiste già e potrebbe diventare esecutiva in tempi brevi. L’Italia ha urgente bisogno di introdurre un sussidio unico di disoccupazione a cui si accede indipendentemente dal tipo di contratto con cui si è stati impiegati.
Questo nuovo istituto dovrebbe ovviamente essere finanziato dai contributi versati da tutti i tipi di contratto, inclusi quelli a tempo determinato e a progetto.
Si dovrebbe poi introdurre anche un meccanismo di bonus-malus, in modo da aumentare i contributi al fondo di disoccupazione per quelle imprese che lo utilizzano maggiormente. Si potrebbe inoltre anche decidere di aumentare i contributi assicurativi alle imprese che utilizzano i contratti a termine, in modo da disincentivarne l’uso generalizzato.

Battersi per riforme di questo tipo giustificherebbe manifestazioni e cortei.
Se ne parla invece pochissimo, forse semplicemente perché i lavoratori precari sono poco organizzati e poco a contatto con Partiti politici e sindacati confederali.


di Pietro Garibaldi

Tratto da: La Stampa 28.10.2008


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