Circolo Partito Democratico - Capistrello (Aq)

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giovedì 16 aprile 2009

Il vertice prima del dramma Ma la popolazione può stare tranquilla



L' AQUILA - Martedì 31 marzo, ore 18.30. Cinque giorni prima del terremoto. A palazzo Silone, all' Aquila, in una sede della Regione Abruzzo, su richiesta del capo del Dipartimento della Protezione Civile Guido Bertolaso, si riunisce d' urgenza la Commissione nazionale Grandi rischi. La città è piegata dalle scosse: più di duecento, fino a quel momento. La più violenta il giorno prima (quattro gradi di magnitudo). Quella che scatena il panico in diversi locali pubblici: Università, Comune, Provincia e la stessa Casa dello Studente (che viene evacuata per tre ore). In città e nei dintorni c' è tanta paura. La gente ad ogni scossa corre in strada. Cominciano a cedere alcuni intonaci. Nei palazzi spuntano le prime crepe. Il centralino dei Vigili del Fuoco è in tilt. Dalle tv e dai giornali rimbalza la notizia che un tecnico del laboratorio Gran Sasso, Gioacchino Giampaolo Giuliani, preannuncia l' arrivo di un terremoto devastante. La tensione è altissima. La riunione voluta da Bertolaso «con l' obiettivo - si legge in un comunicato stampa della Regione Abruzzo - di fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull' attività sismica delle ultime settimane» è presieduta da Franco Barberi, presidente vicario della commissione. Al tavolo operativo siedono Bernardo De Bernardinis, vice capo del dipartimento della Protezione Civile, Mauro Dolce, direttore dell' ufficio sismico, quattro esperti dei fenomeni sismici (tra cui Enzo Boschi), il direttore del Centro Nazionale Terremoti (Giulio Selvaggi), l' assessore alla protezione civile della Regione Abruzzo (Daniela Stati), tre funzionari della Regione, tre della Protezione Civile, il sindaco dell' Aquila e tre vice prefetti del capoluogo. Sono venti, in tutto, nella sala. La riunione - è scritto nel verbale - dura 60 minuti. Prende la parola il professor Boschi: «Escluderei che lo sciame sismico sia preliminare di eventi (...) - anche se spiega - siamo in una zona sismica attiva. Nell' area abruzzese registriamo circa 800 scosse l' anno. Ma i terremoti non si possono prevedere, si possono solo prevenire». Interviene poi Barberi: «Gli sciami tendono ad avere la stessa magnitudo ed è molto improbabile che nello stesso sciame la magnitudo cresca (...) Noi rappresentiamo la situazione scientifica». Prende la parola la Stati, assessore regionale: «Noi, io e il sindaco, dobbiamo anche dare risposte politiche. Quello che vogliamo sapere è se dobbiamo dare rettaa chi vai in giro a creare allarmismo (il riferimento è a Giuliani, ndr )». Risponde Barberi: «Non c' è nessuno strumento che possa avvisarci che ci sarà un terremoto. Non vale la pena che la Commissione Grandi Rischi discuta di questo. (...) Questa sequenza sismica non preannuncia niente, ma sicuramente focalizza di nuovo l' attenzione su una zona sismogenetica in cui prima o poi un grosso terremoto ci sarà». L' assessore Stati ringrazia: «Queste vostre affermazioni mi permettono di andare a rassicurare la popolazione». E scritto ancora nel verbale: «In chiusura interviene il prof. Mauro Dolce (responsabile ufficio sismico, ndr) che raccomanda chei tecnici in fase di sopralluogo prestino attenzione non tanto agli elementi strutturali, che quasi sicuramente, non dovrebbero essere danneggiati, quanto alle strutture di completamento quali controsoffitti, rivestimenti, comignoli, cornicioni, balconi (etc)». La riunione si conclude alle 19.30, con una conferenza stampa, dove De Bernardinis è ancora più esplicito: «La comunità scientifica conferma che non c' è pericolo, perché c' è uno scarico continuo di energia; la situazione è favorevole. Questa vicenda deve insegnare due cose: convivere con territori fatti in questo modo, cioè a rischio sismico; mantenere uno stato di attenzione, senza avere uno stato di ansia». Cinque giorni dopo, la tragedia. - GIUSEPPE CAPORALE

tratto da: La Repubblica 16.04.09

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